Si parla ancora dell’incontro che si è svolto dieci giorni fa, per il quale il Comites di Buenos Aires aveva convocato i nostri cinque parlamentari e i consiglieri dello stesso Comites, del Cgie e dirigenti della comunità italiana di Buenos Aires, con lo scopo che i primi spiegassero agli altri i loro punti di vista sul momento politico ed economico che vive l’Italia e sulle ricadute che esso potrebbe avere per italiani all’estero.
Come abbiamo informato, dei cinque parlamentari, soltanto uno, l’on. Ricardo Merlo, fondatore e presidente Maie, si è presentato all’appuntamento.
Grazie alle assenze degli altri, l’on. Merlo ha avuto a disposizione tutto il tempo previsto per la riunione e a loro volta i presenti hanno avuto il tempo di esprimersi e di fargli le domande che hanno ritento opportune, nei limiti del tempo disponibile, che è stato di ben tre ore.
Su quella riunione abbiamo pubblicato, nella precedente edizione della nostra Tribuna Italiana, una cronaca e due articoli e inoltre abbiamo postato un nostro commento sul nostro sito web (I silenzi di Merlo su Pallaro). I punti di vista dell’on. Merlo, così come quanto espresso nei due articoli citati e nel commento postato sul nostro sito web, sono stati improntati alla massima libertà di espressione di chi si è manifestato e fanno parte della logica della democrazia, dell’esenza della democrazia: il libero confronto delle opinioni.
La logica della democrazia comporta un altro aspetto che spesso viene dimenticato e cioè il dovere degli eletti di rendere conto agli elettori di quel che fanno, perché non viviamo in una monarchia assoluta e meno ancora in una dittatura, nelle quali chi è al potere non ritiene necessario rendere conto alla comunità di quello che fa in suo nome. Ebbene, nella riunione citata, solo l’on. Ricardo Merlo ha adempito al dovere del rappresentante del popolo di informare il sovrano di quel che pensa e quel che fa. Lo ha fatto spiegando i suoi punti di vista – condivisibili o meno che siano, ma questo non conta – sulla situazione italiana, su come si è giunti all’attuale congiuntura e su come pensa che potrebbe essere superata. Lo ha fatto inoltre spiegando quali sono state o saranno le ricadute dell’attuale situazione sugli italiani residenti all’estero e su come dovrebbero svolgersi i rapporti tra l’Italia e le sue comunità oltreconfine, secondo la sua visione. Lo ha fatto infine, spiegando cosa fa il movimento da lui fondato, il MAIE, con i fondi pubblici che riceve in quanto partito, per i voti ottenuti nelle ultime elezioni, secondo quanto previsto dalla legge italiana, per il finanziamento di tutti i partiti che hanno partecipato a tali elezioni, in Italia e all’estero.
Come è noto, l’attuale crisi ha avuto l’effetto di mettere in evidenza, ancora una volta, l’impressione nella società che i rappresentanti politici, i membri del Parlamento, sono diventati una casta, lesta a usufruire dei suoi privilegi e lenta per adempiere ai propri doveri tra i quali, appunto, quello di informare. In questo senso l’on. Merlo, pur nella minima parte di responsabilità che può avere in quanto membro di tale casta, è stato attento e rispettoso nei riguardi dei cittadini. Le assenze degli altri quattro parlamentari non sono tutte uguali. Porta risiede in Brasile, Angeli e Giai a Rosario, Caselli a Buenos Aires. La risposta dell’on. Merlo alla convocazione del Comites di Buenos Aires, mette in evidenza specialmente l’assenza di Caselli. Perché Porta abita lontano ed è un esponente dell’opposizione. Perché Giai oltre a risiedere a Rosario e non aver partecipato perché ammalata, fa parte del MAIE, partito del quale Merlo è il principale responsabile. E perché Angeli, anch’egli residente a Rosario, è secondo a Caselli nel partito di maggioranza, tra i parlamentari eletti all’estero. Quindi il sen. Caselli avrebbe dovuto essere presente alla riunione del Comites.
Doveva essere presente anzitutto perché il Comites è un ente ufficiale italiano di rappresentanza, in questo caso, degli italiani residenti nella Circoscrizione consolare di Buenos Aires, costituito in base alle leggi italiane, che il sen. Caselli dovrebbe conoscere e rispettare. La sua assenza è una mancanza di rispetto, di riguardo, nei confronti del Comites e degli elettori che lo hanno votato, rappresentati, in parte, in quello stesso Comites, ma anche nei confronti della legge italiana dal quale trae esistenza. Non a caso ministri e funzionari italiani, in visita a Buenos Aires, lo hanno incontrato. A differenza di Merlo, che già in altre occasioni aveva manifestato la sua disponibilità a dibattere o a dire la sua davanti ai connazionali, Caselli ha sempre respinto gli inviti a dialogare con i cittadini, sostenendo che lui dibatte al Senato, anche se non è registrato nessun intervento memorabile del senatore a Palazzo Madama.
Inoltre, in quanto “consigliere speciale del presidente del Consiglio per le questioni degli italiani all’estero” (tale la nomina fatta da Berlusconi a Caselli), e in quanto responsabile per gli italiani nel mondo del Pdl (anche se non è chiaro se si è dimesso oppure no da tale incarico), Caselli dovrebbe poter spiegare la politica del governo nei nostri confronti e, come ha fatto Merlo, la destinazione del mezzo milione di euro che ogni anno riceve il partito di maggioranza per i voti ottenuti all’estero. Il dovere di informare la comunità e di rendere conto dell’operato, riguarda tutti i parlamentari. L’on. Merlo ha adempito a tale dovere. Gli altri “nostri”, a cominciare da Caselli, hanno perso l’occasione di farlo.
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