“Il Pnrr ha destinato ai progetti 20 milioni di euro, ma il turismo delle radici potrebbe valere molto di più, almeno 8 miliardi di entrate aggiuntive l’anno”. Lo scrive Affari & Finanza citando stime di Confcommercio e raccogliendo le parole di Sonia Ferrari, docente di marketing del turismo all’Università della Calabria e autrice, con la collega Tiziana Nicotera, del saggio “Turismo delle radici. Strategie e politiche di marketing”, la quale sottolinea che i turisti delle radici “arrivano anche fuori stagione, vanno a visitare borghi che sono fuori dai circuiti turistici, sono estremamente fedeli, possono anche decidere di passare in Italia periodi molto lunghi, se sono pensionati o smart workers”.
La ricercatrice cita il caso di Cleto, in Calabria, che “ha promosso un progetto diretto ai discendenti di italiani in Argentina e altri Paesi dell’America Latina. È stata coinvolta buona parte della comunità per l’offerta di case in affitto e altri servizi e per la promozione dei prodotti locali, dall’olio a quelli caseari”. Così i soggiorni si sono prolungati e in molti casi si sono formati legami affettivi duraturi.
Ma si può fare di meglio, ragiona Fabio Porta, deputato del Pd eletto nella circoscrizione Estero: “Ho presentato una proposta di legge per il rilascio di un visto speciale della durata di cinque anni per i discendenti di italiani all’estero, per favorire in particolare il rientro dei giovani. È un modo di venire in aiuto ai nostri connazionali che, in particolare in Venezuela, sono stati costretti a lasciare il Paese per non subire gli effetti della dittatura. Ma anche una misura per controbilanciare, almeno in parte, il calo demografico”.
Un progetto a lungo termine, che verrà preso in carico da una Commissione speciale a Montecitorio, e che si avvarrà della collaborazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero. Che stanno a loro volta prendendo in considerazione il fenomeno anche da un altro punto di vista, quello dei potenziali investimenti, come spiega Domenico Mauriello, segretario generale di Assocamerestero: “Una buona parte dei soci delle Camere sono italiani di seconda o terza generazione, che non dimenticano il loro Paese. Si calcola che i turisti della memoria siano circa dieci milioni, e che la quota di export agroalimentare che fa capo a loro sia del 4%, ma è ancora da costruire una strategia precisa di attrazione di questa tipologia di turisti, e soprattutto di loro possibili investimenti in Italia”.