Un messaggio, breve, ma aspro e polemico, ha segnato oggi la scadenza dell’ultimatum posto dai maoisti per la liberazione di Paolo Bosusco, rapito il 14 marzo. Una presa di posizione che e’ stata ricevuta a Bhubaneswar come una doccia fredda per le speranze di liberazione dell’ostaggio, che non e’ stato neppure menzionato.
In esso il leader del gruppo, Sabyasachi Panda, ha manifestato apertamente la propria insoddisfazione per come il governo dell’Orissa ha gestito finora il negoziato per trovare una soluzione alla crisi, ed ha sostenuto che essa rischia ora di complicarsi ulteriormente. Eppure la giornata si era aperta con un segno di speranza e di ottimismo, quando un giudice del distretto di Raigada aveva prosciolto Subhashree Panda, la militante moglie del leader dei conosciuta anche come ‘Mili’ che era incarcerata dal 2010.
La donna faceva infatti parte di una lista di sette nomi di detenuti che Panda aveva trasmesso ai negoziatori poco dopo il sequestro e di cui esige la liberazione in cambio del rilascio di Bosusco.
Il 25 marzo scorso il leader guerrigliero aveva ben impressionato rilasciando senza contropartite e come ‘gesto di buona volonta” Claudio Colangelo, consegnato ad un gruppo di quattro giornalisti che avevano assicurato all’evento una importante copertura mediatica.
Tutto questo pero’ non e’ servito a sgombrare il terreno per una rapida fine della vicenda, perche’ nel frattempo i tre negoziatori governativi guidati da Un Behera, ‘numero due’ del Dipartimento dell’Interno, e i due delegati indicati dai maoisti (B.D. Sharma e Dandapani Mohanty), hanno firmato un documento congiunto in cui sono stati inseriti i nomi dei detenuti di cui si poteva facilitare il rilascio, e riassunti gli impegni del governo riguardo alle 13 richieste avanzate dai rapitori.
Dopo aver chiarito di non aver ricevuto il testo, Panda ha sostenuto di averlo pero’ conosciuto attraverso i media e di non poter condividerne il contenuto. ‘Ho chiesto il rilascio di sette detenuti – ha insistito – e solo tre dei nomi da me fatti sono inseriti nella lista’. Inoltre, ha aggiunto, ‘non mi e’ ancora chiaro quali impegni concreti il governo intende prendere sulle rivendicazioni presentate a sostegno di un miglior tenore di vita delle popolazioni tribali’.
Il leader maoista, inoltre, ha criticato l’atteggiamento dell’Associazione della polizia di Orissa che ha minacciato azioni di protesta nel caso personalita’ maoiste venissero rimesse in liberta’ per facilitare lo scambio con l’ostaggio.
Il governo del ‘chief minister’ Naveen Patnaik, sotto pressione anche per un secondo sequestro, quello del deputato tribale Jhina Hikaka, realizzato da un altro compattivo gruppo maoista, ha adottato negli ultimi giorni una politica molto prudente, evitando di prendere decisioni contrarie alla legge.
Per cui ad esempio, riguardo all’uscita di prigione dei militanti richiesti dalla guerriglia, il premier ha sottolineato che essa dovra’ avvenire attraverso una richiesta formale di liberta’ dietro cauzione. Una procedura che allunga i tempi del processo e che ha evidentemente scontentato i rapitori.
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