“Nella Commissione Esteri della Camera abbiamo espresso il parere sul regolamento elettorale per il tanto atteso rinnovo dei COMITES. Nell’occasione ho ricordato al Governo che siamo arrivati a questa situazione di emergenza per due fondamentali ragioni: la mancata riforma dei COMITES e del CGIE e il fatto che si è eluso il dovere di rispettare ciò che le regole della democrazia normalmente prevedono, cioè il regolare svolgimento delle elezioni degli organismi di rappresentanza. Questi organismi devono essere rinnovati sempre e regolarmente perché possano ricaricarsi di energie democratiche e attuare le loro potenzialità. E’ necessario, dunque, svolgere le elezioni senza ulteriori indugi, senza ulteriori rinvii, aderendo ad una richiesta che è stata avanzata dal CGIE, dai Comites e dalle comunità nel mondo. Nello stesso tempo, è opportuno tenere aperta l’agenda delle riforme e avviare presto o tardi la riorganizzazione degli organismi di rappresentanza di base e del CGIE”. Lo scrive in una nota Marco Fedi, deputato Pd eletto all’estero e residente in Australia.
“Intanto, il Governo faccia ogni sforzo per dare risposta alle richieste contenute nel parere approvato dalla Commissione Esteri della Camera. Il parere favorevole, infatti, si è accompagnato ad una serie di condizioni, tutte importanti: facilitare le operazioni di voto elettronico, avere un numero adeguato di seggi, potendo contare anche sul volontariato dell’emigrazione, poter ricevere le credenziali per il voto a distanza in modo più semplice, senza doversi recare personalmente al Consolato, utilizzare anche le schede cartacee. Sono tutte cose che si possono fare senza ulteriori rinvii”.
“Nell’utile confronto con il CGIE che c’è stato nel Comitato per gli italiani nel mondo della Camera, abbiamo preso atto della volontà del Consiglio di predisporre un documento di proposta relativamente al voto europeo, per il quale auspichiamo una seria azione di riforma nel contesto dell’esame delle modalità di esercizio in loco del diritto di voto, per evitare lo sperpero di milioni di euro per una modalità di voto che solo l’Italia adotta e che interessa a pochissimi elettori.
Ho sottolineato, poi, che l’eredità di questo CGIE, giunto al termine del suo mandato, in particolare le riflessioni e le analisi svolte in questi anni di impegno e di confronto, deve trasformarsi in proposta politica. Potrebbe essere utile inviare a tutti i parlamentari, in forma elettronica o cartacea, le riflessioni e le proposte finali di questo importante organismo.
Sarebbe indispensabile farlo, ad esempio, sulle tematiche delle nuove generazioni, di cui il CGIE è stato protagonista organizzando la Conferenza dei giovani e affrontando i temi legati alle nuove mobilità nel mondo.
Importante, infine, lavorare con il CGIE affinché i due appuntamenti internazionali previsti, da giugno la presidenza italiana del Consiglio d’Europa e nel 2015 l’EXPO di Milano, vedano protagonisti, in alcune iniziative politico-culturali, anche le nostre comunità nel mondo. Con il pieno riconoscimento della loro presenza e della loro funzione, anche culturale, è possibile continuare a rafforzare i legami e dare spessore alla cittadinanza italiana e alla cittadinanza europea, ancora da costruire”.
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