La netta vittoria del “no” nel referendum sulla riforma costituzionale e ora la sentenza della Consulta sull’Italicum, la legge elettorale proposta dal governo Renzi e approvata nel mese di maggio di due anni fa, hanno aperto nei fatti la campagna elettorale per andare a votare un nuovo Parlamento, con un anno di anticipo sulla scadenza naturale dell’attuale legislatura. Infatti, al di là del cambio della guardia a Palazzo Chigi, dove Paolo Gentiloni è subentrato a Matteo Renzi, nella considerazione generale l’attuale legislatura sta percorrendo gli ultimi mesi di vita. Non si sa se si andrà al voto ad aprile, maggio o giugno, oppure se si arriverà a ottobre, o a febbraio 2018, ma intanto tutti i partiti e i politici si preparano alle elezioni.
Succede anche in seno alla comunità italiana più numerosa al mondo, un bacino di oltre settecentomila elettori potenziali in Argentina e altrettanti negli altri paesi dell’America Meridionale, cominciando dal Brasile, dall’Uruguay e dal Venezuela, dove più numerose sono le comunità italiane. Ma solo per stare all’Argentina, anche se i conti si fanno con tutti i paesi e comunità dell’area, si registrano dichiarazioni e riunioni, oltre a comunicati e voci in circolazione su quale sarà, almeno al giorno d’oggi, l’impostazione della campagna elettorale nelle nostre terre.
Cominciamo dai partiti e settori politici. Come è noto, ci sono quelli locali, legati principalmente al mondo associativo, e quelli che sono espressione di partiti politici italiani.
Le passate esperienze elettorali dicono che il MAIE, il Movimento associativo degli italiani all’estero fondato e presieduto dall’on. Ricardo Merlo, ha le migliori carte in mano. Merlo fu eletto la prima volta nel 2006, quando accompagnava Luigi Pallaro con l’Aisa, nella prima elezione politica degli italiani all’estero. L’anno successivo creava il suo proprio partito, appunto il MAIE, col quale conquistava la rielezione alla Camera nelle elezioni del 2008 e ripeteva in quelle del 2013. Conquistando nelle tre elezioni, il maggior numero di preferenze tra tutti gli eletti all’estero. Un monte preferenze che desta l’invidia di non pochi candidati anche in Italia.
Il MAIE ottenne inoltre un senatore nel 2008 (Mirella Giai) e nel 2013 (Claudio Zin) e inoltre, nel 2013, conquistò anche un altro seggio alla Camera (Mario Borghese) vincendo ampiamente la tornata elettorale di quell’anno nella quale furono eletti quattro deputati e due senatori. Ottenne, infatti, quasi 130mila voti, quarantamila in più del secondo il Pd, che superò i 90mila voti e tre volte in più del terzo, l’Usei di Eugenio Sangregorio, che superò i 40mila voti. (…)
In questi anni Merlo si è adoperato per estendere sempre di più il suo movimento in altri paesi e continenti (…) e ha sostenuto una costante strategia di opposizione al governo di turno, in quanto considera che hanno sempre adoperato politiche che hanno danneggiato gli italiani all’estero, prima col centrodestra, poi col centrosinistra, specialmente quello presieduto da Matteo Renzi. Ma il MAIE sostiene Merlo – ha votato responsabilmente in occasione di passaggi importanti per l’Italia, assicurando la stabilità e la responsabilità nei confronti delle istituzioni e dell’Ue. E in occasione della riforma costituzionale, ha sostenuto il “sì” al referendum (nonostante la netta opposizione a Renzi) che, come è noto, nell’America meridionale ha raggiunto il 60% di approvazione, l’esatto opposto di ciò che è avvenuto in Italia. Infine negli ultimi giorni si è riunito con il responsabile per gli italiani nel mondo di Forza Italia Vittorio Pessina, in vista di un successivo incontro con Silvio Berlusconi.
Sempre a livello locale, c’è un altro partito, l’USEI, Unione sudamericana degli emigrati italiani, fondato e presieduto dall’imprenditore Eugenio Sangregorio. Per l’Usei e il suo presidente questa sarebbe la quarta esperienza elettorale. Nelle precedente (la seconda in alleanza con l’Udc), non è mai riuscito ad entrare alla Camera, dove si è sempre candidato. Nel 2013 però, è entrata Renata Bueno, residente in Brasile.
L’on. Bueno ha girato un po’ in tutti i gruppi parlamentari e infine ha sostenuto il governo Renzi. Sangregorio invece, in un recente comunicato, ha definito quello dell’ex premier il peggior governo per gli italiani all’estero. Ha chiesto che venga approvata al più presto la nuova legge elettorale e che si vada al voto immediatamente dopo. Noi siamo già in campagna elettorale, assicura l’imprenditore. Altre liste locali oggi non ci sono e non sembra facile che col poco tempo che c’è a disposizione possano costituire alternative valide.
