Roma – “Patrioti moderni”. Futuro e Libertà si fa il trucco e, nei due giorni di convention a Pietrasanta, annuncia una nuova destra senza chiamarla mai per nome. Che cos’è, oggi, Fli? Italiachiamaitalia.it lo ha chiesto al coordinatore nazionale, Roberto Menia.
On. Menia, “Vi prego, non chiamiamolo partito”: Pietrasanta sarà ricordata anche per queste parole di Gianfranco Fini. Stupiti o soddisfatti?
“La convenzione di Pietrasanta ha lasciato, in me e negli altri partecipanti, una impressione positiva e di grande soddisfazione. Si è ritrovato l’entusiasmo che c’era all’inizio di tutta questa avventura, unito a un’atmosfera estremamente costruttiva. Inoltre, mi preme sottolineare che, in un momento in cui si discute sui costi della politica, abbiamo dimostrato che si può organizzare un grande evento nel quale chi partecipa si paga viaggio, vitto e alloggio. Eravamo 1.500 persone presenti e unite per condividere un progetto. In questo senso, Fini e noi tutti parliamo di un movimento di gente unita dagli stessi valori, più che di un partito”.
Dal palco di Pietrasanta, Italo Bocchino ha ricordato Mirko Tremaglia, un uomo caro agli italiani nel mondo ma anche alla destra più pura…
“Abbiamo ripercorso le tante fasi della nostra storia e, negli interventi, si leggeva molto della scuola di Tremaglia. Nel corso della convention abbiamo detto che la nostra identità si lega a valori fortemente patriottici e nazionali, gli stessi che hanno ispirato la vita di Mirko. Non a caso hanno parlato anche esponenti dall’Inghilterra e dalla Germania. I loro interventi sono il simbolo di questo nostro impegno per un’italianità che si vive anche al di fuori dei confini nazionali. Ridiamo slancio al nostro progetto anche attraverso il rilancio del Ctim”.
L’attenzione verso gli italiani all’estero rimane alta o il ricordo a Tremaglia è stato solo un tributo dovuto che non lascia spazio a successive azioni concrete?
“La nostra attenzione è molto alta, come già dimostrato nella giornata di ricordo per Tremaglia, tanto che nei giorni scorsi ho incontrato il ministro Terzi per chiedergli quali siano le sue intenzioni sulla questione degli italiani all’estero”.
Può anticiparci qualche novità?
“Sì, in realtà Terzi mi ha anticipato, in esclusiva, che è sua intenzione dedicare una sala della Farnesina a Tremaglia, anche in considerazione del fatto che il ministero per gli italiani nel mondo viveva le sue fasi più attive proprio in quegli uffici. Si tratta di un riconoscimento ufficiale e istituzionale, non di parte né colorato politicamente. Il ministro, inoltre, mi diceva che sta lavorando affinché possa rimanere attivo il museo dell’immigrazione italiana grazie al reperimento di nuovi fondi”.
L’impegno per la rinascita del Ctim si limiterà all’intitolazione di una sala a Tremaglia?
“No, l’incontro con Terzi è stato uno dei primi atti che ho compiuto per il Ctim, ma ne prevediamo molti altri. Per i comitati stiamo procedendo come da impegni presi, siamo già partiti con la ricognizione di tutte le reti presenti all’estero, effettuata dai rappresentanti più stretti e attivi. Prossimamente, inoltre, effettuerò una serie di viaggi per incontrare i comitati mentre, entro la prossima estate, si terrà in Italia un’assemblea dei comitati tricolori che vedrà l’adesione delle presenze storiche e di quelle nuove”.
L’interesse verso il comitato è ormai retaggio delle vecchie presenze, quelle che lei definisce “storiche”, o anche i nuovi emigrati si avvicinano a questa realtà?
“La presenza italiana nel mondo è molto composita, abbiamo paesi di immigrazione tradizionale più la realtà dei cervelli italiani e dei grandi imprenditori che dobbiamo mantenere in connessione con l’Italia. Loro stessi si sono già dichiarati e dimostrati disponibili a mettersi in campo e a collaborare con il Ctim”.
A Pietrasanta ha dichiarato che Fli sarà “centrale e non centrista”. C’è una vena di polemica con i vostro nuovi alleati, i centristi di vecchio corso?
“La mia frase non era riferita alla riaffermazione di un dato politico. A Pietrasanta abbiamo raggiunto una visione comune su alcuni aspetti fondamentali, riassumibili nel cambiamento dei tempi. Non siamo condannati a vivere nel terzo millennio portandoci dietro le vecchie fratture del Novecento. È stato un secolo di ideologie, esaltante per alcuni aspetti ma negativo per altri, e ormai lo abbiamo superato. L’Italia di oggi non può continuare a dividersi in base a schemi ideologici, noi veniamo da percorsi diversi ma siamo convinti che la vera politica risieda nella capacità di organizzarsi e modernizzarsi. Perseguiamo la modernità proprio perché non ci dividiamo tra destra e sinistra. Per fare un esempio concreto, storicamente la destra è considerata patriottica, ma ha formato gli ultimi governi alleandosi con la Lega che, di certo, non è portatrice dei valori di unità nazionale”.
Insomma, dite addio al pensiero di destra?
“Vogliamo costruire un bipolarismo basato sulla buona volontà degli innovatori contro i passatisti, di chi è moderno contro chi non lo è. In questo modo – spiega Menia a colloquio con Italiachiamaitalia.it – si possono trovare motivi di incontro anche con culture politiche diverse, possiamo mettere d’accordo persone con passati differenti per creare un grande polo nazionale che è difficile descrivere come di destra o di sinistra. Per questo motivo, e in questo senso, il nostro movimento è centrista”.
Ancora dal palco di Pietrasanta, Fini ha confermato il suo totale appoggio all’esecutivo di Monti. Negli incontri ufficiali, però, il premier non lo invita… Fini è il grande assente della famosa foto twittata da Palazzo Chigi.
“Su questa vicenda è necessario fare chiarezza e contraddire quanto raccontato attraverso le schematizzazioni giornalistiche. Alle scorse elezioni si sono sfidati, Pd e Pdl, due poli con ambizione maggioritaria, in un secondo momento ci siamo divisi dal Pdl dando vita a Fli e, per tutti i motivi che ho già spiegato, la nostra naturale vocazione è il terzo polo”.
Non è riduttivo, per una persona con la storia di Fini, farsi rappresentare da Casini?
“Casini fa da speaker per il Terzo Polo semplicemente perché Fini è il presidente della Camera e di certo non può partecipare come leader di un partito a un incontro con Monti. Casini opera a ome del Terzo Polo ed è giusto che sia così, non possiamo e non vogliamo andare dietro ai personalismi della politica”.
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