Roma – Inventare una nuova Rai Internazionale e assegnarle un tavolo nella conferenza Stato-Regioni. Perché no? La proposta sarà presentata in Commissione Vigilanza dal capogruppo Pd, il senatore Fabrizio Morri, ed è giunta al termine di ‘Rai Internazionale, Regioni e sistema Paese all’estero’. Il dibattito andato in scena a Firenze sabato 3 settembre, nell’ambito di ‘Fatti sentire’, la Festa democratica dell’informazione, ha visto alternarsi le idee di politici ed esperti per delineare il futuro dell’unico canale pubblico dedicato ai connazionali nel mondo.
Insieme a Eugenio Marino, promotore dell’evento e responsabile del dipartimento italiani nel mondo del Pd, e al senatore Morri, sono intervenuti il direttore di Rai Internazionale Daniele Renzoni, il giornalista Rai Michele Mezza, gli eletti all’estero Claudio Micheloni, senatore Pd, e Guglielmo Picchi, deputato Pdl.
“Sono le stesse regioni, ormai, a farsi carico della promozione italiana nel mondo – ha spiegato Morri – ed è giusto coinvolgerle puntando, contemporaneamente, all’individuazione di nuovi target. Pensiamo, ad esempio, a quanti appassionati di lirica si iscrivono a corsi di lingua italiana. Concordo con chi propone la creazione di un nuovo canale”. Proprio sulla necessità di ideare una nuova Rai Internazionale si è registrato il parere unanime dei presenti.
Una trasformazione “realizzabile anche senza un’iniziale richiesta di risorse economiche” come spiegato dal senatore a ItaliaChiamaItalia a margine dell’incontro, sostenendo così una visione a metà strada tra "l’improrogabile bisogno di finanziamenti, del quale la maggioranza dovrà prendere coscienza" – sostenuta dal senatore Micheloni – e "l’inutilità di investire altri soldi senza razionalizzare le spese ed eliminare le sedi amministrative che, con le nuove tecnologie, rappresentano ormai solo costi accessori", ribadita invece da Guglielmo Picchi. I due parlamentari di opposti schieramenti hanno trovato un punto di unione nella richiesta di trasmettere in più lingue: "Rai internazionale soffre di provincialismo", ha denunciato Micheloni.
Manovre d’agosto, crisi economica, polemiche e attacchi quotidiani. Ma se si parla di Rai Internazionale, maggioranza e opposizione celebrano la loro luna di miele lanciando critiche puramente bipartisan. La volontà di cambiamento era già stata resa chiara in apertura di dibattito, quando lo stesso Marino aveva esordito spiegando che “la Rai pecca di incapacità nel gestire questa situazione, ha rinunciato a rivolgersi a più target e a un piano editoriale innovativo, che non comprenda improponibili accorpamenti come quello con RaiNews che, a nostro avviso, non ha nulla a che fare con il canale per l’estero. È importante – ha aggiunto il responsabile Pd mondo – sostenere il web ed evitare realtà come quelle di Rai World e Rai Corporation dove ancora non si capisce quale sia la direzione da prendere”.
A Renzoni è spettato il naturale compito di rispondere alle critiche trasversali. "Per fare una sintesi, è tutto da rifare – ha ironizzato il direttore che, pur concordando con le richieste di innovazione, ha ricordato i cambiamenti già introdotti dall’inizio del suo incarico -. Abbiamo inserito l’informazione di ritorno e i sottotitoli in inglese e spagnolo nei notiziari, abbiamo coprodotto con l’ex Rai Sat, oggi Rai5, gli speciali su Arbore, andati in onda prima da noi e poi sulla Rai".
"Certo che serve un canale che parli inglese e promuova l’immagine dell’Italia nel mondo – ha poi aggiunto Renzoni a colloquio con ItaliaChiamaItalia a margine dell’incontro -, ma Rai Internazionale può trasmettere solo in italiano perché così prevede la convenzione. Rai Internazionale oggi, purtroppo, non e’ il canale internazionale della Rai e sono d’accordo con tutto quello che è stato detto sul palco, ma va cambiata la linea editoriale dell’azienda”.
“Lo stesso sito web, sul quale potremmo sperimentare nuovi programmi, e’ una piattaforma Rai e non nostra”, ha spiegato ancora Renzoni. Noi stiamo facendo di tutto per ampliare il target e includere i nuovi italiani, quelli che viaggiano per studio o affari, il passaggio da 5 a 8 notiziari al giorno, più uno dedicato solo allo sport, è pensato proprio per coloro che, rimanendo per un determinato periodo fuori dai confini nazionali, hanno bisogno di tenersi informati".
