Per Rossella Urru e Maria Sandra Mariani, le due italiane di cui si sono perse le tracce fra le sabbie del Sahara, come anche di Franco Lamolinara, sparito in Nigeria, "tutte le istituzioni italiane sono impegnate fino allo spasimo": Margherita Boniver, appena conclusa una visita ufficiale in Mauritania, sintetizza cosí il senso dell’assidua presenza diplomatica dell’Italia nei Paesi del Sahel.
"Il governo italiano, a differenza di altri Paesi come la Gran Bretagna o gli Stati Uniti, si impegna attivamente per i suoi cittadini ostaggi con tutti i canali a sua disposizione, e riesce a farli liberare sempre. E lo stesso farà con loro", ha assicura Boniver, inviato speciale del ministero degli Esteri per le emergenze umanitarie.
Ma per il momento la 53enne turista fiorentina Mariani e la giovane cooperante sarda Urru, per la quale ha di recente fatto sentire la sua voce il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e si sono spesi in accorati appelli anche personaggi dello spettacolo come Fiorello e Geppi Cucciari, sono da qualche parte nel Sahel. Il clamore dei media italiani e gli applausi di Sanremo non raggiungono questa terra di nessuno desertica fra Algeria, Mali, Niger, Ciad e Mauritania di 8 milioni di chilometri quadrati, piu’ dell’intera Europa, dove prolifera e si annida Al Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi), percorsa in lungo e in largo da predoni, mercenari e sbandati di tante guerre, ultima quella in Libia, da trafficanti di droga, armi, esseri umani. Qui il lavoro degli 007, del network del governo italiano e quelli locali, asseconda il silenzio del Sahara.
In questo contesto la Mauritania, come i vicini Mali e Burkina Faso, da lei visitati in ottobre, "è un partner assolutamente strategico nella lotta al terrorismo e ai traffici", ha sottolineato con enfasi Boniver ieri sera, appena concluso il suo colloqui con il ministro degli esteri mauritano, Hamadi Ould Hamadi. La Mauritania, ha spiegato l’inviata del governo italiano, e’ impegnata in una dura guerra su tre fronti: il terrorismo islamico, la criminalità organizzata e il sottosviluppo, che incatena il 65% della sua popolazione al di sotto della soglia di povertà, facendone uno dei Paesi piú poveri al mondo.
Cio’ nonostante, ha ribadito Boniver, la Mauritania "ha un’intelligence che funziona, un esercito che funziona" e cerca al meglio delle sue possibilità "di controllare un territorio vasto e ingovernabile", il tutto da una posizione di "assoluta intransigenza, di tolleranza zero nei confronti del terrorismo", con cui non scende a patti, per principio. Due pilastri su cui il presidente, Mohamed Ould Abdel Aziz – che Boniver non ha potuto incontrare, come aveva invece previsto, per un ritardo del volo da Parigi causato da una bagarre a bordo – ha costruito le sue credenziali con l’Occidente e con il suo Paese che gli sono valsi l’elezione a capo dello Stato dopo essere arrivato al potere con un colpo di stato. "Noi siamo qui per ringraziare la Mauritania", ha detto Boniver dopo aver incontrato il ministro Hamadi. "E se la comunità internazionale non si rimbocca le maniche e non stringe la sua collaborazione con questi governi", portando loro sostegno politico e anche cooperazione allo sviluppo, ‘le conseguenze saranno sempre piú gravi", ha concluso. Anche perch‚, secondo previsioni del governo di Nouakchott, è fortissimo il pericolo di una "saldatura" fra l’Aqmi, i guerriglieri Shabaab somali e i terroristi Boko Haram nigeriani: un network del terrore integralista che prolifera nel cuore dell’Africa.
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