Zurigo – Le elezioni si avvicinano, la riforma del voto anche. Sembra esserne convinto il senatore Pd Claudio Micheloni, nonostante la generale situazione di stallo nella quale naviga la riforma elettorale in Parlamento. Nel 2013 si voterà ancora per corrispondenza? ItaliaChiamaItalia lo ha domandato al senatore incontrandolo a Uster, Svizzera, a margine della proiezione del film di Pino Esposito “Il nuovo Sud dell’Italia”.
Senatore Micheloni, la pellicola di Pino Esposito restituisce un’immagine molto cruda del rapporto tra Sud Italia e immigrazione. Si tratta di una fotografia veritiera o la rappresentazione del fenomeno è stata esagerata?
“Ciò che abbiamo visto in video è vero, quello che non emerge dal film è quanto quei territori siano controllati dalla criminalità organizzata, la vera causa scatenante di realtà come Rosario. Ci sono paesi dove il popolo italiano è ostaggio della criminalità e dagli stessi interventi degli immigrati, quando dicono “gli italiani non sono razzisti” oppure “a sparare non sono stati gli italiani”, si percepisce che anche loro afferrano la differenza tra i cittadini e “lo Stato”, il problema è che ciò che loro chiamano “Stato” in realtà è la criminalità organizzata”.
Non è preoccupante il fatto che i due concetti di Stato e mafia vengano confusi nell’immaginario di chi arriva nel nostro Paese?
“Mi preoccupa il fatto che noi, come Stato, non riusciamo a combattere fino in fondo il fenomeno della criminalità organizzata, nonostante tutti i sacrifici e le vittime di questa guerra. Un migrante che arriva nei territori del Sud controllati dalla mafia è portato a sovrapporre le due idee”.
La proiezione del film di Esposito è stata organizzata dalle associazioni italiane in Svizzera. Queste realtà non sono più vicine al territorio rispetto agli eletti?
“Gli eletti fanno il possibile. Purtroppo ormai lo sport nazionale non è più il calcio ma la distruzione dell’immagine di istituzioni e rappresentanza. Si tratta di un gioco pericoloso per la democrazia, l’attuale situazione italiana è il risultato degli ultimi trenta anni di politica, ma non è stata solo quest’ultima a dimostrare delle mancanze”.
In Italia manca un comune senso civico?
“Ogni cittadino deve riflettere sulle proprie responsabilità, quando la politica e il voto vengono visti come scambio di favori il senso dello Stato sparisce. Abbiamo bisogno di riflettere e non di cercare colpevoli, siamo tutti responsabili. Serve serietà, non basta solo criticare e sparare nel mucchio. Con slogan del tipo “Sono tutti uguali” si possono vincere le elezioni ma non si tira fuori il Paese dal dramma”.
Rimane il fatto che, all’estero, le associazioni vengono sentite più vicine rispetto a chi opera in Parlamento.
“Gli italiani all’estero certamente hanno un debito storico rispetto alle associazioni, al loro lavoro e al loro impegno. Il nostro compito sta anche nel fare in modo che questi sacrifici non siano vani, nutro un profondo rispetto per queste realtà anche se, spesso, non si riesce a trasmettere la loro importanza alle istituzioni italiane”.
A che punto è la riforma del voto estero?
“Per la nostra circoscrizione sono stati presentati oltre venti disegni di legge e proprio su questo si sta lavorando in Senato”.
Le elezioni si avvicinano e la situazione è in alto mare. Si farà in tempo?
“Probabilmente riusciremo a mettere a punto alcune modifiche per rendere il voto più sicuro”.
“Probabilmente” indica una possibilità. Si parla da anni di modifiche. Siete consapevoli che presentarsi alle elezioni con lo stesso meccanismo sarebbe in contrasto con quanto dichiarato in questi anni dagli eletti?
“Sì, per noi votare con l’attuale legge elettorale sarebbe un suicidio. Il problema è che la nostra riforma è legata all’altra, quella nazionale”.
Per la quale i partiti non riescono a trovare un accordo. La riforma elettorale nazionale mette in bilico quella estera?
“In tutte le democrazie si modifica la legge elettorale nei giusti tempi e si arriva a pochi mesi dalle elezioni. Sono sicuro che entro le prossime due o tre settimane la riforma uscirà dal Senato”.
Dopo il caso Di Girolamo gli eletti hanno da più parti invocato l’abolizione del voto per corrispondenza. Eliminerete questo meccanismo?
“Se si toglie la corrispondenza si toglie di fatto il voto estero. Questo sistema funziona in tutti i paesi del mondo, anche qui in Svizzera, da noi non funzionano le regole, non il metodo”.
Il sistema svizzero può servire da modello?
“Sì, il modello svizzero può essere preso come esempio. Stiamo lavorando per mettere in sicurezza il voto per corrispondenza, non per eliminarlo”.
Casi come i comportamenti di Razzi e lo scandalo Di Girolamo allontanano gli elettori. Non temete una fuga di voti?
“Razzi ha cambiato sponda politica, come fanno purtroppo in molti, mentre lo scandalo Di Girolamo è nato in Italia, è qui che si è tentato di inquinare il voto e noi eletti paghiamo lo scotto di errori altrui. Purtroppo ancora non si riesce a trasmettere questo messaggio”.
Agli occhi di chi vota, però, il malaffare è nella circoscrizione estera e non in Italia.
“Ho ricordato più volte in aula che l’origine del problema sta nel comportamento dei gruppi criminali, quanto accaduto non è riconducibile agli italiani all’estero”.
Siete pronti alle prossime elezioni? Come vi preparate?
"Gli eletti devono ricordarsi più spesso che rappresentano gli italiani all’estero e non le forze sociali e le strutture che hanno interessi all’estero. È un concetto ben diverso, bisogna difendere meno interessi e rappresentare di più le comunità”.
A chi è rivolta questa frecciata?
“A nessuno, parlo in generale”.
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