Roma – “Una rondine non fa primavera”. Il celebre detto popolare viene citato dal responsabile Pd mondo Eugenio Marino quando, alla vigilia del suo viaggio in America Latina, ItaliaChiamaItalia gli chiede spiegazioni sulla singolare proposta del senatore Perduca, Pd (secondo il quale la circoscrizione estero andrebbe abolita). Negando qualsiasi ripensamento sulla linea ufficiale nei confronti degli italiani nel mondo, Marino non ha dubbi nel liquidare la proposta del collega di partito come una dichiarazione isolata.
La proposta di Perduca indica un cambiamento di rotta verso la circoscrizione estero?
No, assolutamente. È totalmente sbagliato e non corretto affermare che anche il Pd è contro gli eletti all’estero. Noi siamo da sempre a favore del voto estero, quando si è trattato di votare gli emendamenti soppressivi il nostro partito si è schierato contro mentre il Pdl si è spaccato e Fli e Idv si sono espressi addirittura a favore.
Rimanendo al suo partito, la proposta di un singolo non potrebbe fornire un’occasione per far emergere anche altri pareri affini?
Lo escludo. Abbiamo presentato una proposta di legge per la messa in sicurezza del voto estero, i primi firmatari sono Franceschini e Finocchiaro, con le firme di Bersani e Bindi. È stata firmata dai capigruppo alla Camera e in Senato, dal segretario e dal presidente proprio per conferirle visibilità e autorevolezza, che cosa dobbiamo fare di più per far capire che siamo a favore della circoscrizione?
Potete iniziare avvisando Perduca.
La posizione del Pd è da sempre molto chiara. Su 309 parlamentari è possibile che uno dica una frase fuori dal coro, inoltre sottolineo che si tratta solo e semplicemente di una dichiarazione che non si è tradotta in atti parlamentari. Perduca non ha presentato emendamenti, ma ha espresso solamente un’idea che rimarrà tale e non avrà una ripercussione parlamentare. Se in aula, su 104 senatori, uno fa una dichiarazione, non simboleggia la posizione del partito. Una rondine non fa primavera, tutto il Pd voterà a favore della circoscrizione estero a differenza del Pdl che, in commissione affari costituzionali, si è spaccato e ha votato in parte contro. Lo ripeto, è una dichiarazione e non un emendamento.
Dalle sue parole il Pd sembra l’ancora di salvataggio per il voto estero mentre gli altri partiti si spaccano…
Noi siamo 104 su 315 in Senato, non abbiamo la maggioranza assoluta ma certamente siamo, come dice Bersani, “il partito degli italiani nel mondo”, se non difendiamo questo diritto rischia di crollare, ma non è detto che riusciamo a salvarlo da soli. Ci riusciremmo se, con noi, votasse almeno una parte del Pdl.
Non avete intrapreso un dialogo costruttivo con i colleghi del Pdl? Non riuscite a collaborare con loro per salvare la circoscrizione?
Il problema del Pdl è che non ha alcun coordinamento, non sono organizzati né attenti e questo indebolisce sia loro che il voto estero.
Questo, più che indebolirvi, vi fa comodo…
Non è quello che cerco. Un voto in più o in meno non serve, a me interessa salvaguardare i diritti dei connazionali e ho bisogno di un Pdl che si interessi per fare una maggiore pressione, mi serve un raccordo con gli altri partiti.
A proposito di voti, il 2013 si avvicina. Non teme che il generale clima di malcontento si ripercuota sulla vostra capacità elettorale? Che cosa sta facendo il Pd mondo per prepararsi alle prossime elezioni?
