La campagna elettorale è finita, ci sono vinti e vincitori, c’è un’Italia che ha detto NO e un’altra non meno importante che ha deciso per il SI. Eppure siamo tutti italiani. Nei giorni scorsi tanti hanno provato ad analizzare il voto estero, molti giornalisti in Italia lo trovano inutile, se per questo anche dentro i partiti romani molti parlamentari vorrebbero modificarlo o addirittura eliminarlo.
Gli italiani all’estero hanno dato una precisa indicazione alle istituzioni italiane e a quei movimenti che si innalzano a difensori della democrazia, purtroppo distanti dalla realtà degli italiani all’estero. Ora il dibattito referendario è terminato, in questi giorni la Presidenza della Repubblica sta ultimando le consultazioni per sbrogliare la matassa del nuovo governo. Dobbiamo ritrovare il senso della politica e della democrazia, mai come in questi anni l’Italia in molte occasioni ha perso il cardine fondamentale di un paese civile e democratico. Sono passati oltre tre anni dall’ultimo voto elettorale, sembra un vita fa.
Oggi noi italiani all’estero possiamo fare la nostra parte attivamente concentrando le idee, programmando insieme. Mi sento fortemente di dire che c’è bisogno di fare squadra e presentare un programma condiviso con la più ampia accettazione. Abbiamo visto in questi ultimi dieci anni che tutti i parlamenti esteri non hanno prodotto nulla, se non portare acqua ai mulini romani. Le differenze ci sono ed è giusto così, ma presentarsi e presentare un programma unitario sarebbe la soluzione a tuti i mali, avere una forza di 18 parlamentari vuol dire fare la differenza e sederci ai tavoli che contano.
Ritroviamoci per il bene degli italiani nel mondo, partendo dallo spirito combattivo di Tremaglia, lavoriamo insieme anche per contribuire a migliorare la legge del voto estero; credo che questo sia uno dei punti condivisi con tutte le forze politiche, ritroviamo il senso di appartenenza, lo spirito di unione.
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