Vincenzo Arcobelli è uno degli esponenti più in vista della comunità italiana residente negli Stati Uniti d’America. Presidente del Comites di Houston, coordinatore del Ctim del Nord America – il Comitato Tricolore per gli italiani nel mondo, storica associazione fondata da Mirko Tremaglia -, già candidato per il Popolo della Libertà alle elezioni politiche del 2008 per la ripartizione estera Nord e Centro America.
ItaliaChiamaItalia ha voluto sentirlo su diversi temi: la crisi economica, il governo tecnico in Italia, i connazionali residenti negli Usa, gli eletti all’estero, il PdL nel Mondo, i Comites, l’informazione dedicata agli italiani residenti oltre confine e molto altro ancora.
Vincenzo Arcobelli, com’e’ l’Italia vista dagli Stati Uniti in questo periodo, fra crisi che non molla, politica in tilt e un governo tecnico che comincia a deludere le aspettative?
L’Italia viene vista con delle reali difficoltà per una pronta ripresa a breve termine. Quando sentiamo i nostri familiari, amici e conoscenti, ci manifestano lamentele a 360 gradi, dalla confusione parlamentare ai recenti scandali politici, alla crisi economica con i problemi del lavoro e della disoccupazione, l`incremento di tasse tra le più alte al mondo, la mancanza di credito da parte delle banche alle imprese ed alle famiglie, fondamentali per incominciare pian piano ad uscire dalla crisi.
Negli Stati Uniti come viene vissuta dagli americani la crisi economica?
Negli Usa gli ultimi 4 anni sono stati difficili, con l’aumento della disoccupazione, delle materie prime, con il costo del gasolio che si è avvicinato per la prima volta a 5 dollari al gallone, molte famiglie si sono trovate in difficoltà, persone che hanno perso la casa perché licenziate dal posto di lavoro in quanto l’azienda con cui lavoravano e’ fallita. Nelle ultime settimane e con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, si nota un miglioramento, gli statunitensi hanno sentito la necessità di cambiare stile di vita, diminuendo le spese ed adeguandosi alla realtà; forse questa crisi e’ servita a far cambiare un aspetto socio-economico culturale della popolazione americana.
Le comunità italiane con le quali sei in contatto, guardano all’Italia con più o meno interesse, rispetto a quando governava Berlusconi?
L’interesse ed il legame con l’Italia rimane alto direi, al di là di chi governa.
Ma secondo te Berlusconi ha fatto bene a dimettersi o sarebbe stato meglio se restasse in sella?
Quando un presidente del consiglio dei Ministri, premier e capo di Governo, si rende conto che la maggioranza parlamentare e’ talmente risicata che non ti permette di poter lavorare o addirittura non c’è più, è un dovere istituzionale andare al Colle. Berlusconi ha fatto bene a dimettersi in questo caso.
Per un soffio non sei entrato in Parlamento. Come giudichi, da ex candidato ma soprattutto da cittadino italiano residente all’estero, l’operato dei parlamentari eletti nel Nord e Centro America?
Saranno gli elettori a dover giudicare. Non si può pensare che un parlamentare o un presidente del Consiglio possa risolvere tutti i problemi di una Nazione così complessa dal punto di vista politico e burocratico come l’Italia. Detto questo, con una larghissima maggioranza ottenuta dal Governo Berlusconi si potevano fare delle cose importanti e significative per l’Italia e per le comunità italiane all’estero. Basandomi sui fatti e solo sul piano prettamente politico direi che potevano fare molto di più i nostri eletti, si sono perse delle grandi opportunità nell’interesse dei nostri connazionali.
Gli eletti del PdL, in particolare, Berardi e Giordano, hanno saputo dare le risposte che gli italiani residenti negli Usa si attendevano?
Bisognerebbe leggere i vari punti del loro programma elettorale del 2008: per il resto, chiedetelo ai diretti interessati.
Se potessi, quale messaggio invieresti a Berardi e Giordano?
Posso esprimere non solo un mio parere personale, ma un po’ il sentimento istituzionalmente contrario espresso alle ultime tre riunioni dei comitati di presidenza dei Comites degli Stati Uniti 2011-12 da parte dei colleghi per l`assenza dei Parlamentari, quando invece assieme alla Rappresentanza dei Comites e Cgie, nonché della rete diplomatica consolare, ci si coordinava e si parlava di argomenti che interessano le nostre comunità, dalla chiusura di consolati in USA al rinnovo e alle proposte di legge per la riforma dei Comites e Cgie, assistenza sanitaria e pensioni, tagli ai contributi MAE per la rappresentanza, chiusura di Rai Internazionale, chiusura di corsi di italiano… Ci aspettavamo una risposta dopo la consegna nelle mani del Sen. Giordano a Miami durante la riunione Intercomites nel 2010 di una bozza di proposta di riforma dei Comites da presentare in sede di commissione esteri e affari costituzionali; una proposta su cui confrontarsi, che era contraria in diversi punti da quella presentata dal Sen. Micheloni del PD; attendiamo pazientemente un segnale.
