Votate, votate, non importa chi ma votate. Mancano solo pochi giorni, ma dimostrate che ci siete anche voi, italiani all’estero. E’vero, sono giorni che siete bersagliati dai giornali, dalle radio, dagli spot in televisione, dagli altoparlanti nelle strade, nei bar, in tutti i ritrovi pubblici. E’vero, sono arrivati anche sulle spiagge, mentre state prendendo il fresco sotto l’ombrellone. Eccole le belle ragazzuole con centinaia di foglietti del candidato alle elezioni. Non infastiditevi, quelle povere ragazze stanno facendo un lavoro, sorridete e ringraziate, anche se non leggerete nemmeno cosa ha scritto il candidato. Sì, il bersagliamento continua, anche sui cartelloni luminosi, con le telefonate dei parenti e degli amici, su internet! Lo so, non ce la fate piu’ ad ascoltare sempre e solo le stesse promesse. Ma abbiate pazienza, manca poco, solo pochi giorni e tutto finirà. Termineranno anche loro, i candidati, che qualcuno sorridendo ha definito "furbacchioni", e qualche altro molto seriamente “imbonitori” – E come si fa a dar loro torto? Ma le elezioni bisogna farle, per cambiare qualcosa. E va bene che “se le elezioni cambiassero qualcosa non ce le lascerebbero fare” scrisse quell’intelligentone di Mark Twain.
Allora pazientate altri pochi giorni ma VOTATE. Avete ascoltato loro, i candidati, per molte settimane, qualcuno parla molto bene, qualche altro fatica a mettere insieme poche parole nella lingua di Dante, ma un risultato univoco lo avete avuto: tutti si dichiarano paladini degli italiani nel mondo. Tutti vogliono migliorare la vita di noi italiani all’estero. E tutti hanno promesso: assistenza sanitaria gratis, come in Italia, pensioni sociali, scuole dove s’insegna l’italiano, anche lavoro. Quante promesse.
Bene, se li conoscete, votateli ma non vi fidate. Bisognerebbe far firmare loro un sorta di affidavit dove poterli sbugiardare se verranno eletti e se faranno cose diverse da quelle promesse in campagna elettorale. Il mio consiglio? Votate innanzitutto per dimostrare a Roma che gli italiani nel mondo esistono e sono una forza; poi per i "vecchi", per coloro i quali si ripresentano, riguardate la loro storia, cosa hanno fatto, se sono stati presenti, come hanno votato nei provvedimenti che interessavano gli italiani nel mondo… e se vale la pena rivotateli, perche’ sui 18 un paio forse hanno lavorato veramente. Certo c’é il "nuovo", candidati che si presentano per la prima volta. Come sta accadendo qui, in Uruguay. Personalmente li conosco quasi tutti e devo dire che non millantano, ma il voto è sempre una incognita, ed anche qui guardate la loro storia, cosa hanno fatto per gli italiani nel mondo, e se sono solo promesse, se non hanno gia’ dimostrato di aver lavorato DISINTERESSATAMENTE, NON GLI DATE IL VOTO.
Nel vasto panorama delle Americhe c’é gente oggi che si presenta per avere piu’ clienti nella propria finanziaria (cioe’ concedere piu’ mutui personali) o chi lavora nelle compagnie assicurative (nuovi contratti) o espressione partitica e politica dichiarata (imposti da questo o da quel partito) o chi ha soldi, molti soldi e vuole anche il potere. Ma poi chiedetevi: glielo ha ordinato il medico a questa persona di candidarsi? Perche’ si presenta come candidato alle elezioni (anche nei Comites), perche’ vuole andare a Roma? Cosa fa nella vita? Essere eletto gli dà un vantaggio? Quale? Migliora o peggiora la sua vita? (dovrebbe lavorare di piu’, staccarsi dalla famiglia, dagli affetti, dagli amici…) Insomma, per quale ragione dice improvvisamente di voler lavorare per il bene degli italiani nel mondo? E se ha gia’ una storia di "sacrifici" e lavoro per il bene della collettivita’ (ne conosco pochi) allora si’ votatelo.
