Lo scorso 15 Aprile, Walter Veltroni ha incontrato il Circolo PD di New York. Affrontate molte questioni di rilevanza politica Italiana ed Europea. Walter Veltroni, in visita a New York per la presentazione del suo film Quando c’era Berlinguer, ha condiviso con iscritti e simpatizzanti la sua passione per la missione politica, e la sua visione per una riforma profonda del modo di stare nella società come politico e cittadino.
Prendendo spunto dal suo ultimo libro “E se noi domani”, l’ex sindaco di Roma ha commentato i processi sociali e politici oggi in atto nel Paese. Illustrando la sua idea di politica fatta “insieme”, ha presentato il quadro complessivo del sistema di valori riformisti che ha sostenuto la sua storia politica, la sua idea di leadership in quanto ex-segretario del Partito Democratico, e la sua azione di amministratore quando era sindaco di Roma.
Veltroni durante il suo intervento ha sottolineato come l’Italia sempre di più oggi necessiti di una democrazia intesa come bilanciamento tra una forte capacità di governo e una forte capacità di controllo, la prima incardinata nell’Esecutivo, la seconda nel Parlamento. Una democrazia forte quindi, in grado di decidere e di essere nel tempo delle nostre società veloci, questo per sottrarre la democrazia stessa al rischio di essere considerata un peso per la collettività, e offrirsi ai poteri coercitivi dei sistemi autoritari che potrebbero minare la vita democratica.
“Chi ama la democrazia in senso compiuto, deve farsi carico del problema del funzionamento, della velocità della democrazia, della trasparenza della democrazia, del potere della democrazia, perché una democrazia che non esercita la capacità di direzione della cosa pubblica, in un tempo complesso come quello in cui viviamo, rischia di entrare nella contraddizione tra società veloce e Democrazia lenta. Questo contrasto può determinare una specie di rigetto, come quello avvenuto dopo il fallimento dell’esperienza della Repubblica di Weimar e l’avvento del nazismo, portato al potere dal voto degli elettori”.
Come democratici, dice ancora Veltroni, “non dobbiamo avere paura di coltivare un’idea della democrazia come strumento di decisione, perché se non lo facciamo, alla fine, la società genererà un bisogno di decisione senza democrazia”.
Walter Veltroni ha poi espresso l’importanza della politica come guida della comunità, intesa non come somma di “io, cani perduti senza collare”, ma come somma d’individui che, a diverso titolo, informano e formano la vita della comunità. Una somma d’individui che agiscono al di fuori della dialettica che nel Novecento ha opposto negativamente pubblico e privato, ma che si prefiggono di produrre nuove forme di partecipazione democratica finalizzate alla gestione e alla decisione pubblica.
Dice Veltroni: “non tutto deve fare lo Stato, non tutto possono fare i privati, perché in mezzo tra lo Stato e i privati c’è la responsabilizzazione civile, c’è il fatto di prendersi l’incarico delle cose, di avere uno Stato meno invasivo, più regolatore, più capace di suscitare forme di auto-organizzazione piuttosto che di gestione diretta”.
La società che immagina Walter Veltroni è una società che non deve essere più portata per mano, ma nemmeno lasciata all’iniziativa privata, e soprattutto una società organizzata. Una società che al suo centro abbia il cittadino moderno, ormai maturo civilmente per trasformarsi da spettatore passivo ad agente di opportunità, di crescita, di elaborazione di modelli sia di aggregazione per la collettività, sia di indirizzo per l’azione dello Stato.
Veltroni sottolinea come ci sia oggi il “bisogno di creare gli Stati Uniti d’Europa, una realtà politica e sociale in cui i cittadini europei vi possano riconoscere un vantaggio e un’opportunità”. Quindi Europa non come limite o un severo giudice, ma spazio per la realizzazione degli individui.
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