Ho letto in questi giorni i tanti appelli e le numerose richieste per un’azione presso le autorità di giustizia americane tesa a chiedere la liberazione di Chico Forti. Sono appelli e richieste che seguo con attenzione e di cui io in prima persona insieme agli uffici competenti del Ministero degli esteri ci occupiamo da molti anni. Così come per tutti i casi di italiani detenuti all’estero.
Ogni sentenza ha la sua storia, un suo percorso, ed una portata di motivazioni rigorosamente circoscritte a quel caso specifico. E trovo quindi che il voler associare ad ogni costo casi molto diversi tra loro – come ad esempio la recente sentenza di Perugia su Amanda Knox ed il caso Chico Forti – possa essere scorretto e considerato un pericoloso gioco mediatico che, pur di forzare una notizia, distorce la realtà delle cose e ci allontana da quella necessaria conoscenza a tutto campo degli atti che casi delicati come questi obbligatoriamente richiedono.
Tra la condotta del Tribunale di Perugia sul caso Meredith ed il caso Forti c’è innanzitutto un importante punto di distinzione: nel secondo caso parliamo di una sentenza definitiva passata in giudicato.
L’America è una grande democrazia e l’unico passo che non possiamo compiere è quello di un’interferenza politica e diplomatica nel sistema giudiziario di un Paese democratico che ha saputo battere con forza ogni tipo di discriminazione ed ingiustizia. Il sistema giudiziario degli Stati Uniti non è quello raccontato nei film, al contrario si basa sulla presunzione di innocenza e prevede un ampio dibattimento. L’unica possibilità che abbiamo, quindi – e che suggerisco anche a voi amici e supporter di Chico Forti – è quella di verificare se sussistano nuovi elementi a discarico non emersi e non considerati nella fase del giudizio, elementi che potranno riaprire il caso, valutare nuove prove ed accertare la sua responsabilità o meno.
Un ministro degli Esteri non deve smettere mai di dare speranze ad un suo connazionale, io ho anche la certezza e la prova che la Farnesina e la sua rete non hanno mai smesso di seguire e lavorare per la causa di Chico.
*ministro degli Esteri
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