Antonio Razzi, deputato eletto con l’Italia dei Valori nella ripartizione estera Europa e poi passato con la maggioranza berlusconiana, ha querelato ItaliaChiamaItalia. All’ex dipietrista non e’ piaciuto un articolo a firma di Gaetano Longo – avvocato, ex collaboratore di Razzi – pubblicato sul nostro quotidiano online. L’articolo si può trovare su Google digitando il titolo "Italiani all’estero, si vergogni onorevole Razzi!". Andate a leggervelo.
Razzi ha querelato, insieme al sottoscritto e a Longo, autore del pezzo, anche Camillo Giulia, ex vicedirettore del nostro giornale, completamente estraneo alla vicenda. Ma vallo a spiegare all’Antonio residente in Svizzera.
Al momento siamo nella fase delle indagini preliminari: vedremo come andra’ a finire. Fin d’ora, tuttavia, come direttore responsabile di ItaliaChiamaItalia, mi dichiaro, a scanso di equivoci, colpevole. Ma si’, tagliamo corto: altro che giudici e Tribunali. Eccomi qui, sono un reo confesso, punitemi. Ma non per aver pubblicato il pezzo di Longo: quello lo rifarei, forse sbagliando (lo decidera’ eventualmente una Corte), chissa’. Mi dichiaro colpevole per avere dato tanto spazio a Razzi e alle sue dichiarazioni lunatiche, ai suoi discorsi senza filo; colpevole per aver cercato di difenderlo anche quando forse sarebbe stato più giusto criticarlo. Ma con Razzi c’e’ sempre stato un rapporto umano, lo conosco dal 2006, l’ho sempre considerato un pesce fuori dall’acqua. Quando pero’ ho sentito e visto, come milioni di italiani, il video lanciato da La7 (che vi riproponiamo in questa pagina), ho detto basta: Razzi su ItaliaChiamaItalia non apparira’ più. Stop alla pubblicazione dei suoi comunicati, stop alle interviste, per noi Razzi e’ politicamente e mediaticamente morto: di un deputato che dichiara con la massima tranquillita’, quasi con orgoglio, di essere in Parlamento per farsi i cazzi propri, sinceramente non sappiamo che farcene. Gente cosi’ ci causa solo nausea. E poi ancora c’e’ chi si sorprende del fatto che l’antipolitica abbia raggiunto un livello spaventoso fra i cittadini.
Condannatemi, dunque: condannatemi perche’ ho commesso un errore e gli errori si pagano. Sara’ stata colpa della mia giovane eta’ (anche se gli anni avanzano spietati anche per il sottoscritto), sara’ stata la mia ingenuita’ o il mio voler credere a tutti i costi che anche a quelli come Razzi va data una possibilita’. Sara’ che ancora non ho quel cinismo proprio di chi e’ in politica da una vita. Fatto sta che ho sbagliato. Non avevo capito di che pasta fosse fatto l’onorevole. Chiedo venia. Mi e’ successo anche in qualche altro caso, pochi grazie a Dio, con qualche altro politico. Vorra’ dire che dovro’ cercare di essere meno impulsivo nei miei giudizi sulle persone, nel bene o nel male. Ma intanto mi dichiaro colpevole. E da colpevole, mi difendero’ davanti a un Tribunale se cosi’ vorra’ il destino.
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