Lo scorso settimana si è svolta a Johannesburg, Sud Africa, la riunione della Commissione Continentale anglofona del Consiglio generale degli italiani all’estero.
Nella relazione di apertura di Silvana Mangione, Vice Segretario Generale del Cgie per i Paesi Anglofoni Extraeuropei, si legge: “Quando ho stilato e inviato ai colleghi la prima bozza di Ordine del giorno di questa riunione, mi sono sentita dire che di esercizio del diritto di voto all’estero e di cittadinanza avevamo già parlato troppe volte. Forse sarebbe giusto cominciare a riconoscere alle donne un misterioso dono di preveggenza, perché nel caso del voto dovremo discutere ex novo dei termini di eventuale ratifica da parte dell’Italia e applicazione a tutti noi delle direttive della nuova legge elettorale europea, che prevede la possibilità di estendere l’elettorato attivo e passivo ai cittadini dell’Unione residenti fuori dai Paesi della UE. Inoltre, la messa in sicurezza del voto all’estero è una delle priorità fissate dal Sottosegretario Merlo, che ha sollecitato una presa di posizione del CGIE di cui farsi portatore a Governo e Parlamento”.
“A questo proposito – continua Mangione – dopo che una deputata del M5S ha proposto nella plenaria di luglio non soltanto che per votare i cittadini residenti all’estero siano obbligati a dichiarare la propria volontà in proposito attraverso un’opzione – di fatto registrandosi in un separato elenco di elettori – ma addirittura che siano cancellati dall’elenco dell’elettorato attivo presso il Ministero dell’Interno i nomi di tutti coloro che non si registrano, sono andata a rileggere con molta attenzione l’articolo 48 della bellissima Costituzione italiana”.
Costituzione “che fissa chiaramente – sottolinea Mangione – , fra le altre cose, i seguenti principi: Sono elettori tutti i cittadini italiani, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età. Oltre che segreto, personale e libero, il voto è uguale, vale a dire il voto di un italiano all’estero conta tanto quanto ed è soggetto agli stessi termini di quelli di un cittadino residente in Italia; È garantita l’effettività dell’esercizio del diritto di voto all’estero; Il voto è un dovere civico; ‘Il diritto di voto NON può essere limitato se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge’. E noi sappiamo bene che quando la Costituzione prevede un elenco tassativo di limitazioni, per aggiungerne altre, quale l’obbligo di opzione, per esercitare il nostro diritto/dovere, ci vorrebbe una modifica costituzionale.
Nella scorsa consiliatura, il CGIE aveva inserito nel documento che avete in cartella, come mero esempio, la possibilità dell’opzione fra gli accorgimenti suggeriti da più parti per garantire la personalità del voto. Oltre ad essere anticostituzionale, in realtà si tratterebbe di una falsa sanatoria del problema dell’incetta dei plichi da parte di alcuni capibastone. Anzi, le stesse persone che si fanno consegnare i plichi costringerebbero a esercitare l’opzione tutti coloro dai quali sono certi di ricevere le schede da votare. Dobbiamo prendere una posizione precisa anche su questo.
Avete anche in cartella il documento della Commissione III, Diritti civili e politici, sul voto. Insieme a spunti interessanti, tale documento contiene almeno un’idea inapplicabile alle nostre realtà, vale a dire quella della divisione delle esistenti ripartizioni della Circoscrizione estero in Collegi elettorali: come si fa a dividere in collegi una ripartizione in cui vengono eletti soltanto un deputato e un senatore?”.
“Per quanto riguarda il punto sulla cittadinanza, la settimana scorsa è scoppiata la bomba del decreto Salvini e anche su questo dovremo esprimerci, avendo in mente che la realpolitik non è una parolaccia, ma un’indicazione che bisognerebbe saper scegliere con freddezza quale sistema adottare avendo ben chiare le conseguenze effettive di ogni scelta”, prosegue Mangione nella sua relazione.
“Quanto alla riforma dei primi due livelli della nostra rappresentanza, offriremo un’informativa congiunta del Comitato di Presidenza e del Direttore generale Vignali sullo stato di avanzamento delle procedure, per avere il riscontro dei due parlamentari presenti sull’iter delle proposte di modifica delle leggi istitutive di Com.It.Es. e CGIE, approvate la prima con un astenuto, la seconda all’unanimità dall’Assemblea plenaria del CGIE in una storica giornata del novembre scorso. Allora fummo tutti d’accordo nel rinviare la presentazione della nostra proposta a un momento successivo all’insediamento del nuovo Parlamento e del nuovo Governo dopo le elezioni a marzo di quest’anno”.
