Un audiomessaggio dei maoisti rapitori di Claudio Bosusco, atteso da qualche tempo, e’ giunto oggi pomeriggio ai media di Bhubaneswar, in Orissa, anche se piu’ che infondere speranza per una rapida liberazione dell’ostaggio e’ stato una doccia fredda che ha aperto perfino una prospettiva di una possibile svolta drammatica alla vicenda.
‘Non siamo affatto contenti della risposta del governo alle nostre richieste – ha detto nel sonoro il leader dei maoisti Sabyasachi Panda – perche’ il negoziato andato avanti finora e’ una farsa e alla fine ci e’ stata offerta solo la liberazione di quattro militanti, rispetto ai sette che facevano parte di una delle nostre tre richieste’.
Per questo, ha aggiunto Panda, ‘abbiamo deciso di porre un ultimatum che scadra’ fra 96 ore (le 15 di martedi’ prossimo), dopo il quale se non avremo ottenuto soddisfazione, saremo costretti nostro malgrado a ricorrere a gesti estremi’.
La risposta ha raggiunto subito il ‘chief minister’ dell’Orissa, Naveen Patnaik, ed ha messo in fibrillazione le autorita’ governative locali che hanno ricevuto l’ambasciatore d’Italia Giacomo Sanfelice. Al termine dell’incontro il diplomatico ha reso noto che ‘il governo dell’Orissa mi ha assicurato che intende fare quanto e’ nelle sue possibilita’ per ottenere il rapido rilascio di Bosusco’.
Pur preoccupato, Sanfelice ha sottolineato che ‘dopo la risposta a nostro avviso soddisfacente delle autorita’ locali che hanno dato disponibilita’ a facilitare il rilascio di 27 persone, e’ arrivata una replica dei maoisti che si sono detti ‘delusi’ da essa. Ora tocca di nuovo al governo dire la sua, come e’ normale nello sviluppo di un negoziato’.
Questo negoziato imbarazza il governo che ne ha condotto gia’ uno all’inizio dello scorso anno terminato con la liberazione dell’ostaggio, ma con molte promesse non mantenute.
Sequestrato insieme a Claudio Colangelo e a due accompagnatori indiani il 14 marzo nella foresta di Soroda al confine fra i dipartimenti di Makhaland e Ganjam, Bosusco e’ ormai in mano degli uomini di Sabyasachi Panda da oltre tre settimane, e, secondo i mediatori riunitisi in questi giorni nella guest house statale in forma discreta, nei giorni scorsi si era ammalato di malaria.
Ma questo non ha intenerito i maoisti che hanno presentato come condizione del suo rilascio 13 richieste ridotte poi a tre: 1) Revoca della proibizione imposta a sette organizzazioni filo-maoiste; 2) Rilascio di sette persone che ritengono detenute ingiustamente in carcere (Kamlakant Sethi, Arati Majhi, Sujata, Gananath Patra, Subhashri Das che e’ moglie di Panda, Suka Nachika e Sudarshan Mandal); 3) Azioni nei confronti di agenti di polizia accusati di stupro e di avere ucciso militanti in falsi scontri a fuoco.
‘Abbiamo avanzato alcune richieste democratiche – ha spiegato Panda nell’audiomessaggio di poco piu’ di tre minuti – ed abbiamo anche chiesto chiarezza su chi sarebbe stato rilasciato subito e chi dopo. Ma e’ stato annunciato solo un elenco di quattro nomi mentre noi ne avevamo dati sette’.
Infine, non contento di questo, il leader maoista si e’ lamentato perfino perche’ a suo avviso il governo e’ sembrato dare piu’ importanza ai militanti che il 25 marzo hanno rapito il deputato tribale Jhina Hikaka che a quello dell’italiano. Sono, ha concluso in riferimento ai guerriglieri del Comitato distrettuale Koraput-Srikakulam che finora non hanno raccolto l’invito governativo al dialogo, ‘persone che ignorano il dialogo democratico’.
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