Nel quadro rattristante dei candidati a scaldare i seggi di Camera e Senato in rappresentanza degli italiani all’estero brillano invece negativamente le scelte fatte dai partiti per l’America Settentrionale e Centrale. Se ne possono salvare un paio che hanno concreta esperienza e competenza. Il primo, a mio avviso, è Renato Turano che, eletto senatore nel 2006, alle consultazioni del 2008 ha avuto un numero di preferenze molto superiore a quelle dell’avversario e sarebbe stato rieletto se non fossero misteriosamente spariti alcuni scatoloni di schede votate che hanno impedito all’Unione di superare il PdL ed hanno quindi consegnato la vittoria a Basilio Giordano, denunciato sia in Canada per diffamazione che in Italia per possibile frode ai danni dello Stato. Giordano, infatti, come proprietario di un semiquotidiano di Montreal, per difendersi dall’accusa di diffamazione sembra abbia certificato alla Corte canadese di avere una tiratura di sole 15.000 copie, mentre ai fini della determinazione del contributo alla stampa estera ne dichiarava contemporaneamente 35.000 alla Presidenza del Consiglio, Dipartimento dell’editoria. Evidente è anche l’interesse privato di Giordano, il cui unico tentativo di legiferare è consistito nella presentazione di un ddl per l’aumento dei contributi alla stampa periodica degli italiani all’estero, affiancato però dal suo voto favorevole a tutti i tagli devastanti che Tremonti ha imposto sui finanziamenti alle attività a favore degli italiani all’estero: assistenza, diffusione di lingua e cultura, contributi ai Comites e al CGIE. Per la fedeltà al partito, Giordano è stato ovviamente ricandidato dal PdL, insieme all’attuale deputato, Amato Berardi, che nel giro di cinque anni di legislatura ha mandato sue newsletter zeppe di foto di circostanza in paesi dal nome impronunciabile e dalla collocazione geopolitica sconosciuta a tutti, tranne che ai geografi di professione. Il laconico Berardi, il cui italiano fa rivoltare Dante Alighieri nella tomba, è però molto loquace nel messaggio registrato che invade le case degli elettori all’ora di cena, con cadenza quotidiana, insieme a quello di Giordano. Il resto dell’elenco dei candidati del PdL è formato da membri del quarto potere, giornalisti, giornalai e distributori di giornali, fra cui il trombato nel 2006 nella sua lista indipendente Dom Serafini, che pubblica cataloghi di mostre mercato e pontifica sulla ristrutturazione di mamma RAI e tale Domenico Delli Carpini, del quotidiano America Oggi che, pur avendo Delli Carpini come suo candidato a queste elezioni ha avuto la sfacciataggine di offrirsi come stampatore delle schede elettorali. Non sta meglio la lista “Con Monti per l’Italia” piena di transfughi da tutto e per tutto: alla Camera Sorriso, SOS in Sicilia, poi Forza Italia, poi PdL, poi MAIE (il movimento di Riccardo Merlo); Angela Rosaria Nissoli Fitzgerald detta Fucsia che secondo lei dovrebbe essere eletta perché è una “grande organizzatrice di eventi di successo” (come cita il Fatto Quotidiano) cioè di Miss Italia USA, realizzato anni fa insieme alla moglie di Sorriso; Solimeo (CTIM) che vanta il possesso di alcuni McDonald’s, il che – ovviamente – lo rende altamente qualificato ad andare alla Camera dei Deputati che, con lui, potranno godere del quotidiano apporto di grassi e calorie, abbandonando ristoranti e bouvette. Al senato Monti ha un direttore di patronato a Toronto: l’Epasa della Confederazione Nazionale dell’Artigianato, ente non certo moderato o di centrodestra, che si affianca al Comandante Arcobelli, disceso dai lombi di Mirko Tremaglia e attuale presidente del Comites di Houston, in Texas, galantuomo, ma molto sognatore… Ma questa gente non ha il senso dell’obbligo morale di dare le dimissioni o almeno sospendersi da cariche e incarichi per tutta la durata della