Ci prepariamo come sempre, lavorando sul territorio, stando in mezzo alla gente, organizzandoci come fa un partito grande e radicato. Promuoviamo iniziative in cui si discuta dei problemi reali e delle istanze territoriali, cerchiamo di costruire un’opinione politica portando in Parlamento le richieste che arrivano dal basso per risolvere i problemi degli italiani all’estero. Non faremo una preparazione diversa da quella tradizionale perché siamo un grande partito popolare, radicato e di massa e ci rivolgiamo quotidianamente ai cittadini non con l’obiettivo di prendere qualche voto in più ma con il fine di disegnare un’idea di Italia, di Europa e di mondo e di come gli italiani all’estero possano inserirsi in questo processo nazionale e internazionale. Lavoriamo sempre di più grazie al contatto con i concittadini nel mondo e con la collaborazione con i partiti locali degli altri paesi, garantendo la piena integrazione dei nostri connazionali nei paesi in cui risiedono anche attraverso la militanza nei partiti che hanno le nostre stesse idee, lavorando con loro nell’Unione europea.
L’operato del governo Monti non vi ‘rema’ contro?
Questo governo fa ricadere su noi colpe e responsabilità che spesso non abbiamo. Prima non potevamo decidere, perché eravamo all’opposizione, con l’arrivo di Monti non siamo entrati nel governo con dei rappresentanti, ma lo appoggiamo. Possiamo solo contribuire ad alcuni miglioramenti, mentre su altre questioni siamo estremamente critici.
Su quali, ad esempio?
L’Imu per gli italiani all’estero, abbiamo sostenuto una battaglia feroce, proprio l’altro giorno si è verificato un duro scontro tra un nostro parlamentare e il governo.
I tecnici, però, non sembrano ascoltare le vostre critiche…
Non sempre veniamo ascoltati, questo crea i maggiori problemi perché i concittadini non distinguono tra la responsabilità del governo e quelle di chi è obbligato a sostenerlo, come noi. Questo esecutivo è nato per risanare la situazione che si era creata. Eravamo arrivati a un livello tale tale da escludere l’Italia da qualsiasi dibattito internazionale e, in questa condizione, abbiamo dovuto fare un passo mettendo a disposizione i nostri voti per un governo di impegno nazionale. Ora dobbiamo aspettare il nostro turno, dopo le elezioni, con una auspicabile maggioranza politica di centrosinistra, potremo trasformare in scelte la nostra visione del mondo.
Nel frattempo, però, gli elettori si allontanano. Se è vero che è difficile distinguere tra l’operato di Monti e il vostro, il malcontento per il primo si tradurrà in una flessione di voto per il Pd.
Questo è il peggiore dei rischi, tutta la politica italiana paga i disastri del precedente esecutivo nei confronti dell’immagine e dell’economia italiana.
Mentre voi riflettete sul precedente esecutivo c’è chi si organizza per ripartire. Per quale motivo il vostro elettorato scontento non dovrebbe rifugiarsi nel movimento di Merlo?
Merlo è parte del tutto, è in Parlamento e vota a favore del governo, sta nel gruppo dell’Udc e Casini è il primo sostenitore di Monti. Merlo è parte integrante della maggioranza che sostiene il
governo, se abbiamo il problema dell’Imu è anche perché lo stesso gruppo Udc vota la fiducia. Mi rendo conto che Merlo fa il suo lavoro, raccoglie parte dell’elettorato deluso dagli atteggiamenti di alcuni partiti, però l’elettore dovrebbe saper cogliere, nel momento del voto, la differenza tra l’operato dei vari eletti.
Merlo non può diventare il ‘Grillo’ dell’estero? Non temete che si prenda anche i vostri voti?
Merlo raccoglie lo scontento nei confronti dei partiti, ma lui stesso si organizza come tale, si allea con l’Udc di Casini, l’erede della Dc forlaniana che ha governato l’Italia per sessant’anni, perché sa che serve un’alleanza con partiti di peso se si vuole contare in Parlamento. Per sostenere qualsiasi istanza si deve aggregare al gruppo di Casini, prende i soldi dei rimborsi elettorali e finanzia la propria attività con i soldi pubblici. È organizzato come un partito e come tale si sta allargando nel mondo, con l’alleanza Maie-Udc si sta allargando in Nord America e Australia, solamente in America Latina è davvero forte e non ha bisogno di alleanza.
Come lei stesso ammette, Merlo è sempre più forte proprio in Sudamerica, dove si sono verificati tutti gli scandali legati al voto estero. Gli illeciti non potrebbero portare a un maggiore scontento in quest’area? Quale elettorato si aspetta di trovare nel suo viaggio?
