L’altra notte ho fatto un sogno bellissimo. Il MAIE aveva ottenuto un enorme successo, alle elezioni politiche di fine febbraio, in tutta la circoscrizione estero. A Roma, le comunità italiane avrebbero avuto rappresentanti capaci e meritevoli e finalmente le esigenze, le difficoltà, gli interessi dei connazionali nel mondo sarebbero stati tutelati e difesi. Nel sogno, il Movimento Associativo Italiani all’Estero, fondato e presieduto dall’On. Ricardo Merlo, entrava in Parlamento con una pattuglia di parlamentari disposti alle battaglie più dure, senza se e senza ma, a prescindere dalle vecchie, stanche, perdenti logiche di partito. Destra e sinistra non avevano più alcun senso, esistevano solo soluzioni buone e soluzioni cattive, cammini giusti da percorrere o cammini sbagliati. Mirko Tremaglia, padre della legge sul voto all’estero, dal Cielo sorrideva contento: “Ecco ciò che ho sempre voluto, una forza comune e compatta di italiani nel mondo”, lo sentivo dire.
Merlo tornava trionfante dall’Argentina, dopo aver raccolto un successo strepitoso in tutto il Sud America. Arrivava a Roma, lui, figlio di emigrati italiani nato in America Latina, a mettere il peso del proprio consenso elettorale sul tavolo. Su uno di quei tavoli che contano. Sul tavolo del Consiglio dei ministri.
I leader delle diverse forze politiche, e i vari deputati e senatori, di maggioranza e opposizione, quando lui passava in Parlamento lo guardavano sgranando gli occhi. Quasi increduli. Non riuscivano a capire come avesse fatto a conquistare il cuore di tanti connazionali nel mondo. Non conoscevano i suoi sacrifici, i viaggi da un punto all’altro del pianeta, il lavoro sul territorio, sui media cosiddetti dedicati, sul web; e la squadra di Coordinatori MAIE presente a livello mondiale, che tanto si erano dati da fare per raggiungere l’obiettivo. I rappresentanti del governo, riuniti a Palazzo Chigi, avevano mille difficoltà a formare la squadra dell’esecutivo che avrebbe dovuto dirigere il Paese. Fra le questioni, una volta tanto c’era anche quella che riguardava gli italiani residenti oltre confine. C’era perché Merlo non mollava l’osso, era lì che batteva i pugni ogni volta che qualcuno gli diceva che quella degli italiani all’estero non poteva essere una priorità. Ruggiva, sembrava proprio un leone, sicuro di avere dietro le spalle milioni di italiani nel mondo a sostenerlo. E alla fine ha vinto.
Ho sognato Ricardo Merlo diventare ministro degli italiani nel mondo. L’ho visto firmare il suo nuovo incarico, davanti al presidente della Repubblica, e poi guardare dritto negli obiettivi delle macchine fotografiche per lo scatto di rito, quello istituzionale, serio in volto, con piglio solenne, pronto a mettersi al lavoro immediatamente. E nel sogno, ho potuto vedere il cambiamento: una rete consolare efficiente, la diffusione della lingua e della cultura italiana in tutto il mondo, successi internazionali per il made in Italy, le code davanti ai ristoranti italiani doc. Una Rai Internazionale completamente rinnovata e dedicata al mondo dell’emigrazione, quella vecchia e quella nuova. Una nuova legge per l’editoria e contributi editoriali concessi ai più meritevoli, alle testate giornalistiche serie, ai giornalisti veri, e non ai millantatori e ai lestofanti. E ho sognato, forse perché è un sogno che ho vissuto ad occhi aperti tante volte, i contributi alla stampa online.
Che sogno, ragazzi! Non avrei voluto mai svegliarmi! E invece… all’improvviso ho sentito qualcosa di leggero accarezzarmi la fronte. Poi la guancia. Ho aperto le palpebre a metà, con ancora il sonno negli occhi. “Amore, sveglia, è domenica, c’è il sole: usciamo?”: era mia moglie. Era già pronta, dolce come sempre. “Ho fatto un sogno meraviglioso”, le ho detto, “mi sembrava vero, reale”. Lei mi ha fatto un’altra carezza sul viso e mi ha sorriso sorniona: “I sogni son desideri. E non sempre muoiono all’alba”. Saggezza di donna. Chissà.
"Un sogno sembra un sogno fino a quando non si comincia a lavorarci. E allora può diventare qualcosa di infinitamente più grande". (Adriano Olivetti)
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