Continuano a chiudere i consolati italiani in Europa. Hanno già chiuse le porte quelli di Amburgo, Genk, Mannheim. Presto toccherà lo stesso destino per Liegi, Losanna, Manchester. In Italia questo interessa poco. Ed è anche vero che si va sempre più verso un’Europa unita in tutto e per tutto: perchè quindi avere consolati italiani dislocati nel Vecchio Continente? In un futuro non lontano sarà come per gli Stati Uniti: saremo europei, e non più italiani, francesi, tedeschi.
Intanto, però, le chiusure dei consolati provocano disagi e malumori fra i nostri connazionali all’estero. L’ultimo consolato in ordine di tempo a chiudere è stato quello di Lilla, Nord della Francia. Toccherà alla sede centrale di Parigi fornire i servizi per i 35 mila italiani della regione.
Prevista per il primo ottobre la chiusura della sede di Manchester: 65 mila cittadini italiani dovranno recarsi a Londra, a 700 chilometri di distanza. Quando avranno bisogno di un servizio, i 60 mila italiani di Losanna, in chiusura il primo novembre, andranno a Ginevra.
Il fatto è che non si sono più i soldi di una volta. Il rubinetto bisogna chiuderlo per forza, per non dover rischiare troppo, per non dover cadere in basso come la Grecia. C’è da precisare che il piano di ‘razionalizzazione’ dei consolati italiani nel mondo arriva ben prima di questo governo, ben prima dell’abolizione dell’Ice contenuta della manovra economica. Il disegno di “riorganizzazione della rete diplomatico-consolare” affonda infatti le sue radici nella legge finanziaria del 2007 (governo Prodi). Occorreva contenere la spesa e rendere sostenibile una rete giudicata ipertrofica per il periodo di ristrettezza economica. E così si è pensato di tagliare in Europa, invece di privarsi di presenze nei mercati emergenti: Turchia, Brasile, India. Il Piano presentato dalla Farnesina nel 2009 prevedeva 23 tra chiusure e declassamenti. Nel 2010 sono andati in porto 11 di questi provvedimenti. Altre 6 operazioni sono in corso in questi mesi e si concluderanno, per il momento, ad ottobre con la chiusura del Consolato di Manchester.
Il Ministero mira a recuperare da questa ‘razionalizzazione’ circa 9/10 milioni di euro nei prossimi anni. La chiusura dei consolati va avanti anche perchè con le nuove tecnologie le distanze sono diminuite. Con il il servizio ‘cloud’ della rete consolare, presentato giorni fa dai ministri Frattini e Brunetta alla Farnesina, si vuole aumentare efficienza, velocità dello scambio dati e ridurre costi di gestione. In qualche modo bisognava pur reagire alla crisi economica che avanza. Speriamo sia stata la mossa giusta.
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