Perfettamente a suo agio nei palazzi delle istituzioni europee, dove, come ha ricordato lui stesso, ha trascorso buona parte della sua vita lavorativa, il presidente del Consiglio Mario Monti e’ accolto con grande entusiasmo anche all’Europarlamento, dove si e’ "compiaciuto dell’appoggio che gran parte dei capi dei gruppi parlamentari, non tutti, hanno manifestato sulle posizioni che ho esposto".
A parte qualche contestazione "euroscettica" inglese, quando si e’ parlato di possibile conflitto fra le esigenze dell’integrazione e quelle della democrazia, e leghista, con Francesco Speroni che l’ha accusato di avere come "complici e padroni" i broker di Wall Street, la trasferta a Strasburgo di Monti e’ stata un successo. "Finalmente un federalista al Consiglio europeo", ha detto il presidente del gruppo dei liberali e democratici, Guy Verhofstadt, mentre il presidente Martin Schulz, lo stesso del famoso diverbio con Silvio Berlusconi nel lontano 2003, lo ha definito "non solo il presidente del Consiglio italiano, ma un amico che ha accettato una sfida importante".
"Oggi ho avuto conferma di come in questa aula si costruisca veramente il futuro dell’Europa – ha detto Monti – e come sia possibile attraverso il Parlamento europeo conciliare l’esigenza dell’integrazione europea con l’esigenza della vita democratica". Il presidente del Consiglio ha rivendicato che l’Italia, "impegnata nella corsa complicata per uscire dall’emergenza", sta "gradualmente" venendo fuori da quella zona d’ombra in cui si trovava, minacciata da rischi di contagio" della crisi del debito.
Anche se esige rigore, "non possiamo permettere che l’euro diventi un fattore di disgregazione". L’Italia e’ "considerata un Paese periferico e non ho niente contro questa connotazione geografica", ma "proprio gli Stati centrali, a partire dai due maggiori, Francia e Germania, sono stati all’origine della crisi del patto di stabilita’ e crescita quando, nel 2003 e con la complicita’ dell’Italia allora presidente di turno dell’Ecofin, hanno preferito utilizzare la loro influenza per forzare il meccanismo di enforcement del Patto". Quindi le responsabilita’ non sono solo dei "periferici", ha osservato Monti: "Non esistono i buoni e i cattivi". Anche se, in passato, la politica greca e’ stata "il perfetto catalogo delle peggiori pratiche politiche europee". Secondo il premier, "e’ una virtu’ e non un difetto dell’Europa, dell’euro, di Maastricht e del Patto di stabilita’ quello di spingere i Paesi a mettere in pratica le regole di vita europee". E anche l’Italia "ha avuto benefici dall’essere sottoposta alla maggior disciplina del Patto di stabilita’ e crescita". In questa fase e’ pero’ necessario "conciliare la disciplina e la crescita" e questo ha fatto tornare Monti sul caso Roma 2020: "Ieri ho dovuto prendere una decisione difficile e non popolare – ha detto – quella di non dare la garanzia del finanziamento dello Stato italiano al magnifico progetto delle Olimpiadi 2020 a Roma. Questo ha provocato molta delusione in Italia e in particolare a Roma, ma ne ho spiegate le ragioni e penso che l’opinione pubblica abbia capito".
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