Lui è uno che Futuro e Libertà l’ha conosciuto da dentro e poi ne è rimasto schifato. Prima di passare al Fli aveva fatto parte del PdL, ma è rimasto deluso dalla politica del partito di Silvio Berlusconi nei confronti degli italiani all’estero. Pensava che con il partito di Gianfranco Fini fosse diverso: ma a sentirlo, è caduto dalla padella nella brace.
Giordano Gardelli, architetto italiano residente in Belgio, molto attivo nell’ambito della comunità italiana del Paese in cui risiede, non ha peli sulla lingua e parla di un Futuro e Libertà in realtà senza sostenza, senza speranze, quasi fosse un progetto già finito. Forse anche per questo Pier Ferdinando Casini, leader Udc, ha seppellito il Terzo Polo anche se – ha detto – con Fini c’è ancora “piena sintonia”.
Gardelli sceglie Italiachiamaitalia.it per raccontare la sua esperienza all’interno del partito futurista.
Giordano Gardelli, tu eri fino a poco tempo fa Coordinatore di Futuro e Liberta’ in Belgio. Hai pero’ deciso di dimetterti e di lasciare il partito di Gianfranco Fini. Ci spieghi per quale motivo l’hai fatto?
A suo tempo mi dimisi anche da Coordinatore del PDL in Belgio, perché non mi potevo riconoscere con le tante promesse disattese e per il massacro sociale perpetuato attraverso la ristrutturazione del sistema consolare. La parola ristrutturare significa: strutturare su nuove basi o in forme diverse al fine di rendere più efficiente o più adeguato alle esigenze del momento un servizio. Di fatto, invece, si è dato unicamente corso ad una pura e semplice demolizione. Abbiamo potuto assistere ad un vero tradimento nei confronti degli Italiani nel Mondo.
Sono passato a FLI, credendo nella buona fede dei suoi attori. Tutti sostenevano che ci fosse bisogno di un nuovo modo di fare politica, così come ben tradotto nei valori del “Manifesto” del partito, ma ben presto ho avuto modo di constatare che non sempre alle buone intenzione seguono i fatti.
Le mie dimissioni non sono avvenute in maniera istintiva, come potrebbe sembrare, ma ben meditate. Anche in maniera sofferta, perché comunque, si tratta sempre di una piccola sconfitta personale.
Ho voluto sentire l’On. Fini a Pietrasanta prima di prendere qualsiasi decisione in merito. Preso atto, che dopo Bastia Umbra e Mirabello, si proponeva l’ennesimo annuncio di buoni propositi, non ho avuto dubbi, dovevo prendere immediatamente le distanze da questa farsa.
Non c’è un solo motivo particolare, ma una serie di scelte da un lato politiche e dall’altro di gestione democratica ed operative interne. In sostanza, non condivido nè il sostegno a questo governo tecnico, nè ho riscontrato qualità nella classe dirigente. Non sanno affrontare apertamente alcun dialogo sui problemi degli Italiani all’estero e di conseguenza non si fanno scelte di percorso chiare e determinate. Si ricade per l’ennesima volta nel vecchio sistema di fare politica intriso di tornaconti e piccoli sotterfugi.
Cosa non ti piace nella politica di Fli?
Come dicevo, FLI non si è dimostrato all’altezza di un vero cambiamento, è sprofondato da subito nelle vecchie logiche partitocratiche. Il sodalizio con Casini e Rutelli mi ha fatto accapponare la pelle, ma il fondo si è toccato con l’annuncio del Partito della Nazione e con il sostegno pressoché incondizionato a questo Governo Monti, che sta dimostrando tutto il suo fallimento. Ho avuto la sensazione di ritrovarmi nell’ennesimo partito dove fa strada solo il “signor sì!”; praticamente una gattopardata.
A ben guardare, nella spaccatura interna di FLI sono evidenti le ragioni che lo rendono zoppo. Da un lato la corrente di Della Vedova, che spinge per entrare nel grande contenitore, dall’altro Bocchino che frena per non perdere la propria identità. Mentre il leader naviga ambiguamente a vista, forte della sua posizione di Presidente della Camera, chiacchiere a parte, dimostra di fatto un sostanziale disinteresse per le sorti del partito.
Un partito che da oltre il 7% di un anno fa, è sceso intorno al 3%. Il motivo è sotto gli occhi di tutti, hanno tradito le aspettative della gente. Quella che per certi versi doveva essere una selezione naturale è avvenuta al contrario, la parte sana è passata nel limbo di quello che oggi chiamano “antipolitica”. Termine del tutto fuorviante, creato dalla casta, perché un dissenso, anche quello del non voto, non è mai antipolitica, ma sempre e comunque espressione politica.
Ma il tuo e’ un contrasto personale con l’On. Di Biagio oppure alla base della tua scelta c’e’ una motivazione politica più ampia?
Umanamente non ho nulla contro l’On. Di Biagio, nè con i vari eletti all’estero, come l’On. Picchi ed il Sen. Fantetti. Il mio dissenso è sul piano rappresentativo. Considero che nessuno di loro possa comprendere a pieno e quindi rappresentare degnamente gli Italiani all’estero per una ragione molto semplice, perché non hanno mai vissuto veramente in prima persona la condizione dell’emigrante, ma più quella del trasferito. Di conseguenza non sono in grado di sottoporci un vero programma per la nostra collettività. A bilancio troviamo solo iniziative occasionali, che non hanno avuto alcun effetto sulla nostra vita all’estero, neppure sul piano della semplice discussione. Abbiamo bisogno di qualcuno che sappia costruire, non demolire. Guardate cosa sta succedendo nel C.T.I.M. , con l’On. Menia come Coordinatore Generale, la sede di Stoccarda chiude. Capisco che non può fare le veci del compianto Bruno Zoratto, ma non ha neppure mai mostrato pubblicamente alcun entusiasmo, alcuna iniziativa, mai avanzata una proposta, ma che coordinatore è?
