Il 19 ottobre u.s., nell’ambito delle manifestazioni organizzate in occasione della XI Edizione della Settimana della Lingua Italiana nel mondo, presso l’Università Tecnica di Istanbul (ITU), l’Arch. Vittorio Gregotti ha presentato al pubblico il suo volume “Architettura e Postmetropoli” pubblicato nel 2011 da Einaudi. L’evento è stato organizzato dall’Ambasciata italiana ad Ankara e dall’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul, con la collaborazione dell’Università Tecnica di Istanbul (ITU).
Il prof. Prof. Orhan Hacihasanoglu, Preside della Facoltà di Architettura dell’ITU e la dott.ssa Fortunato, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Istanbul, hanno ricordato la grande notorietà dell’arch. Gregotti, legata ai suoi progetti e alle numerose realizzazioni che hanno contribuito a ridefinire l’aspetto di molte città in tutto il mondo.
Nel corso del Suo intervento, cui hanno assistito studenti e docenti dell’Università ITU, Vittorio Gregotti ha compiuto un’attenta riflessione sulle nuove e avvincenti sfide per l’architettura contemporanea, alla luce dell’inarrestabile trionfo della città nella società attuale, segnata da una popolazione urbana in costante crescita con conseguenti importanti fenomeni di portata mondiale.
Interrogandosi su quale contributo possa portare oggi l’architettura alla condizione della postmetropoli in continuo e globale sviluppo, l’Arch. Gregotti ha messo in evidenza le maggiori difficoltà derivanti da una mutazione troppo rapida, dalla impossibilità di poter effettuare previsioni e pianificazioni, in una realtà in cui si combinano progresso e contraddizioni, espansione delle comunicazioni e transitorietà delle informazioni. La postmetropoli inoltre rappresenta la rinuncia ad una identità riconoscibile nonostante essa offra una ampia varietà di tipologie. Anche l’oggetto architettonico è mutato negli ultimi decenni, poichè un tempo esso nasceva da una diretta relazione tra cliente, costruttore ed architetto, mentre oggi le relazioni nella produzione edilizia si sono fatte più complesse: questioni finanziarie, processi di marketing, tempi di produzione, ecc.
L’architetto non ha relazione con l’utilizzatore finale, che è diventato un elemento secondario del processo di produzione. A ciò si aggiunge il mutamento nei processi stessi di costruzione del progetto attraverso l’uso e l’impatto della tecnologia digiatle, con enormi vantaggi pratici ma anche con gravi conseguenze riguardanti l’esercizio del disegno e la dipendenza dal fascino dello schermo, l’illusione di dominare sin troppo facilmente geometrie complesse, aumentando le tentazioni di indipendenza dai contesti fisici e sociali reali. Secondo l’arch. Gregotti un possibile tentativo di soluzione potrebbe realizzarsi solo attraverso una diversa concezione della creatività, che superi il senso della provvisorietà attuale con la proposta di una nuova qualità civile degli insediamenti.
Ancora una volta “il bello dell’architettura è la luce del vero e, più in generale, le opere dell’arte sono il farsi evento storico di un frammento di verità”.
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