Invece è più complicato capire cosa succederà con i partiti italiani. Il centrodestra, al di là di eventuali accordi di Fi col Maie, non sembra essere presente. La Lega non è mai riuscita a far piede in Argentina. La destra invece, che ai tempi di Tremaglia poteva ancora contare su un cospicuo numero di elettori, oggi sembra sparita e ancora di più da quando è deceduto l’on. Giuseppe Angeli, lo scorso mese di ottobre. L’ex parlamentare aveva raccolto la storica sigla del CTIM per rilanciarla in Argentina.
L’avv. Antonio Laspro, coordinatore del CTIM per il Sudamerica, ha da poco aderito al MAIE, senza rinunciare al CTIM, come hanno precisato sia lo storico esponente della comunità brasiliana, sia l’on. Merlo. Altri esponenti della destra o del centrodestra, che una volta erano spalleggiati dall’ex senatore Caselli, oggi sono praticamente spariti dalla circolazione. Caselli non riuscì ad essere rieletto nel 2013, dopo la sua contestata elezione nel 2008, e il suo gruppo nel 2015 non riuscì a presentare una lista nelle elezioni per il rinnovo dei Comites, nemmeno in una delle nove circoscrizioni consolari italiane in Argentina.
Diverso il discorso per il Partito democratico. C’è da dire che alcuni tra i principali dirigenti del centrosinistra, in precedenti elezioni, entrarono nel movimento di Merlo. Tra essi Mirella Giai. E c’è da ricordare che il centrosinistra, oggi Pd, non è mai riuscito a far eleggere un proprio candidato dell’Argentina.
Nel 2006 furono eletti Marisa Bafile del Venezuela alla Camera ed Edoardo Pollastri (deceduto pochi fa a 84 anni) che arrivò al Senato per poche decine di voti in più rispetto alla Giai. Nel 2008 riuscì a portare a Roma, dall’America Meridionale, soltanto un deputato, Fabio Porta, residente in Brasile. Il quale fu rieletto nelle elezioni del 2013 conquistando con un altro italiano residente in Brasile, il sen. Longo, un seggio a Palazzo Madama. Quindi nessun “argentino” presente nelle liste del centrosinistra, sempre capeggiate da Francesco Rotundo, storico presidente del Comites di Morón, riuscì ad essere eletto per andare a Roma. Forse una spiegazione sta nel fatto che, come in Italia, anche in Argentina il Pd ha settori di opposizione interna molto forti, una debolezza nel momento di dover unire sforzi per una elezione che richiede, specialmente in una ripartizione tanto estesa, un necessario gioco di squadra e avere la certezza dell’appoggio del partito a livello locale.
Infine c’è la grande incognita del Movimento 5 stelle. Se in Italia sembra essere il primo o il secondo partito, secondo i sondaggi, da queste parti non è molto conosciuto e non sono conosciuti gli eventuali rappresentanti. Nelle due consultazioni che ci sono state – elezioni dei Comites e referendum – non ha avuto molto successo, visto che al primo appuntamento non si è presentato e nel referendum pur se ha avuto una certa presenza durante la campagna elettorale, non ha inciso molto, visto che da queste parti ha vinto chiaramente il “sì” alla riforma, contrariamente a quanto avvenuto in Italia.
L’incognita si mantiene perché ci sono due settori sui quali potrebbe puntare il movimento di Grillo, come del resto potrebbe fare anche il Pd. Sui “nuovi emigrati”, i giovani italiani che negli ultimi anni si sono stabiliti in Argentina che, si calcola, possono essere fino a diecimila. Proprio il numero di voti conquistati nelle elezioni parlamentarie del 2013 in questa ripartizione del’America Meridionale. Ma molti di loro non hanno cambiato residenza, per cui continuano ad essere registrati in Italia. Potrebbe far leva anche sui giovani argentini di origine italiana, in possesso della doppia cittadinanza, tra i quali c’è un settore che la pensa come l’ex comico. Specialmente quando scrive al presidente ecuadoriano Correa, per dirgli che se arriverà al governo si ispirerà alla sua politica rispetto ai rapporti con il Fondo Monetario Internazionale, banche e fondi di investimento. Si tratta di un discorso “bolivariano”, che entusiasma molti settori in Argentina e in altri paesi del continente. Ma Grillo e compagnia hanno sempre snobbato gli italiani all’estero, non li conoscono e non hanno idea o interesse al rapporto con “l’altra Italia”. O almeno così è stato fino ad oggi.
In altre parole, probabilmente da queste parti non ci saranno grandi sorprese nelle elezioni ma, come avvenne nel 2006, se continuerà ad esserci una sostanziale parità tra le forze politiche italiane, un senatore in più o in meno, potrebbe rivelarsi determinante per dar vita a un governo. Ultima notazione. Circola insistentemente la voce che questa volta, Ricardo Merlo si candiderà al Senato.
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