Claudio Bravin, italiano residente da una vita in Argentina, figlio di madre marchigiana e padre friulano, consigliere del Comites di Mendoza e presidente dei friulani di Mendoza dal 2003 fino al 2009, oggi è segretario Centro Friulano Mendoza. Per molti connazionali è un punto di riferimento importante sul territorio. Molto attivo nell’associazionismo, segue con costanza e puntualità anche la politica italiana, in particolar modo la politica che a Roma si occupa di italiani nel mondo.
Claudio Bravin, qual è oggi il ruolo dell’associazionismo italiano in Argentina?
“Da queste parti, e purtroppo, da ciò che osservo, penso in tutto il mondo, credo che l’associazionismo stia perdendo quel ruolo di protagonista che ha avuto in passato; certo, esiste ancora, perché ci sono persone con un cuore grande e italiano, che però non hanno saputo conquistare l´attenzione dei giovani. Fra queste persone, mi ci metto anche io. Questa situazione è causata dal fatto che noi non abbiamo saputo ascoltare le nuove generazioni, tutto è stato impostato verso i più anziani, per i quali appartenere ad una associazione italiana all’inizio voleva dire soltanto riunirsi per serate di ballo, di canto, per mangiare e bere, senza altro scopo che non fosse quello di sentirsi, stando insieme, più vicini all’Italia. Non c’è stato un ricambio generazionale, o almeno così è nel 90% delle associazioni che frequento e che conosco”.
E’ molto che manchi dall’Italia? O torni di frequente?
“Non viaggio di frequente in Italia, in tutta la mia vita ci sono stato solo tre volte. Tuttavia, qui in Argentina ho ricevuto tante missioni diplomatiche e commerciali friulane, lavorando duro, sempre con l’obiettivo di convincere il Friuli – e l’Italia – a venire da queste parti per investire e, perché no, per portare sul nostro territorio più italianità. I fatti mi hanno dimostrato che la volontà da sola non basta. Ma continuerò ad insistere per raggiungere gli obiettivi che ho in mente”.
In Argentina sei un imprenditore, ti occupi di costruzioni. Com’è in questo momento la situazione economica lì da voi? Si sente la crisi?
“Più che un imprenditore, mi considero una persona che lavora sodo. Ho lavorato sempre nella ditta di costruzioni della mia famiglia, di cui ora sono proprietario. In Argentina l´economia sembra andare avanti, credo che se si continua così avrà una maggiore opportunità di crescita. L’Argentina ha diverse opportunità di crescita e sviluppo, e ha tanto da offrire al mondo. Credo che anche l’Italia farebbe bene a pensare seriamente di avvicinarsi di più all’Argentina, che offre immense opportunità. Sarebbe meglio non pensare alle migliaia di chilometri che ci dividono dall’Italia: forse meglio pensare che con 12 ore di volo si può arrivare in questa parte di mondo per rendersi conto di quante possibilità di investimento ci siano”.
Diversi parlamentari, fra quelli eletti dagli italiani nel mondo, arrivano dall’Argentina e più in generale dal Sud America. Come giudichi il loro operato, da cittadino italiano residente all’estero?
Leggo tutte le mattine quanto viene publicato su ItaliaChiamaItalia e su altri giornali che si occupano di italiani all’estero. Mi dispiace quando leggo tutto ciò che non fanno i nostri rappresentanti in Parlamento, mi dispiace rendermi conto che molte delle loro promesse, se non tutte, erano solo promesse al vento, che non sono state mantenute.
Chi, secondo te, in Argentina, politicamente parlando, potrebbe rappresentare degnamente, a Roma, i connazionali?
"Uno che parla di fatti concreti e tratta gli argomenti con chiarezza, al di là delle vecchie solite idee per gli italiani nel mondo, è Eugenio Sangregorio. Seguo tutti i suoi articoli e i suoi interventi pubblicati sul tuo giornale, caro direttore, e lo apprezzo davvero”. “In generale, mi aspetto più partecipazione dai nostri referenti in Parlamento, purtroppo vedo che spesso non è così. Mi pare più presente Sangregorio che alcuni eletti all’estero. Se dovessimo arrivare al voto anticipato, mi auguro che la gente voti con il cervello , voglio dire che sia un voto pensato , maturato in base a proposte nuove, proposte di lavoro , che servano ai nostri figli e nipoti, proposte del presente per non smarrire il futuro. Basta farsi ingannare con promesse di assistenza e assegni sociali…”.
I giovani italiani che conosci, si interessano alla politica italiana? Seguono l’attualità del BelPaese?
“Ci sono ragazzi italiani, qui in Argentina, interessati alla politica, non siamo in tanti e credo che neanche siamo del tutto bene informati. Basta guardare quanti partecipano al COMITES o al CGIE , penso che stanno facendo un grande sforzo i pochissimi ragazzi dentro alcune associazioni per mantenere viva la fiamma dell´Italianità, però se non si dà ai ragazzi la libertà di manifestare le loro necessità , se non si sostengono le loro iniziative, inesorabilmente si stancheranno e andranno via, troveranno qualcosa di meglio da fare”.
Come credi si possano stringere più relazioni commerciali ed economiche fra Italia e Argentina?
“Ho detto che leggo più di Sangregorio che di qualsiasi nostro parlamentare. Le sue idee per avvicinare il BelPaese all’Argentina le faccio mie. La mia opinione è prima di tutto che l’Argentina debba fare chiarezza sui meccanismi per ricevere investimenti italiani, come attrarre questi capitali, quali benefici e quali doveri per gli altri Paesi. Sono certo che l’Argentina può dare garanzie sotto diversi punti di vista”.
Lancia un messaggio, attraverso ItaliaChiamaItalia, a tutti coloro che leggeranno questa intervista: perchè oggi un italiano dovrebbe investire in Argentina?
“Il mio messaggio è questo, e ti ringrazio per la possibilità che mi dai: i nostri anziani hanno necessità vere, però sanno anche che quando c’è un periodo di crisi e i soldi non bastano più come prima, bisogna risparmiare ed essere disposti a fare sacrifici. Così capiscono che si devono provare altre strade, creare alternative per stare meglio. E ridurre la spesa, certamente. Vorrei anche dire che i nostri nonni, che dall’Italia si sono trasferiti in Argentina per cercare lavoro e per farsi una nuova vita, non si sono sbagliati: oggi, a più di 60 anni dall’ultima grande emigrazione, questa terra è tornata ad essere la terra delle opportunità. L’Italia rifletta”.
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