Quando, nel marzo del 1960, usciva il numero “zero” del periodico d’Emigrazione “Futuribile”, il flusso d’italiani che lasciavano il Bel Paese, per raggiungere altri Stati europei, era continuo. Nonostante i miti del “boom economico” nazionale.
In dieci anni (1960/1970) hanno lasciato la penisola 75.000 connazionali. Le mete di favore erano la Svizzera e la Germania. Colmato il flusso d’uomini dal sud al nord del Paese, non restava che tornare a emigrare all’estero. Per divulgare notizia di un fenomeno, non solo socio/economico, c’eravamo impegnati nell’edizione di un mensile che trattava, esclusivamente, dello “status” degli italiani migrati nel Vecchio Continente. L’impegno, anche economico, lo avevamo preventivato sulle nostre spalle. Con la sensazione, poi confermata, di tracciare notizia meno generica sul flusso umano che abbandonava, per oggettiva necessità, la Penisola. Il nostro primo contributo titolava “Esodo”. E, come sotto titolo, “hanno cambiato Paese, ma non il Cuore”.
L’emozione, allora, era quella che tentavamo d’evidenziare con una frase. Già sicuri di non poter concretare appieno lo stato d’animo di chi era costretto a lasciare affetti in una Penisola che non era nelle condizioni di sfamare tutti i suoi figli.
Quel decennio è già storia. Da qualche anno, (2008/2015), però, il fenomeno è ripreso ed è in assiduo aumento. L’Italia è andata avanti, ma i problemi occupazionali sono tornati e più complessi che per il passato. Ora lasciano la Penisola i diplomati e laureati che in Patria hanno capito di non avere futuro. Di non poter fare progetti per la loro vita. Gli italiani se ne vanno non perché rifiutano certi lavori, è che non ne trovano neppure d’alternativi.
Ora l’Europa è stellata e noi siamo una delle stelle. Però la questione migrazione s’è ravvivata. Magari non a livello ”esodo”, ma, certamente, non minimizzabile. Il mensile “Futuribile” non esiste più da molti anni. Siamo però certi che se si ricostituisse un gruppo di giovani studenti, di buona volontà, la pubblicazione, con le tecnologie informatiche, potrebbe riprendere per informare ed essere stimolo a chi compete d’andare oltre le promesse e gli “ultimi fuochi” di un Potere Legislativo alla deriva. L’Italia ha da recuperare le risorse che sono state “smarrite”. Senza polemica, ma con quell’impegno che, ora, non percepiamo. Quando l’esodo si ripresenta, come avviene, c’è da analizzarne le cause. Anche quelle politiche.
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