Rinviata al prossimo 2 aprile la decisione della Corte suprema indiana sul caso dei due marò. Fino a tale data, inoltre, l’ambasciatore italiano a New Delhi Daniele Mancini non potrà lasciare il Paese, restrizione imposta già da giovedì scorso ed estesa fino alla prossima udienza. Il diplomatico italiano, secondo i giudici, non ha diritto all’immunità: "Una persona che si presenta in aula e formula una promessa del genere non gode di alcuna immunità. Ho perso ogni fiducia nell’ambasciatore Mancini" ha detto il presidente della Corte suprema, Altamas Kabir, in riferimento alla dichiarazione giurata sottoscritta dall’ambasciatore a garanzia del rientro in India al termine del permesso dei due militari, dichiarazione con la quale il diplomatico si è sottoposto, secondo il presidente, alla giurisdizione della Corte suprema indiana, concetto ribadito anche dal ministero degli Esteri indiano. La pensa diversamente il legale del diplomatico e dei due marò, Mukul Rohatgi, secondo il quale la Corte suprema indiana, in base alla Convenzione di Vienna, non può imporre restrizioni sui movimenti dell’ambasciatore.
"La Convenzione di Vienna deve essere rispettata da entrambe le parti", ha dichiarato il portavoce di Catherine Ashton, Michael Mann, in riferimento a Italia e India. Il presidente della Corte Suprema non vuole esprimersi ancora in merito al fatto che Salvatore Girone e Massimiliano La Torre non abbiano fatto rientro nel Paese, e non esprimerà giudizi almeno fino alla scadenza del permesso speciale dato ai fucilieri italiani, accusati di omicidio di due pescatori indiani, dal momento che ad oggi "non hanno ancora violato le nostre direttive". Il secondo permesso speciale concesso per permettere a Girone e La Torre di votare in Italia scadrà il prossimo 22 marzo; il primo, di due settimane, era stato accordato in occasione delle vacanze di Natale.
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