campagna elettorale? Altri illustri riciclati per forza, perché i partiti di iniziale o successiva appartenenza li hanno mollati subito, hanno pensato bene di creare il proprio movimento e la propria lista: appare dunque all’orizzonte “Insieme per gli Italiani” che candida alla Camera Salvatore Ferrigno, l’ex deputato, ex CTIM, ex Forza Italia, ex PdL (che non lo ha ricandidato nel 2008), ma eternamente presidente del Comites di Filadelfia e oggetto di una denuncia per fatti interni al Comites. Con lui ci sono tre nuovi nomi, utili portatori d’acqua, fra cui una donna – che fa parte della misera pattuglia di 5 candidate su un totale di 31 concorrenti – anche lei ex fondatrice del centrosinistra in USA, poi CTIM (per avere il cavalierato), poi PdL, ora non si sa bene cosa, purché la eleggano. Per fortuna sua e dell’Italia non ha alcuna speranza di vittoria, poiché “Insieme” è nato con l’esclusivo scopo di rieleggere Ferrigno, il quale spera nell’effetto trainante dei voti guadagnati al Senato dai suoi candidati. Peccato che ambedue abbiano scarsissimo seguito e che uno dei due sia Cesare Sassi. Sassi vanta un lungo curriculum di abbandoni: ex fondatore della Lega (dice lui), ex CTIM (sbugiardato da Tremaglia), ex alleato di Sorriso con cui è apparso sul bollettino del Comites di Miami, trasformato illegalmente nel 2008 in un’apologia elettorale dell’allora presidente, ora ex anche in questo, perché si dimise prima che il Comites fosse sciolto per mancanza di numeri, a causa delle assenze volontarie o carcerarie di un paio dei suoi membri (uno dei quali, tale Maurizio Paglialonga, ancora ricercato dalla polizia spagnola per una condanna di truffa aggravata). Il PD non sta meglio. Tranne il gentiluomo Renato Turano, vero rappresentante dell’emigrazione, plurieletto, uomo di successo, cresciuto all’interno della comunità, così come Giovanni Rapanà, più volte eletto a Comites, CGIE e consigliere comunale della municipalità di maggioranza italiana a Montreal, il partito non ha molto da mostrare a parte il capolista alla Camera, il “Galletto”, di nome e di fatto, già miseramente fallito come candidato alle regionali in Puglia, mai eletto a nulla, tranne che alle cariche cui si è autonominato, protetto non si sa bene da quali papaveri dell’empireo democratico. La sua campagna elettorale è basata sull’album di foto di occasione, strappate – come tutti sappiamo – al termine di riunioni o di conferenze o di incontri di vario genere, quando gli sfacciati di turno abbracciano il presidente degli USA in carica o ex e tutti i personaggi importanti che capitano a tiro per farsi fotografare. Speriamo che non scoppi un incidente internazionale per indebita interferenza nelle elezioni politiche di uno Stato sovrano, l’Italia, per colpa del presuntuoso tuttologo che alle immagini rubate unisce il ritratto di se stesso, a braccia conserte, davanti al profilo dei grattacieli di Manhattan. Sfortunatamente ai nostri votanti in nord e centro America non gliene importa niente di falsi memento e inconsapevoli sponsor, del tutto inutili per quanto riguarda la soddisfazione delle istanze degli italiani residenti in questa ripartizione. Anche il partito dovrebbe stare molto attento perché, nell’impossibile caso di una sua elezione, Galletto, da solo contro tutti, ha promesso di cambiare l’Italia in una brutta copia strutturale degli Stati Uniti, senza rendersi conto che ci vuole l’abitudine ad un certo tipo di gestione diretta della democrazia per far funzionare il Bel Paese come funziona l’America.
Le scelte sembrano obbligate. Esperienza, competenza e conoscenza del lavoro che deve svolgere il rappresentante delle nostre realtà sono i criteri su cui gli elettori devono basare le loro scelte. Speriamo che lo facciano.
*direttore Gente d’Italia
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