E il PdL nel Mondo, guidato da Caselli? Se potessi dare un voto al dipartimento Italiani nel mondo, tra 0 e 10, che voto daresti? E perché?
Non conosco il Sen. Caselli, sinceramente e coerentemente non potrei esprimere alcun voto perché al di là di essere sulla carta, mi sembra di capire che il dipartimento non è per nulla operativo.
Tu sei stato l’unico candidato, nel 2008, che ha visitato la comunità italiana della Repubblica Domenicana, la maggiore isola dei Caraibi. Dunque, l’unico ad avvicinarsi ai connazionali del Centro America. Come mai, secondo te, in generale i candidati trascurano il Centro America e puntano su Usa e Canada? Il fatto che i connazionali residenti nella zona dei Caraibi siano in numero minore rispetto a quello del Nord America, può essere davvero una giustificazione?
E’ per un senso di opportunità numerica direi, le grandi metropoli del Nord America in particolare, quelle localizzate nel Nord Est degli USA e Canada, dove le comunità italiane sono più numerose, sono quelle più visitate, non solo dai candidati alle elezioni ma anche dai politici in generale e dai rappresentanti istituzionali e del commercio. Aggiungo che né i Caraibi né il Centro America sono da trascurare, anzi sono quelle aree dove si dovrebbe investire di più dal punto di vista culturale e commerciale, dal punto di vista strutturale: in questo momento Panama e’ un esempio per opportunità imprenditoriali, la Repubblica Dominicana per il turismo.
Dicci la verità: hai intenzione di ricandidarti alle prossime politiche?
Tutto e’ possibile. Al momento non ho preso una decisione in termini di intenzione, dovrò discuterne in ogni caso in Famiglia, con i miei amici e collaboratori, valutare bene la situazione e gli schemi politici; partecipare alle elezioni in qualità di candidato all’estero e’ un impegno non indifferente.
Ma tu ti ritieni sempre del PdL? O, come altri hanno fatto e forse faranno, hai intenzione di cambiare casacca…
Io sono stato un candidato del PDL su esplicita volontà dell’On. Mirko Tremaglia e di AN prima della fusione con FI del 2009. Non ho nessun rammarico e non nascondo il fatto che mi sono trovato in netta minoranza in fase congressuale nel marzo del 2009 nel seguire l’idea dell’On. Menia contrario allo scioglimento di AN, ma di rimanere indipendente come partito, primo e forte alleato di FI nel centro destra. Questo nuovo contenitore politico del PDL dava una speranza con i punti del programma e con i presupposti e con una forte leadership per fare un’Italia migliore, per farla rialzare, con un particolare interesse sulla carta, nei confronti degli Italiani all’estero. Non ho cambiato ideologia, questa e’ la mia storia. Ho imparato nel mio brevissimo percorso politico che non c’e’ nulla di certo in politica, oggi ci sono diverse esigenze, una volta i partiti che si fondavano (vedi DC PCI-MSI-PSI) duravano in vita almeno per 50 anni, oggi ogni 4-5 anni si cambia il nome ed il logo del partito, ci sono fusioni e confusioni, cambi di casacca e quant’altro in termini di opportunità personale, ma non più di ideologia e di progetto, purtroppo.
Gianfranco Fini, con il suo Fli, ti ispira fiducia?
Rispetto il ruolo istituzionale ed il senso del dovere del Presidente Fini. Egli ha fatto una scelta ben precisa e coraggiosa, condivisibile o meno ma comunque rispettabile per progetti che tendono a migliorare il futuro politico del nostro Paese, soprattutto in un contesto europeo. Io ho fatto presente a suo tempo al presidente la mia non condivisione della scelta di chiudere definitivamente AN.
Salvatore Ferrigno ha lanciato nel Nord America il movimento "Insieme". Che diffusione ha presso i connazionali? E’ un’idea che piace?
Il collega Ferrigno ha fondato questo nuovo movimento politico, come risultato anche della confusione politica; mi sembra determinato, non so che livello di diffusione ha il suo movimento, il Nord America e’ un vasto territorio. Dal nostro ultimo incontro in sede Comites mi riferiva che l’idea piace, a quanti numericamente non saprei.
Veniamo al Comites di Houston: quali le iniziative più recenti e quali, se ce ne saranno, quelle future?
Abbiamo promosso la giornata del Ricordo con la proiezione del Film su Perlasca assieme alla comunità ebraica, prossimamente con le Forze dell’Ordine si celebrerà la manifestazione dedicata alla Madonna della Sfida, evento annuale dove si onorano le vittime del dovere istituzionale e del terrorismo. Si e’ coordinato ultimamente la diffusione di un bando di concorso di film di cortometraggio che l’Università’ di Palermo ha messo a disposizione a studenti delle università texane dopo un accordo siglato grazie alla CSNA. A seguire la Festa Nazionale Italiana del 2 Giugno, serata di benvenuto per la squadra nazionale di Rugby a Houston, indagini conoscitive nelle università per l’interesse della lingua italiana per poter promuovere successivamente dei corsi, e poi la conferenza dei ricercatori verso fine anno.
