Conosco Eugenio Marino, lo conosco da anni. Pur da posizioni politiche molto diverse, da sempre lo ammiro per la sua cultura, il suo sincero attaccamento agli italiani nel mondo e persino il suo senso dell’umorismo. Per questo sono rimasto allibito quando ho letto una sua intervista a 9 Colonne. Anzi, più che un’intervista, mi è sembrata uno sfogo a testa bassa, con toni financo rabbiosi.
Non è da lui, ho subito pensato. Mai visto un Eugenio Marino così rozzamente integralista da affermare che il PD sarebbe la sola forza in grado di rappresentare gli italiani all’estero. L’unica! E basta. Davvero mi è sembrato uno a cui fossero saltati i nervi. Come spiegare altrimenti la sua manifesta ossessione nei confronti del MAIE, alla quale dedica – secondo i calcoli di ItaliaChiamaItalia – ben 3.700 delle 5.000 battute dell’intervista, ovvero oltre 600 delle 850 parole pronunciate?
Poi ho riletto e credo di avere trovato la chiave partendo da questi indizi:
1. L’intervista è pubblicata da 9 Colonne, l’house organ che Eugenio Marino utilizza quando vuole rivolgersi ai parlamentari del PD eletti all’estero col metodo “dire a nuora perché suocera intenda”;
2. Le 1.300 battute ovvero le 150 parole non dedicate alla MAIEfobia, sono per il Congresso del PD.
Ecco, si avvicina il Congresso e c’è la necessità di tenere buoni gli scalpitanti parlamentari che si sentono usati e poco valorizzati dal partito. La goccia che ha rischiato di fare traboccare il vaso è stata la notizia che l’On. Ricardo Merlo è stato ad un passo dall’essere nominato Sottosegretario agli Esteri con delega agli italiani nel mondo e non lo è diventato solo perché, intelligentemente, ha rifiutato.
Da questo angolo visuale si capisce meglio. Tutto pur di evitare un #eugeniostaisereno di lettiana memoria.
Come si capisce la sua insistenza a pretendere che Merlo dichiari pubblicamente chi gli ha proposto la carica governativa, esattamente dove e altrettanto esattamente quando. Lo fa per tranquillizzare i suoi, ben sapendo – da politico navigato – che queste cose vengono trattate in maniera riservata e non certo davanti ad un notaio; conta quindi sul fatto che Merlo non si lascerà certamente coinvolgere nella spirale perversa di affermazioni seguite da smentite, poi seguite da nuovi dettagli, seguiti da smentite…
Ci sarebbe anche un’altra chiave di lettura, alternativa o complementare a quella su esposta.
Il ministro del PD, Giuliano Poletti, ha usato parole contro i giovani italiani all’estero così obiettivamente schifose che non possono non avere creato grande imbarazzo in Marino e nei suoi parlamentari. Ma la “banda del comunicato” – quella che ci informa di quante volte l’onorevole tale ha fatto pipì ieri o con chi abbia preso il caffè il senatore talaltro – è stata zitta non avendo il coraggio di dire quello che (spero) pensa di questo figuro.
Non sapendo come uscire da una situazione che definire imbarazzante è poco, Eugenio Marino è ricorso al noto metodo polverone, sempre ben funzionante fin dai tempi del PCI quando, se l’URSS schiacciava la libertà degli stati-coloni con i carri armati, si spostava l’attenzione sui “fascisti”. I “fascisti” in questo caso sono quelli del MAIE e Marino si esibisce in tutta una serie di domande del tipo: il MAIE ha votato sì o ha votato no al referendum? Quando sa benissimo che Merlo ha votato sì mentre io, ad esempio, ho votato no. Un po’ come il PD a Buenos Aires o il Sen. Micheloni che hanno votato No mentre Renzi ha votato Sì.
E’ chiaro che fa finta, per espediente dialettico, di non capire che il MAIE è un movimento non ideologico con anime diverse tenute insieme da una medesima visione di valorizzazione e difesa degli italiani nel mondo. Difesa anche dai partiti romanocentrici come il suo che pretendono anche da deputati e senatori eletti all’estero ubbidienza pronta, cieca ed assoluta.
Per riportare il discorso fuori dal polverone, sarebbe cosa giusta e santa se i parlamentari del PD eletti all’estero informassero i loro elettori, specialmente quelli giovani, se voteranno a favore della mozione di sfiducia a Poletti oppure – come sempre – piegheranno schiena e coscienza agli ordini di partito.
E, a proposito di referendum, un mio amico malizioso insinua che il polverone serva anche a distogliere l’attenzione dal flebile, ai limiti dell’inesistente, impegno dello stesso Marino a favore del Sì ufficiale. Già, come ha votato davvero Eugenio nel segreto dell’urna? Avrà mica fatto le corna a Renzi? Chissà, il voto è segreto. Ci limitiamo a pubblicare una sua foto all’uscita del seggio.
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