Roma – Un coro di no si è alzato in risposta alla riforma targata Calderoli, nella quale il voto estero viene sacrificato sulla gogna del risparmio pubblico. Certo, si spende molto di più per i viaggi dei parlamentari e per le assicurazioni sanitarie di parenti e amici, ma che importa. Meglio perdere un diritto che un privilegio.
ItaliachiamaItalia ha voluto sentire più voci. I dissensi arrivano dallo stesso Pdl, la cui alleanza con la Lega è sempre più a fasi alterne. L’unico ad accettare un’eventuale soppressione degli eletti all’estero, ma non del diritto di voto, è l’ex forzista Dario Rivolta. “Personalmente non ero favorevole alla creazione della circoscrizione estero, dovetti votare in aula a favore del sì per ordine del partito e del presidente Berlusconi. Ritengo, però, che gli italiani che vivono all’estero abbiano un vero diritto al voto e dovrebbero farlo nel collegio di origine, nel comune del quale sono originari. In alternativa, come fanno altri stati, è possibile creare una circoscrizione elettorale all’interno del paese Italia, come si fa ad esempio in Florida”.
“La proposta di Calderoli è realizzabile e va realizzata – aggiunge Rivolta -, seguo i dibattiti sul tema e vedo che anche gli stessi eletti all’estero non godono della fiducia degli stessi cittadini che li hanno eletti, sono molte di più le critiche dei consensi e questo vale per tutti gli schieramenti politici. Nella Costituzione si dice che un eletto rappresenta tutti gli italiani, gli eletti all’estero, quindi, oggi rappresentano tutti gli italiani e non cambierebbe nulla se si candidassero nei collegi interni. Tra l’altro le circoscrizioni estere spesso hanno anche creato problemi anche nei paesi esteri”.
Categorico e contrario è, invece, il parere del consigliere Pdl Fabrizio Santori, a capo della commissione Sicurezza di Roma Capitale. “No, la proposta di Calderoli non è assolutamente utile né fattibile. Bisogna dare spazio a tutti gli italiani, questa legge è nata proprio per coinvolgere gli italiani all’estero, che rappresentano una risorsa importante e una voce non indifferente per orientare la politica italiana”.
Altrettanto decisa è la posizione del deputato Pdl Marco Zacchera. “Questa proposta non è fattibile perché la circoscrizione estero è prevista dalla Costituzione e non è utile perché si toglierebbe il voto agli italiani nel mondo. Se si vuole ragionare sulla possibilità di migliorare il sistema di voto siamo disponibili, ma non va messo in discussione il diritto in sé”. Non vede margini di risparmio nella spesa pubblica, eliminando gli eletti all’estero? “Secondo questo ragionamento dovremmo chiudere il Parlamento e risparmiare ancora di più, permettere il voto è un obbligo costituzionale”.
Punta sul lato pratico il coordinatore europeo Enas Ugl Mario Caruso. “Ma Calderoli che cosa ne sa degli italiani nel mondo? Lo farei venire in Germania a fare un po’ di gavetta e a vedere come si governa in maniera veramente virtuosa, senza lanciare questi spot propagandistici. Al di là di qualsiasi ragionamento già sottolineato da altri colleghi sul diritto di voto, l’aspetto sul quale mi sento di insistere è quello pratico. Non bisogna dimenticare quanti italiani hanno fatto grande il nome dell’Italia all’estero, prima con le rimesse e poi con il made in Italy”.
“Non bisogna dimenticare che tutto quello che oggi esportiamo, dal design all’agroalimentare, è frutto della creatività dei connazionali nel mondo. Calderoli, come la Lega, spesso dimentica l’importanza del contesto internazionale. Se in Europa e nel mondo contiamo ancora qualcosa è perché le giuste azioni di noi italiani mettono in secondo piano l’immagine imbarazzante data da certi rappresentanti politici. L’imprenditoria all’estero è stata e continua a essere importante anche nel sostenere la crisi economica – conclude Caruso – e oggi si vuole negare anche questo ruolo”.
Luciano Neri, del Pd nel mondo, ricorda che questa proposta era facilmente intuibile: “Se alcuni esponenti mi avessero dato retta, era evidente che alcuni farabutti che campano sull’emigrazione avevano come obiettivo quello di attaccare prima gli organismi di rappresentanza di base intermedia, come il Cgie, per poi arrivare al vero obiettivo, gli eletti all’estero. Ho avuto un forte scontro con il sottosegretario Mantica e con altri, certe persone dovrebbero prima dimettersi loro piuttosto che proporre di eliminare qualcosa, è l’unica cosa intellettualmente onesta e produttiva che potrebbero fare per le istituzioni italiane”.
“Se il Cgie e tutte le rappresentanze istituzionali degli italiani nel mondo avessero dormito di meno, avremmo potuto contrastare meglio questo obiettivo. Secondo me non ce la faranno ad eliminare la circoscrizione estero perché Berlusconi cadrà prima che portino avanti l’operazione”. “Non c’è dubbio che, intanto, tutte le iniziative, dai tagli ai contributi per isolare le comunità estere all’attacco ai Comites e ai Cgie vadano in quella direzione – conclude Neri -; già oggi stiamo subendo i danni di questa strategia, finalizzata a cancellare la rappresentanza degli italiani nel mondo”.
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