Eccoci di nuovo pronti per un’altra elezione per eleggere i nostri rappresentanti a Roma. Un senatore e due deputati che andranno a Roma con la buona intenzione di essere i portavoce di noi italiani all’estero che li abbiamo eletti.
E’ la quarta volta che siamo chiamati al voto da quando il temerario Mirko Tremaglia propose la legge durante il governo Berlusconi per dare agli italiani all’estero il diritto non soltanto del voto ma di eleggere i loro rappresentanti, legge accolta con molto entusiasmo dagli italiani residenti oltre confine.
Un entusiasmo che, legislatura dopo legislatura, si sta spegnendo visto la mancanza di risultati ottenuti, fatto testimoniato tra l’altro da una diminuzione della percentuale degli elettori in Nord America, oggi calcolata a circa il 35% dei possibili 438.000 aventi diritto.
Sicuramente il numero irrisorio degli eletti all’estero non aiuta a creare una forza politica tale da ottenere qualsivoglia risultato politico, ma si riduce semplicemente ad un voto in più per le agende dei partiti di appartenenza.
Se Tremaglia avesse ottenuto il vero numero di rappresentati all’estero con il sistema proporzionale elettori/eletti che si adotta in Italia, all’estero avremmo dovuto avere 34 deputati e 15 senatori.
La nostra ripartizione, quella del Nord e Centro America, in questa legislatura è stata tradita non solo dalla mancanza di proposte di legge, ma soprattutto dai voti che i nostri tre cavalieri hanno portato ai loro partiti a discapito dei servizi degli italiani all’estero.
L’italiano all’estero è senza dubbio il cittadino di seconda classe di cui si è sempre parlato, non importa quanto si è tentato di fare, fino a quando non avremo una forza politica più pesante non saremo mai considerati italiani al 100%.
Adesso con un altro colpo di coda il governo cerca di diminuire ulteriormente gli eletti all’estero, inserendo i loro paladini nelle circoscrizioni estere, ulteriore testimonianza della volontà di smantellare la legge Tremaglia.
Ma entriamo nel tema della campagna elettorale in Nord e Centro America.
Qui abbiamo un numero di aspiranti alla poltrona che si presentano e ripresentano legislatura dopo legislatura; è chiaro che ci sono anche nuovi nomi per portare voti alla lista. Questi aspiranti vengono reclutati generalmente tra le comunità delle varie associazioni italiane nel territorio, il più delle volte sottovalutati dai professionisti delle liste. Un esempio eclatante è quello che riguarda Fucsia Nissoli, eletta nel 2013 contro tutte le previsioni. Ma questa è un’altra storia!
Voglio ricordare che la lista che prende più voti manda in parlamento il senatore e un deputato, la seconda lista manda il candidato con più voti alla Camera.
E’ ancora presto per sapere chi saranno i candidati nel Nord America, ma con un po’ d’immaginazione riesco già a vedere i papabili.
Leggendo il gruppo del Movimento 5 Stelle Nord America creato su Meetup.com sono moltissimi gli aspiranti alla Camera e al Senato: dalla Repubblica Domenicana si dice già candidato un certo Ivo Bellaccini, lo stesso dice dal Canada Vito Caressa. Tanti altri da New York a Miami, dal Messico al Canada.
La lista di centrodestra sarà molto più complicata: con tre partiti come Forza Italia, Lega Nord e Fratelli d’Italia sarà quasi impossibile stabilirne i candidati. Fucsia Nissoli non mollerà certamente, come del resto Amato Berardi e Basilio Giordano, ex parlamentari FI della legislatura Berlusconi ma vicinissimi alla Lega. Parte dell’Associazionismo di emigrazione, con il movimento Patriottico, vorrebbe la candidatura ideale di Vincenzo Arcobelli, supportata da Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia.
Matteo Salvini non ha esponenti di rilievo in Nord e Centro America, ma sono sicuro ne vorrà avere uno anche lui (magari un supporter di Trump). Inoltre Berlusconi pensa di inserire una celebrità del calibro di Tony Renis. Tutto da vedere.
La lista Pd con l’intramontabile Renato Turano accompagnato da Francesca La Marca (senatore e deputato uscenti), Pasquale Nestico per gli Stati Uniti ed il sindacalista di Vancouver Rocco Di Trolio, in più i soliti caccia voti per riempire la lista.
Il dott. Gino Bucchino, sostenitore di La Marca, si è da pochi giorni staccato ufficialmente dal Pd per aderire alla lista di sinistra Liberi e Uguali del presidente del Senato Pietro Grasso, togliendo così ulteriori consensi al Pd di Turano.
