E’ finita stancamente anche questa assemblea del CGIE a conduzione Silvana Mangione con il povero Michele Schiavone a recitare la parte del Segretario generale. E’ finita nel peggiore dei modi, con l’approvazione di un ordine del giorno che invoca l’approvazione dello ius soli.
Che ci azzecca lo ius soli per gli immigrati? Il compito del CGIE, la sua ragion d’essere, non è quello di occuparsi degli emigrati italiani? Non chiedetelo a me, ma a quella maggioranza di sinistra che – grazie ai patronati – da sempre occupa l’organismo considerandolo cosa propria.
Invece di indignarsi e protestare per la scarsa considerazione in cui sono tenuti i cittadini italiani residenti all’estero, con conseguenti continui tagli ai capitoli di bilancio che li riguardano e la situazione disastrosa dei Consolati, pare siano venuti a Roma a spese dello Stato con la frenesia di pretendere per qualunque africano che giunge sulle coste della Penisola tutto quello che la Repubblica Italiana nega ai suoi figli all’estero.
Ho provato inutilmente a spiegare che non si sente il bisogno di una legge più permissiva quando già oggi l’Italia è al primo posto nell’UE per concessioni di cittadinanza agli stranieri (dal 2002 al 2016 sono diventati cittadini italiani 1.068.000 immigrati, 380.000 solo negli ultimi due anni).
Ho provato, altrettanto inutilmente, a tentare di spostare l’attenzione degli eletti dagli italiani all’estero sulle manovre in corso che mirano a negare il diritto di cittadinanza ai discendenti degli emigrati. Oh, certo, nessuno ha il coraggio di dire chiaramente: “lasciamoli al loro destino, di loro non vogliamo più sapere nulla”. Ma vengono poste in essere una serie di misure che progressivamente svuotano la portata dello ius sanguinis.
Come sapete, l’immigrato che chiede la naturalizzazione paga 200 euro per l’avvio della pratica mentre l’italiano all’estero – grazie (si fa per dire) ad un emendamento del PD recepito dal governo del PD – paga 300 euro, 100 di più, per il riconoscimento del suo diritto. “Provvederemo a correggere questa ingiustizia” promettono da mesi e mesi gli eletti all’estero del PD. Ed ecco la correzione: un altro emendamento, sempre del PD, per aumentare di altri 100 euro la vergognosa tassa portandola a 400 euro, cifra che rappresenta una vera fortuna in alcune parti del mondo.
Siccome al peggio non c’è mai fine, questo non è che uno dei provvedimenti contenuti nell’emendamento per rendere una cittadinanza ad ostacoli quella derivante dallo ius sanguinis.
Di tutto questo a tre quarti dei Consiglieri del CGIE non importa un fico secco. No, a loro interessa solo fare gli interessi del partito che vuole creare quanti più possibili cittadini italiani di provenienza extracomunitaria per fargli fare quello che gli italiani non vogliono più fare: votare PD.
Insomma, ci è toccato vedere anche questa: il CGIE che si occupa e preoccupa degli immigrati. Un po’ come se l’associazione dei vegani si battesse a favore dell’apertura di più macellerie. Ma tant’è. Lo spiega bene l’Inno di Mameli, col quale anche questa volta è iniziata l’Assemblea: “Noi siamo da secoli calpesti, derisi, perchè non siam popolo, perchè siam divisi”. E anche un po’ fessi, aggiungo io.
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