“Ora che siamo in presenza del nuovo Parlamento e del nuovo Governo – prosegue Mangione -, è arrivato il momento di avviare il percorso di trasformazione delle nostre proposte in legge ed è auspicabile che si ripeta quanto accadde nel 1998, quando l’allora Sottosegretario Piero Fassino fece propria e presentò come proposta di Governo l’articolato di riforma del CGIE, da me stilato al termine del lunghissimo e vivacissimo dibattito del Gruppo di lavoro ad hoc, approvato dall’Assemblea del Consiglio generale e diventato la nostra legge attuale, prima degli stravolgimento dettati da un malinteso senso di risparmio di fondi, attraverso la prevaricazione del numero dei cittadini italiani sulla reale consistenza e peso politico ed economico delle comunità di italodiscendenti nei nostri Paesi e conseguenti ricadute positive sulla bilancia dei pagamenti e l’intero sistema Italia”.
“Rivedremo insieme il piano di lavoro del CGIE e della Commissione Continentale Anglofona per l’ultimo trimestre dell’anno – si legge ancora nella relazione di apertura, -: Stati Generali della Lingua Italiana, Plenaria d’autunno; Seminario Donne Italiane all’Estero; Convegno sull’Emigrazione a Matera, Città della Cultura 2019. Verificheremo se le date fissate per tutte queste iniziative rimarranno inalterate, perché potrebbero esserci dei cambiamenti”.
“Ai progetti già citati si è affiancato quello della convocazione entro il 2019 di una Conferenza sull’informazione, resa necessaria dalla nuova legge sull’editoria e la stampa italiana all’estero – continua Mangione -. Quanto al nostro piano di lavoro, rispetteremo i dettami della legge istitutiva e ci attrezzeremo rapidamente e approfonditamente per dare il nostro contributo alla produzione del “libro bianco” o “Annuario” del CGIE proposto dal Segretario generale, ossia di un corposo documento informativo che rinnova radicalmente il formato della relazione annuale da presentare tramite il Governo al Parlamento, come previsto dalla legge”.
“Per quel che riguarda la preparazione della quarta assemblea plenaria della Conferenza Permanente Stato – Regioni – Province Autonome – CGIE, abbiamo in cartella i resoconti delle riunioni del tavolo tecnico e i documenti della Commissione tematica competente. Su questa base dovremo dare la nostra elaborazione dei contenuti dei punti da dibattere e i nostri input sulla definizione del formato dei lavori”.
“Il tema della diffusione dell’insegnamento dell’italiano all’interno della strategia integrata di promozione del Sistema Paese è stato oggetto di un intero pomeriggio di lavoro sia generale che dettagliato nel corso di ognuna delle due riunioni della nostra Commissione Continentale rispettivamente a Melbourne a ottobre del 2017 e a Toronto a maggio di quest’anno. Il nuovo aspetto della relativa regolamentazione, che ci troviamo ad affrontare, è l’analisi della bozza di modifica della Circolare 13, già editata rispetto alla prima versione che fu presentata alla plenaria di luglio e fatta oggetto di ampio dibattito, anche in seguito alle indicazioni della Commissione tematica Lingua e Cultura. La questione delle pratiche e delle iniziative per lo sviluppo qualitativo e quantitativo dell’insegnamento dell’italiano nel mondo è fondamentale e difficile al tempo stesso”.
Secondo Mangione “va affrontata con delicatezza, sia tenendo conto delle diversissime realtà esistenti nelle tre grandi divisioni territorial-continentali: Europa, America Latina e Paesi Anglofoni extraeuropei, che contemperando l’esigenza di definire linee comuni a tutti con la necessità di evitare la camicia di forza dell’imposizione di un solo modello di azione che fallirebbe in molte delle nostre situazioni. Bisogna quindi cercare di disegnare e adottare paletti validi in generale per quanto riguarda la gestione dei fondi e le prassi di trasparenza nell’amministrazione dei contributi e nella raccolta dei dati sugli obiettivi conseguiti unendoli alla massima flessibilità nella scelta degli interventi all’interno dei sistemi scolastici locali e nell’implementazione delle best practices provenienti da tutto il mondo per massimizzare i risultati anche attraverso una politica di potenziamento di fondi propri”.
“Abbiamo il dovere di uscire definitivamente, e al più presto, dall’ottica dell’assistenzialismo su cui è stata costruita quasi cinquant’anni fa la legge 153/1971 alla quale ancora si intitola il capitolo di spesa della Farnesina – dice ancora Mangione -. Dobbiamo superare e rompere definitivamente la gabbia di identificazione dell’italiano come lingua etnica, pena la sparizione della nostra lingua se non raggiungeremo il traguardo minimo di 150 milioni di italofoni in tutto il mondo entro il 2050. In questo, i Paesi della nostra commissione hanno sempre dimostrato di essere anni luce più avanti di tutti gli altri nell’ideazione e creazione di modelli e prospettive dei piani di sviluppo dei corsi. Sono convinta che saremo capaci di continuare in questo senso”.