"Mi preme ribadire – ha specificato il direttore, riprendendo il dibattito sulle trasmissioni intrapreso sul palco – che noi proponiamo tutto quello che registra grandi ascolti in Italia e quando non lo facciamo, come accaduto con il programma di Fazio e Saviano o con alcune partite, è solo ed esclusivamente perché non ci vengono dati i diritti. Il vero tema – ha concluso – è quello del doppio canale, lontano dalle regole che ci detta la convenzione e pensato in grande come la BBC".
La problematica della scelta dei programmi italiani da mandare in onda era stata già ricordata nel corso della tavola rotonda, nello spazio dedicato agli interventi dei direttori delle testate di settore. Ricky Filosa di ItaliaChiamaItalia, Gian Luigi Ferretti de L’Italiano e Mimmo Porpiglia di Gente d’Italia hanno richiamato l’attenzione sulle numerose mail da parte di connazionali che desiderano una Rai Internazionale più vicina agli italiani nel mondo. Filosa, in particolare, ha segnalato lettere di italiani residenti all’estero che lamentano la messa in onda di reality show come, ad esempio, l’Isola dei famosi. "Noi trasmettiamo programmi che sono copie di format originali americani quindi i nostri connazionali si vedono l’originale e la nostra brutta copia”, ha ironizzato Michele Mezza, promotore dell’idea di coordinare rete e regioni.
“Nella selezione delle trasmissioni non posso applicare una scelta qualitativa, devo basarmi sui dati e mandare in onda ciò che fa ascolto anche in Italia", ha replicato Renzoni, rivendicando la decisione di trasmettere anche i talk show come Ballarò o Porta a Porta per rispettare il pluralismo richiesto dalla commissione Vigilanza, nonostante molti telespettatori chiedano "fiction, UnoMattina e La vita in diretta".
“Ormai la politica internazionale è fatta dai Comuni – ha insistito Michele Mezza con ItaliaChiamaItalia a margine della tavola rotonda – e noi vantiamo marchi unici come Venezia o Roma. Basti pensare che, all’estero, Venice Channel è molto più conosciuta di Rai Internazionale e questo ci fa capire che dovremmo creare canali legati al territorio e sperimentarli via web, con un costo notevolmente inferiore”.
L’idea di collegare Rai Internazionale alla conferenza Stato Regioni era stata lanciata proprio dal giornalista, ex vicedirettore della rete e ideatore di RaiNews24. “Rai Internazionale ha un ruolo strategico all’interno del servizio pubblico proprio perché ne copre un’area costitutiva, non può diventare una tassa che paghiamo alla nostalgia. Questo Paese si riprenderà solamente se saprà promuovere la propria immagine all’estero e, in questo senso, propongo di ancorare la rete ai luoghi dove si trovano i veri interessi, i territori, ritrovando una bussola di geomarketing che permetta a chi fa impresa all’estero di trovare in Rai Internazionale un partner”.
“Inoltre – ha aggiunto Mezza – il web non è una vetrina, ma una fabbrica. È necessario ragionare in termini di agenzia, intesa come centro di produzione di contenuti continuo, non più di semplice canale. Tra gli esempi concreti di nuovi target e argomenti possiamo citare gli studenti provenienti da altri paesi e iscritti nelle università italiane, oppure la Giornata nazionale del fashion, prevista per il 15 settembre”. “Rai Internazionale – ha concluso il giornalista – deve diventare un centro di produttività e non dobbiamo lasciare che l’alibi dei soldi annebbi questo ragionamento, la rete ha poche risorse economiche semplicemente perché negli ultimi dieci anni li ha spesi nella maniera sbagliata”.
“Sono molto soddisfatto per i contenuti e gli argomenti del dibattito – ha dichiarato Marino a ItaliaChiamaItalia a conclusione dell’incontro – bisogna vedere se la maggioranza terrà fede all’idea di un dialogo reale sull’argomento: finora non ha dimostrato interesse e sottolineo come la volontà di smantellare Rai Internazionale si stia manifestando di pari passo con l’istituzione di un canale internazionale di Mediaset, in pratica una rete concorrente”. “Se qualcuno pensa di bloccare questo processo di riforma dell’informazione per il mondo brandendo la scusa dei soldi e della crisi economica – ha concluso Marino – noi rispondiamo che non abbiamo bisogno di risorse economiche”.
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