La storia degli emigrati italiani in sud America nei due secoli appena trascorsi è al centro di "Tanos: l’emigrazione meridionale in Argentina e Uruguay", la ricerca video-fotografica del 36enne fotografo spezzino Fabio Ragone. L’iniziativa – si legge nel sito curato da Nicola Viceconti, socio di ’24 marzo Onlus, associazione dedicata al sostegno dei familiari dei desaparecidos argentini – è parte di un progetto che Ragone ha in programma tra gennaio e luglio 2014 attraverso un lavoro di campo etnografico con le comunità di emigranti meridionali residenti in Argentina e Uruguay. L’obiettivo della ricerca è recuperare – tramite video-interviste e foto e documenti familiari – la memoria collettiva di uno dei capitoli più importanti della storia del meridione raccogliendo le testimonianze dei protagonisti e le immagini conservate negli archivi familiari. In meno di un secolo di migrazioni (1870-1960), 2 milioni di emigranti sono arrivati nei porti di Montevideo e Buenos Aires con lo scopo di migliorare la propria condizione sociale ed economica.
La presenza massiccia dei meridionali in Sud America è testimoniata dall’uso diffuso dall’appellativo "Tano" (diminutivo di Napolitano), con cui si etichettavano tutti coloro che provenivano dal porto di Napoli e, in seguito, quanti provenivano dall’intera penisola italiana. La ricerca ha preso avvio nel 2009, dopo un primo viaggio di Fabio Ragone per conoscere da vicino alcune comunità di emigranti campano-lucani e loro discendenti residenti nella Provincia di Buenos Aires (Argentina) e a Florida (Uruguay).
































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