Brava, Fucsia Nissoli, coraggiosa. Intervenuta la scorsa settimana nell’Aula della Camera, a proposito del decreto Irpef, che contiene la ormai famosa norma che obbliga i discendenti degli emigrati italiani a pagare 300 euro di diritti consolari per aprire la pratica di riconoscimento di cittadinanza italiana, ha avuto la forza di andare contro ciò che un suo collega al Senato, Aldo Di Biagio, aveva affermato solo qualche ora prima.
“Restiamo perplessi sulla decisione di aumentare il costo dei diritti consolari a 300 euro per l’acquisizione della cittadinanza”, ha detto Nissoli. Assumendo così una posizione contraria, opposta, a quella tenuta da Di Biagio, secondo il quale non è poi uno scandalo far pagare un contributo per la richiesta di cittadinanza.
ItaliaChiamaItalia aveva già evidenziato questa “differenza di vedute” fra Nissoli e Di Biagio in un articolo pubblicato nei giorni scorsi. La nostra conclusione era stata questa: “Di Biagio e Nissoli: il primo al Senato, la seconda alla Camera, stesso gruppo parlamentare, ma idee diametralmente opposte sullo stesso tema. Capita”.
A quel “capita” Fucsia Nissoli, eletta nel Nord e Centro America con Scelta Civica e oggi esponente di “Per l’Italia” – come Di Biagio -, ha voluto replicare, con un commento postato su Facebook e in calce all’articolo stesso: “Capita quando ognuno pensa con la propria testa ed agisce secondo coscienza!!”. Due punti esclamativi.
Quanta saggezza in un post così breve! Fossero tutti come lei, come Fucsia, i rappresentanti del popolo sarebbero davvero degli esempi di virtù. Invece, purtroppo, non sempre è così…
Fucsia dunque pensa che quella che riguarda i 300 euro per la cittadinanza sia una norma quanto meno da rivedere, da migliorare. Eppure lei, come i suoi colleghi del Pd, che pure si sono lamentati definendo tale norma “non accettabile”, si appresta a votare il decreto Irpef – e dunque quella norma che non le piace – così com’è, visto che su quel decreto il governo ha posto la fiducia.
Ora, la domanda sorge spontanea, e da quell’esempio di virtù che è l’onorevole Nissoli vorremmo una risposta al seguente interrogativo: votare una norma che non piace e che rende “perplessi”, è agire “secondo coscienza”? Visto che Nissoli dice di essere una persona che “pensa con la propria testa”, cosa pensa adesso, ora che sarà costretta – da soldatino di partito – a votare il dl Irpef? E se Fucsia voterà quella norma che proprio non le va giù (come certamente accadrà e come di fatto ha già annunciato la parlamentare quando in Aula ha detto che “il gruppo Per l’Italia sosterrà il decreto Irpef”), ci dica, Nissoli: dopo che avrà pigiato quel tasto, a Montecitorio, per dire sì al dl Irpef, che fine avrà fatto la sua coscienza? Dove dovremo andare a cercarla? Suvvia, Fucsia, sii gentile: illuminaci!
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