Non ci sono posti con più o meno disaffezione, c’è un rischio generale che ha origine nell’azione del passato governo e negli scandali di Di Girolamo. Il mio viaggio non è finalizzato al reperimento di voti, ma è la continuazione di un lavoro che dura da decenni, fatto non solo da me ma di chi c’era prima e chi verrà dopo.
Quali saranno gli incontri più importanti?
Sicuramente l’incontro pubblico con l’ex candidato alla presidenza della Repubblica argentina, Ermes Binner, presidente del partito socialista, e gli incontri bilaterali con il sindaco di Rosario, Monica Fein, la città gemellata con Torino dove il sindaco è un nostro esponente di primo piano, Piero Fassino. Miriamo a stringere rapporti sempre più forti tra l’Argentina e il Sudamerica e l’Italia e l’Europa. Proporremo molte iniziative in questa direzione, nell’ottica di rafforzare il gemellaggio tra Torino, Rosario, Argentina ed Europea, siamo attenti alle questioni che riguardano la politica estera europea e i legami con l’America Latina.
L’Italia cercherà finalmente di far fruttare la massiccia presenza di connazionali in un continente in crescita come il Sudamerica?
Sfruttiamo il fatto che un partito di peso come il Pd possa fare qualcosa di utile all’Italia e all’Argentina e ai rispettivi continenti, lo facciamo attraverso la nostra presenza nelle istituzioni, dall’Ue alla circoscrizione estero. Stiamo lavorando a un’iniziativa del vicepresidente del parlamento europeo, Gianni Pittella, che contribuisca a un miglioramento dei rapporti tra Argentina e Inghilterra, stiamo lavorando a una serie di progetti tra Torino e Rosario, a un rafforzamento della componente della circoscrizione estero e del miglioramento delle condizioni della circoscrizione estero a livello parlamentare. Il viaggio è un modo per consolidare questa importante presenza del Pd a livello mondiale, a livello europeo e a livello parlamentare e tornerò con alcune grandi novità. Rientrerò da questo viaggio con delle novità maturate proprio attraverso questo fitto lavoro.
Al suo rientro si prevedono nuovi incontri con il governo tecnico?
Nel corso di un recente incontro con il ministro Terzi ho espresso tutte le mie riserve sul rinvio delle elezioni Comites e ho chiesto che quel decreto venisse modificato, Terzi ha accettato la proposta e in Parlamento si sta lavorando a questa ipotesi. Nei prossimi giorni presenteremo altri emendamenti, vedremo se il decreto sarà modificato in maniera soddisfacente. La cosa per cui ci impegneremo maggiormente è ottenere che l’intera somma risparmiata per l’eventuale rinvio venga investita per altri capitoli come assistenza, lingua e cultura.
Tornando alle questioni interne al Pd, in qualità di giovane esponente del partito che opinione ha della visione dei rottamatori di Renzi?
Sono un giovane ma non un giovanilista, da laico non ragiono mai per categorie, non penso che il ricambio sia solo un fatto di età, la storia ci insegna altro. Sono favorevole a un ricambio delle classi dirigenti ma penso che si debba fare con i “giovani navigati” come dice Bersani. Il Pd lo sta già facendo, nelle segreterie dei circoli l’età media è compresa tra i 20 e i 30 anni e in quella nazionale tra 30 e 40. I giovani non sono nella classe dirigente non per motivi anagrafici ma perché hanno dimostrato competenza.
Renzi non ha già dimostrato abbastanza?
Lui ha dimostrato di essere un bravo sindaco e un bravo amministratore.
Non basta?
È la sua idea del partito che non mi convince.
Perché?
Serve un partito forte e radicato che recuperi credibilità, Renzi vuole un partito liquido, leggero, che si organizzi all’americana e non all’europea. Io invece credo in un partito che sia una palestra di formazione per la classe dirigente, dove le scelte non siano frutto della visione del leader del momento ma di un lavoro collettivo.
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