Il soggetto della solitudine se é estremamente complesso nella società odierna, lo é ancor di più per gli italiani residenti all’estero che si sentono, a ragione, esclusi, derisi, umiliati. I gruppi e le istituzioni che dovrebbero strutturarne l’aggregazione sono in crisi o in via di estinzione; partiti politici, sindacati, organismi di rappresentanza. Mai come oggi gli italiani nel mondo stanno vivendo una situazione di grande frustrazione; esclusi dalla vita politica, mal rappresentati in Parlamento, sentono, soprattutto dopo la morte di Mirko Tremaglia, indebolire il loro senso di appartenenza alla comunità nazionale. Molte persone deluse hanno smesso di militare e si sono rinchiuse in se stesse. La politica del Mae (Ministero affari esteri) é stata molto chiara in questo senso: tagliare, chiudere, ristrutturare, colpire gli italiani all’estero senza intaccare minimamente i privilegi della casta dei diplomatici. Il grido di dolore lanciato dal sen. Claudio Micheloni, Pd, qualche giorno fa in Senato, giunge oltre il tempo massimo.
Ha ragione da vendere Micheloni nel denunciare che «l’amministrazione del Mae agisce come una scheggia impazzita col fine di tagliare tutto cio’ che riguarda i rapporti con gli italiani all’estero e la cooperazione internazionale». Ha anche ragione nel sostenere che il «Mae percepisce con fastidio ogni disegno di riforma per una comunità che pretende servizi efficienti!!».
E come non essere d’accordo con la denuncia degli sprechi? A che serve ricordare, ad esempio, che attualmente lo Stato Italiano ha a Parigi ben tre ambasciatori, un console generale ed un istituto italiano di cultura e che ogni ambasciatore guadagna 320 mila euro annui di ISE (indennizzo extra salariale) + 125 mila euro come oneri di rappresentanza, a cui si aggiungono 64 mila euro annui se ha moglie e 16 mila euro per ogni figlio? A che serve ricordare che il direttore di un istituto italiano di cultura all’estero guadagna 15 mila euro al mese e a che serve ricordare in che modo vennero fatte certe nomine dal precedente governo? E ancora a cosa serve ricordare che la rete consolare andrebbe ristrutturata? Che attualmente il personale della rete diplomatica-consolare italiana nel mondo é formato da piu’ del 50% di impiegati mandati da Roma con i costi delle relative trasferte e 50% di contrattisti assunti in loco che lavorano a costo di mercato inferiore agli indennizzi ISE? Che altri Paesi tendono ad avere nella loro rete diplomatica-consolare un rapporto di 20% mandati dalla capitale e 80% di personale assunto in loco?
A che serve ricordare tutte queste cose se poi la politica, gli eletti all’estero, chinano la testa davanti all’arroganza dei funzionari del Mae e delle potenti lobby dei sindacati dei diplomatici ed accettano passivamente il salasso dell’Imu, lo smantellamento dei servizi, il rinvio delle elezioni dei Comites e del Cgie, il taglio agli aiuti per i più bisognosi?
Micheloni, sempre nel suo intervento al Senato, ha ricordato a che punto sia giunta l’arroganza di questa casta. In una delle audizioni in Commissione esteri, l’ex segretario Mae, davanti richiesta precisa di fornire dati sui costi relativi al funzionamento degli uffici all’estero, rispose piccato; «ma perché mi chiedete queste cose?». In Francia o negli Stati Uniti un atteggiamento simile avrebbe causato l’immediata rimozione del funzionario con conseguenti sanzioni disciplinari, ma in Italia tutto é lecito!
Vale la pena ricordare, come ha fatto Micheloni, che un diplomatico riceve un indennizzo di trasferta non inferiore a 8000 mila euro al mese mentre un soldato inviato a rischiare la vita in Afghanistan percepisce non più di 5000 euro al mese?
Chi dovrebbe rappresentare le istanze degli italiani nel mondo? Chi dovrebbe difendere i più deboli? Il giulivo deputato toscano dal cinguettio e dall’insulto facile costantemente in missione a spese del contribuente? Il suo omologo al Senato in letargo permanente? Il deputato-operaio dell’ex Idv? Lo spagnoleggiante senatore pidiellino eletto in Sud America? O qualche baldanzoso personaggio, senza arte né parte, che si é già autoproclamato candidato con la benedezione beneplacita di Roma?
È chiaro a tutti che una situazione del genere non é più tollerabile; gli italiani all’estero sono stanchi delle promesse non mantenute e di essere presi in giro da persone che hanno a cuore solamente la difesa del proprio seggio in Parlamento.
Lo tsunami che Merlo, Ferretti e Ricky Filosa stanno producendo é destinato a cambiare per sempre il mondo degli italiani all’estero. Il numero di adesioni cresce a tal punto che Eugenio Balsamo, editorialista di punta del magazine finiano «Il Futurista» diretto da Filippo Rossi, ha dedicato venerdì scorso una pagina intera al movimento di Ricardo Merlo. Il titolo dell’articolo é molto emblematico: «Il Maie divora pezzi di un Pdl in frantumi». L’analisi di Balsamo é senza concessioni; i partiti all’estero, Pdl in testa, hanno sciupato un capitale immenso, non hanno saputo considerare le diversità di pensiero e di approccio politico di chi vive in cinque continenti tra di loro diversissimi, in società tanto diverse. Inoltre il gruppo trasversale dei parlamentari «stranieri» non può vantare nulla di realmente positivo. A Merlo tuttavia Balsamo riconosce la capacità di fare sistema, di far pesare la voce degli italiani in Sud America, di fare lobbing tra i connazionali. Da qui l’approccio post-ideologico del movimento, né di destra, né di sinistra, ma solamente per gli italiani all’estero. In fin dei conti non era pure il sogno di Mirko Tremaglia?
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