Zurigo – Un pugno allo stomaco, che arriva a colpire la coscienza. Scuote gli animi “Il nuovo Sud dell’Italia” di Pino Esposito, presentato nel corso di tre serate evento presso il cinema Qtopia di Uster, alle porte di Zurigo. Scuote gli animi chi quel Sud lo ama, nonostante tutte le sue imperfezioni, e di chi da quel Sud è partito quando il Meridione era ancora terra di emigrazione e non di immigrazione, come accade oggi.
Fa male vedere i fatti di Rosarno raccontati dagli stessi protagonisti, quei ragazzi neri che raccolgono arance rosso sangue per 25 euro al giorno e dormono, se ci riescono, in ambienti che nulla hanno in comune con l’essere umano, tranne la povertà meschina di chi li ha condotti in quei luoghi. Su tutto fa da sfondo il mare, in grado di restituire i rifiuti che lo intossicano “depositandoli sulla spiaggia così come può portare a riva barche distrutte o corpi privi di vita” ha spiegato lo stesso regista commentando le prime immagini della pellicola incentrate sul cimitero di barche di Lampedusa, con le quali i profughi avevano voluto attraversare il canale di Sicilia.
Il Comune di Uster ha dedicato alla pellicola girata dal giovane calabrese Pino Esposito, per la fotografia di Antonio Murgeri, tre serate concluse con il dibattito pubblico di sabato 22 settembre al quale hanno preso parte il regista, il senatore Pd Claudio Micheloni e la consigliera dei Verdi, rappresentante del cantone di Zurigo, Ornella Ferro, e in qualità di moderatrice l’italiana Fausta Borsani, da anni residente in Svizzera e attiva sul fronte dei diritti umani.
ItaliaChiamaItalia era presente all’evento organizzato, con successo e 300 biglietti venduti, in collaborazione tra l’Associazione culturale italiana-svizzera Zeughaus, Acli, Albaner Verein, Bashkimi, Associazione pugliese, Associazione abruzzese Wetzikon e dintorni, Avis, Circolo italo-svizzero, Colonia libera italiana di Uster, Comitato genitori Gruningen, Famiglia lucana, Federazione pugliese in Svizzera, Missione cattolica italiana Uster.
La pellicola, prodotta da Os Film, Zürich, e presente in importanti vetrine internazionali come il festival di Locarno, punta il dito sulle istituzioni italiane “troppo spesso assenti” a detta del regista, “già sul posto dal giorno seguente” a detta del senatore Micheloni. “Questo film non parla solo di razzismo ma, soprattutto, di povertà”, ha spiegato il giovane Esposito commentando con il pubblico le immagini delle spiagge inquinate, dei paesini totalmente spopolati e delle insurrezioni di Rosarno. “I calabresi non sono razzisti – ha specificato il regista – hanno reagito a una situazione che si sono trovati di fronte, quando la rabbia dei ragazzi di colore è esplosa dopo i colpi di pistola sparati contro di loro”.
La povertà è stata il filo trainante anche nell’intervento di Micheloni, che è arrivato a ipotizzare come al Sud sia in arrivo “una nuova ondata migratoria come quella degli anni ’50, i giovani scappano dal nostro paese” aggiungendo che “il problema non sono i due milioni e mezzo di immigrati, ma la mafia che controlla quel territorio. In Italia ci sono paesi poveri che hanno dato grandi lezioni di accoglienza a tutti, soprattutto alla Lega e alla Padania, il migrante è la lente di ingrandimento della società che incontra, ne ingigantisce i difetti, è successo anche a noi italiani in Svizzera”.
Particolarmente evocativo e sentito anche l’intervento di un rappresentante del Comune di Uster che ha ricordato la sua immagine del Bel Paese e il suo incontro in tenera età con un “uomo che cercava soldi per comprare il biglietto e tornare dai suoi, al Sud dell’Italia”. “Anche noi eravamo andati in vacanza in Italia – ha raccontato il rappresentante -, dove si mangiava un gelato verde chiamato pistacchio, dove c’era quel lago grande chiamato mare, dove tutto mi sembrava più bello e più interessante che a casa. E ora quest’uomo voleva tornare dai suoi, ma non aveva i soldi”. Povertà e bellezza, come sempre, nel nostro splendido e affascinante Sud, dove il meridionale è diventato colui che accoglie, dopo essere stato per decenni colui che fugge.
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