Non siamo certo ilGiornale e il sottoscritto non e’ Alessandro Sallusti. Ma nel nostro piccolo anche noi abbiamo i nostri problemucci. Come direttore responsabile di questa testata online ho tre querele sulle spalle: due da parte di Juan Esteban "Cacho" Caselli, il senatore PdL italo-argentino – che ha dei guai con la procura di Roma per via della sua elezione a parlamentare – e una da parte di Antonio Razzi, ex dipietrista passato alla maggioranza berlusconiana e oggi membro di Popolo e Territorio, quello che "io sono in Parlamento per farmi i cazzi miei".
Tre querele da parte di due politici che in questi anni di legislatura hanno dimostrato molto bene di che pasta siano fatti: nessuno spessore politico, nessun sincero interesse per il proprio elettorato, comportamenti tesi ad ottenere il massimo vantaggio con il minimo sforzo, alla faccia del titolo di "onorevole" che precede il loro nome sui bigliettini da visita e non solo. Tre querele che – visto i querelanti – noi ci portiamo orgogliosamente al petto, come fossero medaglie.
Ma qui vogliamo commentare, voglio, come direttore responsabile di questa testata giornalistica che lavora sul web, gridare ai nostri lettori che nei nostri confronti non e’ arrivata alcuna solidarieta’ da parte di colleghi o di altri politici eletti all’estero.
Solo due eccezioni: Gian Luigi Ferretti, direttore de L’Italiano e Coordinatore MAIE per l’Europa, che ci ha espresso pubblicamente la sua solidarieta’. L’altro e’ stato Massimo Romagnoli, PdL, presidente del Movimento delle Liberta’, che gia’ alla prima querela di Caselli nei nostri confronti non solo ci ha espresso pubblicamente la propria vicinanza, ma ha anche provato a dissuadere Cacho dal continuare con la querela. Naturalmente non e’ servito a niente, l’italo-argentino e’ cocciuto e vuole andare avanti. Ma ringraziamo Romagnoli in ogni caso.
Solo queste due voci. Da parte dei lettori e di altri amici e collaboratori, lettere di solidarieta’ e vicinanza. Ma gli altri colleghi? La Fusie, la federazione della stampa italiana all’estero? Muta. Gli eletti all’estero, che ogni giorno ci mandano comunicati a valanga senza nemmeno dirci grazie per il lavoro che svolgiamo da oltre sei anni a questa parte? Muti anche loro. Si fanno tutti "i cazzi propri", come fossero perfetti alunni di quel Razzi residente in Svizzera.
Mercoledì saro’ alla Digos di Roma per l’interrogatorio che riguarda la querela di Razzi. Mi accompagnera’ il mio legale, che mi costa un bel po’ solo per essere presente. E Razzi sara’ da qualche parte a godersi i privilegi del potere, compreso quello di calpestare la libertà di espressione di un libero giornale.
E’ proprio vero, il mestiere del giornalista sta diventando sempre più pericoloso, in un’Italia dove la querela e’ uno strumento abusato, soprattutto dalla politica. Ma per noi sono rischi del mestiere. Rendersi conto, tuttavia, che proprio nel momento del bisogno intorno c’e’ il deserto, pesa. Più di una querela. Anzi, più di tre querele messe insieme.
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