Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, è in questi giorni in Canada, Toronto, dove ha cantato al Luminato Festival venerdì scorso. Il rapper italiano sta per iniziare un tour in Nord America, che dopo Toronto lo porterà al Jazz Festival di Montréal e poi negli Stati Uniti. “Mi sto divertendo molto. Non mi aspetto molto, solo di divertirmi”, dichiara intervistato dal Corriere Canadese. “Sai, l’America è talmente grande, il mercato americano, il business musicale americano, che è un po’ come mettere un dito dentro l’acqua: quando lo tiri fuori tutto è tornato come prima. Quindi è difficile essere rilevanti, quasi impossibile per un italiano che non fa musica prettamente melodica. Però io le cose le ho sempre fatte per la mia esperienza personale, per crescere. E in questo Paese si cresce, perché è il Paese in cui è nata la cultura pop. Noi qui veniamo ad imparare”.
Jovanotti è l’artista italiano più seguito su Twitter: “È una cosa che non ho cercato, ma è un mezzo che mi è congeniale perché venendo dalla radio vengo da una cultura di sintesi. Poi la verità è che io su Twitter non dico niente. Posso consigliarti un libro, un disco, non è che faccio proclami. È la vita di tutti i giorni e senza scendere tanto nel personale. Non è un reality show, i fatti miei li tengo per me”.
E il web? “Lo trascuro molto, perché con i social network l’aspetto del sito è fermo, non ci va più nessuno. Dovresti fare un blog, ma quello è un mestiere e io non voglio fare il blogger”.
Durante l’intervista c’è tempo anche per parlare di politica. Qual è l’idea che Jovanotti ha del presidente del Consiglio, Mario Monti? “Che cosa altro potremmo augurarci in questo momento? È chiaro che a un banchiere non puoi chiedere di essere un poeta, ma puoi chiedergli quello che un banchiere può fare”. E poi un commento sulla legge elettorale: “Se non cambiano la legge elettorale io faccio veramente fatica a sentirmi coinvolto in un’elezione, mi sento preso in giro. In questo momento poi hanno una maggioranza che non è mai stata così forte, sono tutti insieme. Andare a votare con questa legge elettorale è una follia, è una cosa che non ha politicamente senso. Secondo me bisogna andare a votare nel 2013, ma la mia domanda è: chi si vota?”. Forse Beppe Grillo? No, Lorenzo non è convinto: anche se è stato un grande sostenitore del comico genovese, in tempi non sospetti, ora ha cambiato idea. Spiega che quello di Grillo “è un movimento che ha il 18% ha un seguito. Non so, io sono un fan storico di Grillo, il mio sito ha linkato il suo blog per primo. Adesso non è più linkato da due o tre anni, da quando non mi sono sentito più coinvolto nel loro racconto. Lo rispetto molto, l’ho sempre rispettato ma non mi sento coinvolto. Credo che abbia un ruolo di scardinamento e questo è sempre positivo perché costringe tutti a ripensarsi. È come quando entra un elemento molto carismatico dentro una band: tutti gli altri musicisti sono costretti a cambiare il loro modo di suonare. Si tratta di un movimento con una forte personalità, con una grande leadership. Anche se si dice che non c’è, è un movimento fatto solo di leadership, che è molto forte, carismatica, decisa. Questo tipo di leadership costringe tutti quanti a chiedersi chi sono gli altri leader in questo Paese”.
Qual è la definizione di leader che dà Jovanotti? “Il leader per me non va mai inteso in senso negativo, è anche quello che sa ispirare gli altri, guidare. Se ti lascio guidare vuol dire che sai farlo meglio di me e guardandoti magari imparo qualcosa per me. Non sono un votante di Grillo, ma sono convinto che questa cosa qui un po’ di bene lo fa”.
In conclusione, fra le tante domande dell’intervista, Jovanotti rivela di essere cresciuto ascoltando musica italiana, “tutti i cantanti”. “Da ragazzino Vasco Rossi, Bennato, De André che sentivo dai miei fratelli. Celentano mi è sempre piaciuto parecchio. Nel mondo invece i Beastie Boys insieme alla Old School. Ma il cantante più grande di tutti i tempi è Frank Sinatra. I primi cinque posti sono occupati da lui".
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