Francesco Ceron, 67 anni, bolognese, è stato ammazzato come un cane nella Repubblica Dominicana, lo scorso 2 giugno. L’italiano si era trasferito da qualche anno nell’isola dei Caraibi, più precisamente a Sosua, nel Nord del Paese, dopo aver venduto un negozio di abbigliamento nel centro del capoluogo emiliao. Il suo corpo senza vita è stato ritrovato fra il sedile posteriore e il baule del suo veicolo, una Suzuki Gran Vitara grigia, completamente legato, incaprettato, con lividi e escoriazioni ovunque, oltre a gravi ferite alla testa. Inoltre, intorno al collo un filo spinato, con il quale si suppone sia stato strangolato.
Francesco e’ stato ucciso davanti alla porta della sua villetta. Gli assassini hanno usato la Suzuki di Ceron per fuggire, ma rimasti senza benzina hanno abbandonato l’auto a circa 7 km di distanza dalla casa del nostro connazionale. La polizia locale, giunta sul posto, ha trovato il corpo in condizioni davvero disastrose.
Alcune ore dopo l’omicidio è stato fermato dalle autorità un dominicano 30enne, Juan Velásquez, residente a Sabana de la Mar, sospettato dell’omicidio anche perché sui vestiti che indossava sono state trovate macchie di sangue. Ma Velàsquez ha negato di avere qualcosa a che vedere con l’assassinio dell’italiano, dicendo che quel giorno era a Bavaro a visitare un amico. Il dominicano, tuttavia, non è riuscito a fornire altri dettagli sul suo alibi, né un indirizzo preciso in cui avrebbe incontrato l’amico.
Gli inquirenti vogliono capire se la mandante del delitto possa essere la donna che Ceron aveva sposato lo scorso 15 aprile, in terze nozze. Lei, Carmen Christina Sanchez, 36 anni, avrebbe pero’ negato, dicendo che quel giorno si trovava nella capitale, Santo Domingo. Nulla si sa del movente, un’ipotesi e’ che possa essere economico, come spesso succede in questi casi. I figli dell’italiano non hanno neppure potuto disporre del corpo del padre, “gestito” dalla moglie dominicana: “Ci ha detto che se lo volevamo dovevamo pagare: prima 3 mila pesos, poi 49 mila (circa 900 euro, ndr). Siamo rimasti disgustati. Ora vogliamo solo una cosa: giustizia”.
Quando il figlio e la sorella di Francesco hanno aperto la cassaforte della vittima, hanno trovato documenti e il diario. “Sono caduto in trappola, questa e’ l’ultima cazzata che farò prima di morire”, l’ultima annotazione lasciata dall’uomo, il 14 aprile. Proprio il giorno prima di sposarsi.
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