Roma – Presente e passato, anche se recente, a confronto. È inevitabile chiedersi se il risultato elettorale ottenuto alle Politiche di febbraio – un risultato discreto, nonostante tutto, ma che non è bastato a fare entrare in Parlamento uno dei candidati MAIE nel Vecchio Continente – non abbia influenzato i lavori del secondo congresso organizzato venerdì 17 maggio a Roma dal MAIE Europa. L’Europa è il tallone di Achille del movimento fondato da Ricardo Merlo? ItaliaChiamaItalia lo ha chiesto al coordinatore europeo, Gian Luigi Ferretti.
Il secondo congresso del Maie Europa ha portato alla luce il malumore dovuto ai risultati elettorali?
No, non vedo un atteggiamento cambiato rispetto a Verona, l’unica differenza è che lì c’era l’aspetto della novità.
E ora, invece, c’è maggiore consapevolezza?
Forse c’è più consapevolezza della realtà e delle difficoltà collegate a una competizione elettorale, a Verona si respirava uno spirito più leggero di ora. Abbiamo capito che conquisteremo il traguardo che ci siamo prefissati, ma solo col tempo e con la fatica.
Non è detto che tutti i militanti europei abbiano la voglia e la possibilità di attendere.
Non è così, il Maie Europa è composto da un gruppo di delegati e militanti molto decisi, basta vedere la partecipazione al congresso. Ormai è un miracolo vedere tutta questa gente che si muove a spese proprie per fare politica, prendendo giorni di ferie e rimettendoci a livello economico.
Il secondo congresso è stato organizzato con lo scopo di rafforzare il Maie Europa?
Le elezioni ci hanno temprato, i nostri militanti che seguono il movimento facendo praticamente del volontariato, perché nessuno rimborsa le loro spese, hanno capito che fare politica non significa diventare senatori o deputati facilmente e questo non ha intaccato la loro voglia di partecipazione.
Il Maie Europa sta crescendo? Cercate di aumentare il vostro raggio di influenza a discapito della lista Monti?
Stiamo assistendo a un notevole rafforzamento del movimento in Europa, per noi è importante essere attivi, anche se in minoranza, purché combattivi. Pian piano arriveremo alla meta.
I delegati si sono dimostrati “combattivi” anche sul tema delle alleanze, contestando in alcuni casi anche un eventuale avvicinamento a Pdl e Lega. È il segnale di malumori malcelati?
Non si tratta di malumori ma di una normale dialettica sulle alleanze, abbiamo stabilito che eventuali alleanze si decidono insieme ed è normale, quindi, che se ne parli.
Appunto, parliamone. Ha senso tenere in vita un’alleanza con l’Udc, che non esiste nemmeno più in Parlamento?
L’alleanza, come ripete per primo il presidente Merlo, è strumentale. Potrebbe essere con il Pdl o con l’Udc o ancora con altri, mentre escludo il Pd che non mi sembra interessato. Uso una metafora, si prende il taxi per raggiungere un luogo ma non ci si innamora del tassista. Lo stesso discorso vale per le alleanze, che servono per raggiungere un obiettivo.
Discussione su questo articolo