I seri guai e malanni dell’Italia hanno in questi ultimi mesi reso ancor più marginali l’interesse e la sensibilità del Governo, del Parlamento, delle istituzioni, dei partiti e dell’opinione pubblica rispetto alle insoddisfazioni e alle richieste del mondo dell’emigrazione. E’ tutto statico (soprattutto l’attività parlamentare) e si percepisce un contestuale e inevitabile indebolimento delle iniziative politiche (anche delle forze dell’opposizione che, per amor del vero, avevano spesso tentato, ma con scarsi risultati, di far approvare dei provvedimenti a favore delle nostre collettività all’estero).
5 milioni di cittadini all’estero e decine di milioni di italiani naturalizzati e di discendenti hanno tutto il diritto di dire che lo Stato italiano li ha abbandonati. Noi che siamo di parte e che viviamo quotidianamente la vita politica in Italia possiamo aggiungere che negligenza e defezione sono stati decisi con efferatezza a tavolino da questo Governo e dalle forze che lo compongono spesso condizionate e ricattate dagli esterofobi della Lega che vorrebbero eliminare persino il diritto di voto dei cittadini residenti all’estero e quindi esorcizzare il problema (che problema in effetti non è ma è grande risorsa).
Convenzioni bilaterali di sicurezza sociale e fiscali oramai obsolete (alcune tra le più importanti risalgono agli anni ’70) che non possono più tutelare adeguatamente i diritti dei nostri lavoratori e pensionati all’estero; una normativa sulla tutela sanitaria parziale e insufficiente, e in alcuni casi di difficile interpretazione, che non salvaguarda né rende sereni gli spostamenti dei nostri connazionali e degli stessi italiani; disfunzioni degli enti preposti alla gestione previdenziale e al pagamento delle pensioni all’estero che sono stati ridimensionati e privati delle necessarie risorse (l’Inps ma anche alcune strutture dei Ministeri del Lavoro e degli Affari esteri); tagli agli stanziamenti per scuola e cultura; razionalizzazione (espressione che dovrebbe significare ottimizzazione ma che troppo spesso significa ridimensionamento) delle rappresentanze consolari; lentezze burocratiche nelle pratiche amministrative che riguardano soprattutto le richieste di cittadinanza ma anche la produzione e il rinnovo di svariati documenti.
Un pessimo bilancio e un pessimo quadro che, realisticamente, non potranno migliorare e, anzi, ho la sensazione che saremo costretti a destinare la nostra futura attività parlamentare al tamponamento di ulteriori e prevedibili involuzioni.
L’amarezza è tanta perché vorremmo essere più propositivi e concreti e non essere invece costretti a giocare in difesa e ad aspettare un miracolo (una nuova politica a favore degli italiani all’estero). Insomma, anche se con una buona dose di disincantata saggezza, ci sentiamo un poco come i due personaggi dell’opera teatrale di Samuel Beckett nel teatro dell’assurdo, “Aspettando Godot”, Vladimiro ed Estragone, che aspettano inutilmente, e invecchiano, sotto un albero l’arrivo di Godot che invece non apparirà mai sulla scena.
*deputato Pd eletto nel Nord e Centro America
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