Si è tenuto lo scorso fine settimana, a Verona, il primo congresso MAIE Europa. Tanti i saluti inviati da personalità politiche, ma non solo. Ecco qui di seguito il saluto di Marco Zacchera, già deputato PdL e sindaco di Verbania.
Carissimi tutti,
con piacere ho ricevuto l’invito a partecipare al vostro incontro di Verona e mi spiace non esservi ma – come sapete – mi occupo come sindaco a tempo pieno della mia città e proprio oggi, in concomitanza, ho troppi appuntamenti cui non posso mancare.
Ma – se guardo con lealtà dentro di me – trovo che questa in fondo sia, seppur motivata, anche una specie di scusa. Chi mi conosce sa che cerco sempre di parlar chiaro e allora come non capire che questa assenza in fondo diventa anche una scusa per non voler affrontare un tema che in qualche modo mi dà tristezza? Come infatti non posso sentire una profonda delusione per come vengano oggi affrontati (meglio: non affrontati) a livello parlamentare i problemi degli Italiani nel mondo? Come non sentire imbarazzo per questo silenzio istituzionale?
E’ vero io non sono più parlamentare né ho responsabilità dirette, ma come posso spiegare a chi oggi è convenuto a Verona la mia delusione perchè invano – e per più volte – io abbia cercato quest’anno di far capire ad Alfano l’importanza che il PDL si dedicasse con più attenzione a queste problematiche ottenendone sempre un superficiale “Si” a cui però non è seguito nulla di concreto?
Io posso capire che i vertici di un partito siano quotidianamente impegnati in mille questioni, soprattutto di questi tempi, ma proprio per questo non sarebbe impossibile ad Alfano di delegare queste materie a chi voglia (gratuitamente, come sempre) occuparsene con competenza e buona volontà.
Invece no, questo non è avvenuto e non avviene, ed il PDL andrà così incontro all’estero ad una – temo – brutta sconfitta elettorale se non sarà in grado di attrezzarsi per dare alcune risposte concrete ai tanti, troppi probemi che sono sul tappeto per le nostre comunità e scegliendo candidati all’altezza dei compiti che vengono loro richiesti…
Ripenso con nostalgia al tanto impegno che per molti anni ho cercato di dare quando la rappresentanza all’estero di Alleanza Nazionale era florida, attiva ed importante anche perchè nei decenni precedenti – grazie ai Comitati Tricolori – aveva messo le basi per una rappresentazione seria dei nostri emigrati. Poi la senilità di Tremaglia dopo i fulgori del ministero dedicato, che non ha voluto rendersi conto dei progressivi e veloci cambiamenti che incombevano, la breve parentesi di attenzione della gente durante il governo Prodi quando, proprio il voto estero fu indispensabile per reggere quel governo… per giungere al nulla e al sostanziale disinteresse di oggi.
Dobbiamo però prendere atto di questo “punto zero” (o quasi) dell’attenzione parlamentare e nel paese verso gli italiani nel mondo, del ridursi delle risorse, della sparizione di trasmissioni televisive dedicate, di un continuo rinvio nelle elezioni dei Comites, del distacco progressivo e del ridursi delle nostre comunità nel mondo profondamente cambiate rispetto a qualche decennio fa. Per questo, però, dobbiamo anche capire quanto sia difficile per un partito tradizionale – ammesso che in Italia ce ne siano ancora – conoscere ed agire in queste nuove realtà.
Ecco perchè non si può che vedere con favore la crescita di gruppi al di fuori dei partiti, movimenti indipendenti ma preparati che riprendano una sana “vocazione” per gli italiani all’estero e per tentare di rappresentarli concretamente in Parlamento in modo che possano avere voci che non spariscano nella “obbedienza di partito”- soprattutto se si è in maggioranza – ma abbiano la forza, la voglia, la competenza di farsi sentire. Io non so se si andrà ad un diverso schema, sistema eolegge elettorale (che credo difficile riformare da a qui al 2013) ma non c’è dubbio che mentre in Italia sale l’antipolitica e in generale l’aperta avversità ai partiti ed ai loro rappresentanti occorra pensare anche a nuovi modi di rappresentanza all’estero per la pattuglia parlamentare che dovrà essere eletta.
Ecco perchè condivido la scelta di qualcuno – come Gianluigi Ferretti – che cerca di costituire qualcosa di nuovo, integrato ma diverso dal semplice partito politico, qualcosa di “specializzato” in materia che sappia creare un movimento di opinione per più attezione ai problemi specifrici dei nostri emigrati che, tra l’altro, sono molto diversi a seconda dell’area in cui vivono.
Cittadini italiani residenti in Europa che sono sempre più integrati in una realtà europea, comunità lontane del Sudamerica o dell’Australia sempre meno italiane anche se numericamente sterminate: realtà diverse che vanno conosciute bene se si vogliono rappresentare. Ma – e torno alla partenza – rappresentare i nostri emigrati vuol dire non solo conoscerli ma anche amarli, sopportarli quando si perdono in tantissime chiacchiere e altrettante polemiche, quando tendono a rinchiudersi in gruppetti l’uno contro l’altro anziché aprirsi, quando i personalismi offuscono il fine generale… E tutti sappiamo che questa in fondo è di solito la realtà.
Ci vuole pazienza, insomma, tanta pazienza…però l’incontrare persoine che ti contano problemi e storie, vedere con mano cosa hann orealizzato, riscoprire il loro affetto per il paqese lasciuato e l’Italia: beh, per mje sono valori importanti ed è giusto che non siano dimenticati. Mi auguro che da Verona esca un documento programmatico serio e da appoggiare in tutte le sedi, che vengano messe le basi per un gruppo di amici – prima di tutto – che vada al di là del solo momento elettorale. Queste le cose che avrei voluto dirvi se fossi stato con voi salutandovi uno per uso (perchè leggendo la lista dei partecipanti socoro di conoscerne la maggior parte) rinnovandomi un saluto di semplicità ma di concretezza, nato da quando ci siamo conosciuti nb tante diverse realtà e sperando che non abbiate avuto un’idea troppo cattiva di questo ex deputato che come un mulo ha sempre cercato di fare il suo dovere.
Tutto questo anche perchè – anch’io lontano dall’Italia quando ero ragazzo per lavoro e studio – nella pelle sentivo da sempre quell’ansia, quell’amore per l’Italia, quella intima sofferenza quando ti toccava di lavorare e tacere….
Sono questi i motivi più veri che negli anni mi avevano portato ad occuparmi di queste cose e per le quali spero di aver lasciato un minimo di buon ricordo con il rammarico che molte volte l’amico e maestro Mirko Tremaglia non voleva capire che tutti noi passiamo, ma quello che facciamo – se è fatto bene – resta in futuro, ma che – nell stesso tempo – non dobbiamo cristallizzarci su noi stessi o fatalmente si perdono i buoni frutti e alla fine si rinsecchisce l’albero. Tremaglia ha fatto cose meravigiose ed uniche per il nostro mondo ma poi, alla lunga, lo ha stretto nell’auto-referenzialità e questo gli ha fatto perdere respiro. Oggi è invece il momento – per chi vuole farlo – di riprendere con orgoglio quel suo insegnamento, ma allo stesso di adeguarlo ed applicarlo alla nuova realtà. Se ci riuscrete voi tutti sarete stati bravi e ne sarei contento, almeno non si sarebbe per tanti anni lavorato per niente!
L’ho fatta lunga e scusatemi, a tutti e singolarmente a ciscuno di voi un cordiale saluto
Marco Zacchera
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