Aldo Di Biagio, deputato eletto nella ripartizione estera Europa con il PdL e poi passato a Futuro e Libertà, è stato intervistato dal quotidiano italiano "La Voce", edito in Venezuela. Nell’intervista, Di Biagio ha parlato di manovra finanziaria e della proposta di riforma costituzionale avanzata dal ministro Roberto Calderoli. Per Di Biagio "continua a sfuggire la logica secondo cui opera il Governo, soprattutto sul fronte della razionalizzazione delle nostre strutture all’estero".
La manovra del Governo “farà sentire il peso dei tagli e delle deduzioni operate dal provvedimento, che andrà irrimediabilmente a colpire il sistema delle imposte, con probabili aumenti” anche sul breve periodo, “nei prossimi 2 – 3 anni”, afferma il finiano, che sottolinea: "Ovviamente non sono da escludere conseguenze anche sui cittadini italiani residenti oltre confine. Dato certo e lampante è stata la soppressione dell’Ice voluta dal Governo. Un riferimento imprescindibile ed indispensabile che oggi viene soppresso e smembrato con una brutalità incomprensibile".
E’ necessario, per evitare i tagli al capitolo di spesa destinato alle comunità italiane all’estero, applicare “un sistema di razionalizzazione ‘reale’ alla gestione delle risorse”, “individuando gli sprechi e le sacche di inefficienza reale e ridimensionando solo ed esclusivamente quelle”. "Non possiamo assistere alla decurtazioni di risorse destinate all’assistenza e alla cultura – decreta Di Biagio – mentre vengono rimpinguate le casse dei diplomatici. Questa è palese irrazionalità mescolata a disinteresse".
Sulla soppressione della Circoscrizione Estero, "tagliare i costi della politica non è necessariamente sinonimo di tagliare un diritto”. La riforma costituzionale approvata in Consiglio dei ministri per il deputato eletto all’estero è uno “spot politico carico di populismo in salsa leghista” che, tra le altre cose, "propone l’abolizione della Circoscrizione Estero, frutto di 40 anni di lotte, e con essa la possibilità, per gli italiani all’estero, di votare in loco per una propria rappresentanza parlamentare". Infatti, "non si riesce a capire per quale motivo la Circoscrizione Estero debba considerarsi un appendice del sistema e in quanto tale depennabile – afferma perplesso Di Biagio -, mentre le province continuano a vegetare nella loro condizione di perfetta inutilità e di fabbrica di consenso. Il Governo è volutamente e consapevolmente fuori strada".
In ogni caso “non esiste alcuna possibilità che si arrivi ad una riforma di questo tipo, perché il cammino per una riforma costituzionale è lungo e complesso e merita una coesione politica e parlamentare che al momento è soltanto una chimera”. L’insoddisfazione dei cittadini, afferma, “non si arriverà a placare con qualche propagandato taglio di parlamentari”, la maggioranza “non ha fretta” e “il premier ha ben altri provvedimenti da chiudere entro la legislatura”.
"La Voce" chiede a Di Biagio quanto costano ai cittadini, tra stipendi ed indennizzi, i rappresentanti delle Circoscrizioni estere? Lui non risponde. Afferma di non avere “bilanci alla mano” e che “non esistono voci fisse” in tal senso. ItaliachiamaItalia, tuttavia, ha calcolato in passato che il costo dei 18 parlamentari eletti all’estero – comprese le segreterie, gli uffici e tutto il resto – si aggira sui 30milioni di euro all’anno.
Parlando del voto estero, i connazionali residenti oltre confine votano con "ridicole modalità", le definisce Di Biagio: "Senza controlli, monitoraggi e programmi – lamenta il deputato – viene affidato tutto al caso e al buon cuore di postini e società di riproduzione stampa. Esattamente come accaduto in Venezuela nelle scorse elezioni politiche, minate da brogli su cui tuttora indaga la Commissione Antimafia". "Il problema non è il voto per corrispondenza – spiega – ma le ridicole modalità con cui l’amministrazione consente di realizzarlo. Il disinteresse da parte del Mae e della rete estera è palese tanto da innescare un circolo vizioso da condurre ai deprimenti risultati delle scorse settimane". Il deputato spiega di aver presentato, insieme al suo gruppo, il Fli, “una proposta di legge e una mozione per rivedere alcuni tratti delle disposizioni vigenti in materia di esercizio di voto e per sollecitare un senso pieno e reale di responsabilità in capo al Governo”.
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