Tra le miriadi di sigle che fanno riferimento all’universo dell’emigrazione ce n’è una che ha attirato la nostra attenzione: si tratta dell’ANFE, Associazione Nazionale Famiglie Emigrate. A giudicare dal sito web ufficiale, l’associazione ha delegati in diversi Paesi del mondo. Scavando, tuttavia, ciò che viene fuori è una fotografia con poche luci e tante ombre.
Tale associazione ha attirato la nostra attenzione, dicevamo, perché abbiamo ricevuto, nel corso delle ultime settimane, diverse segnalazioni dall’estero, in particolare da alcuni membri facenti parte degli organismi di rappresentanza degli italiani nel mondo, quali Comites e associazioni; così abbiamo deciso di andare più a fondo.
L’associazione senza fini di lucro viene fondata l’8 marzo 1947 dall’on. Maria Federici. Attualmente il presidente è Salvatore Bendici, che ricopre quel ruolo da meno di un mese. Ha preso il posto di Paolo Genco, nel 2017 finito ai domiciliari accusato di truffa aggravata ai danni della Regione Sicilia e dell’Unione europea. Scagionato, insieme a tutti gli altri imputati, perché “il fatto non sussiste”, Genco per i pm avrebbe rendicontato costi per beni e servizi mai effettivamente forniti. Si parlò all’epoca di una presunta truffa di 200 milioni di euro, un vero scandalo. Ma il tribunale di Trapani ha deciso di assolvere tutti gli imputati dalle accuse, stabilendo che non ci sarebbe stata alcuna indebita percezione di fondi pubblici.
Resta il fatto che tale associazione oltre confine esiste, ma a quanto pare solo sulla carta. E’ vero, in certi Paesi risulta persino essere tra le associazioni riconosciute dalla nostra rete diplomatico-consolare, ma sembra sia solo apparenza, tant’è che diversi Consolati italiani nel mondo hanno chiesto ai Comites di riferimento di aiutarli a fare pulizia, ovvero a individuare quali siano le associazioni attive e quali in realtà rappresentino solo fumo negli occhi.
Internet, che ha una memoria da elefante, tra le poche notizie che riporta mette in evidenza il caso dello scandalo ANFE a cui abbiamo accennato sopra: per il resto, poco o nulla.
Le notizie più recenti legate all’ANFE su Google News, il motore di ricerca Google per editori e giornalisti, risalgono a fine 2022. Come quella che racconta di un incontro tra una delegazione ANFE guidata dall’allora presidente nazionale Genco e la responsabile del dipartimento regionale per i Siciliani nel mondo Elena Pralia: sul tavolo, possibili collaborazioni, soprattutto nel campo della formazione, con la Regione Sicilia. Un modo per cercare di ottenere fondi pubblici da investire poi in formazione, appunto. Ma con i guai che in passato hanno visto coinvolta l’associazione, il dubbio che determinati fondi vengano usati per altri fini rimane.
In Argentina, per esempio, Paese con il maggior numero di cittadini italiani al mondo, risulta essere delegato un certo Amedeo Serio. Noi ci siamo informati attraverso rappresentanti della collettività italiana: in realtà questo signore “è un totale sconosciuto”, ci riferiscono le nostre fonti. Di più: nessuno ricorda neppure una iniziativa sul territorio che sia legata all’ANFE. Non un convegno, non una manifestazione, nemmeno una pizzata. Nulla.
Valerio Evola, già responsabile per lo stato della California, nei mesi scorsi è stato nominato delegato Nazionale per tutti gli Stati Uniti d’America. Addirittura. Ma dal web nessuna conferma, se no appunto il comunicato di nomina confezionato in casa. Sul suo profilo Linkedin, Evola risulta essere residente a Palermo, in Sicilia. E non negli Stati Uniti. Tant’è vero che ha fatto parte della delegazione che ha incontrato Elena Pralia. Può uno che vive a Palermo gestire iniziative in tutti gli Stati Uniti?
In Messico risulta essere delegata ANFE una certa Adriana Di Giacomo. Originaria di Aragona, in provincia di Agrigento – siciliana dunque, come tanti altri componenti ANFE – ha vissuto in Messico per un periodo, ma da oltre quattro anni è tornata a vivere in Italia. Eppure sul sito dell’associazione risulta ancora delegata ANFE Messico… O il sito web non è aggiornato o qualcosa non torna.
Enrico Citati invece, almeno sulla carta, sarebbe il delegato ANFE in Repubblica Dominicana. Ex vice console a La Romana, nella zona Est del Paese, Citati secondo fonti autorevoli che vivono e lavorano da anni nella Repubblica Dominicana, si sarebbe trasferito in California da tempo, circa quattro o cinque anni fa. Eppure anche lui, come nel caso della signora Di Giacomo in Messico, risulta ancora delegato ANFE RD. Non si conoscono attività o iniziative targate ANFE portate avanti da Citati nel Paese dei Caraibi, anche se lui all’epoca usava la qualifica di delegato ANFE un po’ come biglietto da visita.
A Barcellona, in Spagna, la coordinatrice sarebbe la dott.ssa Licia Ciappetta: “Mai sentita”, ci riferiscono dal Comites di quella circoscrizione consolare.
La delegata ANFE Grecia è, sulla carta, Maria Giovanna Irene Fusca: anche in questo caso, abbiamo chiesto a chi conosce bene la comunità italiana in Grecia e le risposte che ci sono arrivate sono tutte negative: “Qui noi non sappiamo neppure chi sia”.
Al di là della sua presenza – o assenza – oltre confine, ciò che si intuisce leggendo quel poco che riporta internet, è che l’ANFE si dà molto da fare per cercare di recuperare fondi pubblici da parte di enti regionali o statali, si suppone per portare avanti le iniziative a favore degli italiani nel mondo. Succede, però, che non vi è traccia alcuna di queste iniziative: della serie, tanto fumo e niente arrosto?
Una fonte autorevole, da anni tra i protagonisti della collettività italiana in Sudamerica, a ItaliaChiamaItalia racconta: “Questi dell’ANFE portano avanti un gioco che potrebbe diventare pericoloso. Perché? Perché oltre a nominare dei delegati qui e là oltre confine, non fanno nulla. Utilizzano dei connazionali a cui interessa soltanto avere un biglietto da visita in più, ma poi non portano avanti alcun progetto a favore della comunità italiana: nessun tipo di assistenza, nessun sostegno ai più bisognosi d’aiuto”. Capito?
Quello dell’associazionismo italiano nel mondo è un capitolo che ci interessa tutti da vicino, perché sappiamo bene che sono i nostri fratelli italiani all’estero a promuovere la vera cucina italiana, il vero made in Italy, la nostra lingua, la nostra cultura: però deve essere fatto tutto in trasparenza e soprattutto senza secondi fini. Invitiamo fin d’ora le autorità diplomatico-consolari di tutto il mondo a fare pulizia tra i registri delle associazioni riconosciute, così come ha cominciato a fare il Consolato a Bruxelles, in Belgio. Altre sedi consolari europee, e non solo, stanno chiedendo collaborazioni ai Comites in questo senso. Affinchè coloro che portano avanti un vero lavoro a favore dei connazionali siano premiati, mentre chi opera soltanto per vendere lucciole per lanterne venga immediatamente estromesso.