Il Comites di Houston e’ uno dei pochi al mondo che funziona veramente. Ma nella maggior parte dei casi i Comites ci appaiono una sorta di circoli per pensionati, ai quali lo Stato deve pure dare quattrini. Sbagliamo forse?
Dobbiamo assolutamente evitare di fare di tutta l’erba un fascio. Ogni comitato e’ composto da persone, diverse tra loro, con idee e modi di fare diversi, è ovvio che il successo di qualsiasi comitato dipende principalmente dall’entusiasmo, volontà, energia e capacità dei singoli, che se lavorano in sinergia e come una squadra potranno ottenere qualche risultato positivo. Non ho informazioni dettagliate tali da poter esprimere un parere globale, mi sembra che in Nord America si diano da fare con svariate iniziative.
Se ti dicessi che domani chiuderanno i Comites, insieme al Cgie, cosa mi risponderesti? Quali sarebbero i tuoi sentimenti?
Sarebbe un gran peccato, dopo aver contribuito a creare il primo organo di rappresentanza nella mia circoscrizione, i sentimenti saranno di delusione totale perché ci abbiamo messo anima, impegno e tanto lavoro che dura da oltre otto anni.
Voto all’estero: il sistema con cui votano gli italiani nel mondo va cambiato o va bene così com’e’? Ed eventualmente, cosa cambieresti?
Secondo me devono essere fatti degli accorgimenti per evitare possibili brogli, la preferenza deve rimanere in modo che il cittadino abbia la libertà di scegliere; io aggiungerei il codice a barre elettronico, e darei l’opzione di voto online e la pre-registrazione al voto.
Tu sei stato a Castelnuovo di Porto, presente allo scrutinio del voto degli italiani nel mondo. Tutti hanno sempre parlato di un caos totale in quell’occasione. E’ cosi? Raccontaci la tua esperienza.
Disorganizzazione totale, persone che non avevano niente a che fare in qualità di scrutinatori che toccavano schede, pacchi non pervenuti come ad esempio uno della Repubblica Dominicana, capi sezione che non sapevano che all’estero si potevano dare due preferenze e quindi cancellavano la seconda preferenza, poca vigilanza e sorveglianza. Secondo me gli scrutini si dovrebbero fare nelle ambasciate o nei consolati, anche i costi diminuirebbero.
Vincenzo, confessa: se avessi potuto, anche tu avresti fatto di tutto per ottenere anche un solo voto in più…
Con l’esperienza di oggi chiaramente avrei affrontato la campagna elettorale con qualche diversivo.
Cosa dobbiamo aspettarsi in Nord e Centro America per le prossime elezioni politiche? Cosa si muove nell’aria?
C’e’ molta incertezza. Alcuni personaggi conosciuti nel mondo della rappresentanza già si muovono, e mentre sono chiaramente identificabili i possibili candidati da parte del PD, nell’area di centro destra si capisce molto poco. In 4 anni non vi e’ stata una riunione, un incontro, una comunicazione nell’ambito dei partiti del centro destra, tranne una recentissima iniziativa da parte dell’Associazione Azzurri della Florida, a cui va il mio applauso. Ci potrebbe essere un voto di protesta o una grande percentuale di non votanti, il centro destra si deve muovere, deve fare qualcosa prima che sia troppo tardi, in seno all’area di centro destra all’estero ci sono personalità capaci, oneste, professionali. Bisogna ritornare al mondo dell’associazionismo con un rilancio, andando ben oltre l’interesse partitico che deve essere usato come strumento parlamentare, la mia presa di posizione e’ coerente con il mio passato, presente e futuro per continuare quello fatto da Tremaglia con il CTIM mettendo in primis le problematiche degli Italiani nel Mondo.
In conclusione, una domanda che ci riguarda da vicino: l’informazione italiana nel mondo, cosi’ com’e’ oggi, e’ ancora valida? I giornali tradizionali, quelli cartacei, da ciò che osservi, si vendono ancora? I connazionali sono disposti a spendere soldi per comprare questi prodotti? E l’informazione online, che ruolo ha presso le comunità di connazionali residenti oltre confine?
Così com’e’ non va bene, sono del parere che bisogna premiare i più meritevoli ed onesti: troppi sprechi e truffe, bisogna dare un taglio drastico ed eliminare il contributo ai giornali fantasma e sostenere quelli che effettivamente esistono e fanno un buon lavoro di promozione culturale. Sono sempre più che convinto che l’informazione on line sia in Italia che oltre confine avrà più utenti rispetto alla carta stampata, ha un ruolo importante, è molto pratico collegarsi. Anche in questo caso chi opera bene nell’informazione on line e dimostra una certa utenza dovrebbe essere premiato con il sostegno da parte del dipartimento dell’editoria della presidenza del Consiglio.
ricky@italiachiamaitalia.com Twitter: @rickyfilosa
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