Il CTIM, come FLI all’estero, sono realtà chiuse che non sanno dialogare e mettere in atto dei cambiamenti. La mia impressione è che siano delle belle vetrine, una nuova e l’altra storica, che hanno un comune denominatore: sono coordinati dai soliti “quattro amici al bar”.
Conoscendoli peraltro, mi han dimostrato di non avere alcuna reale voglia di cambiamento, né di mettersi in discussione. Probabilmente qualcuno è convinto, a ragione, di aver tutto da perdere aprendosi verso il nuovo. Vi sono posizioni di rendita che non sono facili da scardinare, che in parte derivano anche dai Patronati Enas. In conclusione, trovo che il tutto sia poco interessante e sicuramente perdente, perché non è innovativo, è senza progetti e senza programmi.
Come vivono i connazionali in Belgio e come guardano alla politica italiana?
L’attuale avversione nei confronti della politica non risparmia i connazionali in Belgio. La maggioranza esprime un certo disgusto e si è accentuato il distacco nei confronti dei partiti. Credo che alle prossime elezioni più che i partiti conteranno le persone. Sicuramente l’attenzione sarà rivolta al centro moderato, destra o sinistra poco importa, farà la differenza soprattutto il fattore uomo. Una lamentela in particolare mi ha colpito. Riguarda la mancanza di prestigio e fierezza trasmessa dall’attuale classe politica, di cui avvertono anche uno scarso senso d’identità nazionale, di cui in passato andavano fieri. Usciti dal berlusconismo, avvertono altresì un affaticamento morale dovuto ad un senso di umiliazione e derisione che è durato troppo a lungo. Dall’avvento dell’euro poi, e conseguente apertura delle frontiere, è automaticamente calato l’impegno verso l’integrazione. Ad esempio da qualche anno sono calati vistosamente gli eventi, come i gemellaggi, le feste e le sagre Italiane all’estero. Non si tratta di crisi bensì di appiattimento psicologico che ha portato quell’essere comunque tutti europei.
In quali settori investono i connazionali in Belgio?
La comunità Italiana in Belgio è diversificata, bisogna distinguere tra l’emigrazione storica e la nuova emigrazione. In linea di massima sono diversamente localizzate, la prima è stabile nelle città dove erano presenti le miniere, mentre la seconda è concentrata a Bruxelles. L’emigrazione storica è fortemente radicata nel territorio. Spazia pressoché in ogni settore. Sicuramente il settore principale è quello agroalimentare, ma troviamo forti presenze anche nelle costruzioni e nella meccanica, in genere sono piccole e medie imprese. Vi sono anche grandi imprese Italiane, come la Ferrero che offre lavoro ad oltre 6.000 persone, oppure industrie pesanti come Iveco e Fabelco.
Oggi come oggi se si dovesse votare per chi voteresti e perche’?
Sinceramente sono confuso e molto preoccupato, perché non vedo in nessuno degli attuali partiti un riferimento credibile. So per certo chi non avrà più il mio voto; esattamente tutti quelli che sin qui hanno sostenuto questo governo tecnico. Come i miei concittadini, avverto un certo senso di frustrazione, soprattutto se penso ai recenti scandali su rimborsi elettorali ed ai finanziamenti ai partiti. Non ultime le prese per i fondelli sulla legge elettorale, sulla chiusura dei servizi consolari, sull’introduzione dell’IMU, sulla TARSU, ecc. ecc.
Ho potuto constatare che in realtà sono proprio i partiti che si dichiarano moderati, i veri ‘smoderati’. Uno dopo l’altro hanno infangato l’Italia e sono rimasti coinvolti in scandali di ogni sorta. Non vedo come possano pretendere di raccogliere ancora la nostra fiducia.
Ci vogliono ingredienti nuovi: aria fresca e soprattutto facce nuove per un vero cambiamento. In fondo la politica non è un mestiere, non si dovrebbe fare per professione, ma solo per puro spirito di servizio nei confronti della collettività. In merito avrei diverse idee per un serio ed organico programma per gli Italiani all’estero, ma oggi evito di condividere il mio pensiero, perché andrebbero sicuramente in pasto allo sciacallaggio. Come tutti sanno questa è una terra di conquista, quindi non è immune da arrivisti senza scrupoli ed assetati di potere.
In conclusione, un tema che ci tocca da vicino: quanto e’ importante secondo te l’informazione online per gli italiani nel mondo? E pensi che l’informazione tradizionale, quella su carta, in particolare all’estero, sia superata o no?
L’informazione è sicuramente un tassello fondamentale della democrazia. Essere correttamente informati è un diritto. All’estero ci si informa sostanzialmente in tre modi, a mezzo carta stampata, attraverso i canali televisivi ed ultimamente soprattutto online. La più seguita è certamente la televisione che entra in tutte le famiglie. Segue ma solo per le generazioni più anziane il quotidiano. Il più letto è il Corriere della Sera, ma non è sempre reperibile ed ha un costo piuttosto elevato, che non tutti si possono permettere. I giovani e la gli anziani di cultura medio alta utilizzano regolarmente l’informazione online, che nel prossimo futuro è sicuramente destinata a soppiantare la carta stampata. Penso possa mancare un possibile collegamento tra l’informazione radio-televisiva e quella online. Abbinando le due cose si potrebbero offrire dei servizi straordinari e come spesso accade non è propriamente un problema di soldi, ma di volontà. Basterebbe dirottare quelli che già ci sono su canali più produttivi, semplice!
ricky@italiachiamaitalia.com Twitter @rickyfilosa
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