Il movimento Insieme, dopo le elezioni del 2013, risulta oggi inesistente in Nord e Centro America.
Infine la novità: secondo le ultime indiscrezioni, il MAIE dell’On. Riccardo Merlo presenterà per la prima volta una lista per il Nord e Centro America.
Qui per alcuni aspiranti del territorio il MAIE rappresenta il Refugium Peccatorum, mentre per altri l’ultima opportunità politica per essere eletti. Per altri ancora, l’unica vera alternativa alla partitocrazia romana.
Tanto per fare alcuni nomi in questa lista vedremo molto probabilmente Salvatore Ferrigno, ex Movimento Insieme, sempre probabilmente vedremo Augusto Sorriso, sconfitto dalla Nissoli nel 2013; per il Canada probabilmente Giovanna Giordano, presidente del Comites di Montreal e presidente Intercomites Canada, e quasi sicuramente Angelo Viro, imprenditore di successo residente della Repubblica Domenicana, e Leonardo Metalli, giornalista Rai.
Chi sono i parlamentari del Nord e Centro America?
Il senatore Renato Turano, Pd, originario della provincia di Cosenza vive a Chicago da tantissimi anni. Eletto nel 2006, legislatura di Romano Prodi dopo la legge Tremaglia, una legislatura destinata a durare poco meno di due anni, dopo aver saltato un giro è stato rieletto nel 2013. Si è fatto promotore di tante iniziative che non hanno dato molti risultati per il beneficio degli italiani all’estero e tantomeno per quelli della sua circoscrizione.
Francesca La Marca, Pd, eletta in Canada alla Camera con il supporto di Gino Bucchino, anche lei ha portato pochissimi risultati a casa.
Angela Nissoli Fitzgerald, detta Fucsia, eletta con la lista di Monti, troppo impegnata a trovare “casa” non ha tempo per lavorare per gli italiani all’estero, anche se qualche volta si appropria di meriti che non ha mai ottenuto. Ha già cambiato quattro partiti per trovare finalmente casa in Forza Italia, quello stesso partito che ha approvato la legge Tremaglia per dare un contentino agli Italiani all’estero e, detto dall’allora segretario Angelino Alfano, “in Italia abbiamo troppi problemi da risolvere e non c’è tempo per pensare agli italiani all’estero”, dimenticando che gli italiani all’estero sono il patrimonio più prezioso che l’Italia possiede.
Secondo l’AIRE, l’anagrafe degli italiani residenti all’estero, sono soltanto 5 milioni circa gli italiani aventi diritto al voto nel mondo. Questo è il numero a cui pensano i politici italiani, perché questi sono i voti che potenzialmente possono ottenere; in realtà dimenticano che gli italiani nel mondo, oriundi compresi, sono circa 75 milioni, molti di più dei 56 milioni circa residenti in Italia, che contribuiscono alla crescita economica e culturale della nostra amata Italia. Come? Semplice.
Pensate al made in Italy: chi è il primo consumatore del prodotto italiano all’estero? Pensate alla Cultura: chi diffonde la cultura italiana all’estero? Pensate al turismo: chi è il turista più numeroso in Italia? Credete siano i tedeschi che visitano Venezia? Pensate ancora e vedrete che sono gli italiani residenti all’estero che ritornano ogni anno per visitare parenti e che spendono molto più denaro del turista tedesco.
Un patrimonio quindi che in Italia non dovrebbero dimenticare, quando dicono che “gli italiani all’estero non pagano le tasse in Italia per cui non hanno diritto di niente!” (parole di Silvio Berlusconi).
Dunque, in conclusione, ecco le mie previsioni.
La lista di centrodestra avrà il maggior consenso degli elettori del Nord e Centro America portando a casa senatore e deputato, il Movimento 5 Stelle sarà al secondo posto portando a casa un deputato. Tutti i candidati delle altre liste daranno la colpa ai loro sostenitori che non li hanno sostenuti come promesso, ma poi saranno di nuovo amici e si faranno nuove promesse per le prossime elezioni.
Riccardo Merlo capirà che nel Nord America ci sono molte chiacchere e pochi fatti e cambierà strategia. Su una cosa, tuttavia, ha ragione: se vogliamo rappresentare gli italiani all’estero dobbiamo eleggere dei rappresentanti di un partito nato all’estero e fatto da italiani nel mondo, non dei partiti tradizionali di Roma; ma ancora questo il Nord America non l’ha capito.