L’On. Marco Fedi, eletto nella circoscrizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, a colloquio con ItaliaChiamaItalia parla di cooperazione internazionale, di legge di stabilità e del suo rapporto con il Pd.
On. Marco Fedi, come sta andando l’attività del Partito Democratico nella sua circoscrizione ed in particolare in Australia, dove lei è residente?
Abbiamo Circoli nel Partito Democratico che stanno nascendo in realtà interessanti. Organizzato da diversi mesi è il circolo in Israele, poi ci sono circoli che sono nati a Tokyo ed in altre realtà nella circoscrizione che è vasta ed include Africa, Asia, Oceania ed Antartide. Un circolo PD storico e molto attivo è quello a Tunisi e nei paesi interessati dagli attentati terroristici. Stiamo facendo di tutto per far sentire la nostra vicinanza quelle comunità. Abbiamo promosso un’iniziativa dell’Inps, con Boeri, il 5 dicembre ed abbiamo dovuto rinviare per l’allarme che esiste in Nord Africa. In Australia ci sono circoli ben radicati nelle realtà del paese e tante iniziative programmate già per l’anno prossimo con, ovviamente, una grande discussione interna con la minoranza del partito anche sulla legge di stabilità e per le priorità anche degli italiani all’estero. Sono circoli che discutono anche di come uscire dalla crisi e di come contribuire a rafforzare i legami con l’Italia.
Nel giustificare il voto favorevole sul bilancio del MAECI, la Commissione affari esteri della Camera ha parlato delle risorse destinate alla cooperazione e allo sviluppo. Sa farmi un esempio concreto di come queste risorse possano giovare agli italiani residenti all’estero?
La cooperazione internazionale, la cooperazione allo sviluppo, in questo momento è fondamentale. Credo che questa, oggi, sia una scelta ampiamente condivisa. Accanto agli investimenti che dobbiamo fare in sicurezza, dobbiamo anche investire in cultura ed accanto alla cultura c’è la cooperazione con i paesi dai quali partono i profughi. La stessa Lega Nord che si oppone ad interventi che riguardino i migranti, insiste sul tema della cooperazione, perché se noi non vogliamo che da tutte le terre in cui oggi abbiamo guerre, povertà ed in alcuni casi anche bombardamenti, se non vogliamo che da lì partano i profughi dobbiamo investire in cooperazione internazionale, dobbiamo fare meglio il nostro lavoro di intelligence, dobbiamo sconfiggere il terrorismo e fare in modo di avere un’alternativa credibile in quei paesi affinché dopo la guerra ci sia un governo e ci sia la possibilità di avere stabilità. Tutto questo può solo far bene all’Italia, all’Europa, al mondo ed anche agli italiani all’estero.
Se oggi un italiano nel mondo vuole partire per andare in vacanza in Francia o in Italia probabilmente ci penserà due volte prima di andare. Qualsiasi investimento noi oggi facciamo per la sicurezza, per sconfiggere il terrorismo, per riportare la pace in luoghi dilaniati dalla guerra, per sconfiggere il daesh e l’Is, per comprendere meglio il mondo islamico e non averne paura, per rafforzare lo scambio con quei paesi; tutto quello che facciamo per la cooperazione internazionale allo sviluppo, per far crescere la cultura, la conoscenza e la consapevolezza in quei paesi, sono soldi ben spesi anche per gli italiano all’estero.
Quest’anno praticamente tutti i deputati eletti all’estero ci avevano dato grandi speranze riguardo l’abolizione dell’Imu sulla prima casa anche per chi vive oltre confine. Sa spiegarmi cosa si è frapposto tra la vostra volontà e quella del governo?
Innanzi tutto sottolineo l’ottimo lavoro svolto al senato in cui hanno ottenuto 5 milioni di euro aggiuntivi per il capitolo che riguarda gli italiano all’estero. Noi stiamo cercando di continuare il buon lavoro dei nostri colleghi senatori che colgo l’occasione per ringraziare. In commissione affari esteri, poi, in un parere molto articolato abbiamo approvato delle detrazioni fiscali a chi si trova in Europa e che vogliamo estendere anche a chi lavora fuori dai confini dell’Unione Europea. Stiamo presentando emendamenti anche su altre questioni come ad esempio la rappresentanza CGIE, il tema del canone Rai, ed il tema dell’Imu sulla prima casa. Innanzitutto, però, io vorrei spiegare che per quanto riguarda, ad esempio, le agevolazioni fiscali noi stiamo parlando di un diritto negato perché gli italiani in Italia hanno diritto alle agevolazioni fiscali con tutte le condizioni reddituali. Abbiamo risolto il problema della disparità in Europa perché l’Europa stessa, altrimenti, ci avrebbe imposto le sanzioni ed è chiaro che, oltre al volere di evitare le sanzioni, lo abbiamo fatto anche per evitare una disparità di trattamento. Non lo abbiamo ancora potuto fare per gli italiani fuori dai confini dello spazio economico europeo perché è una questione di risorse, però – ribadisco – quello è un diritto negato.
L’Imu non è un diritto negato, perché un italiano che ha la prima casa in Sicilia e vive e lavora a Roma dove è in affitto, dovrà pagare l’Imu perché quell’abitazione siciliana non viene considerata prima casa perché non ci vive. Oggi gli italiani all’estero subiscono la stessa sorte quindi non si può parlare di diritto negato perché siamo esattamente uguali. Detto questo, noi stiamo chiedendo che si tenga conto di una serie di considerazioni che riguardano la storia dell’emigrazione, perché oggi chi è costretto a lasciare l’Italia lo fa perché non trova lavoro nel suo paese. Tenendo conto di questo possiamo entrare in una logica diversa che è stata applicata ai pensionati ai quali è stata concessa l’equiparazione. Noi stiamo chiedendo che venga estesa a tutti, però vorrei dire a tutti che non si tratta di un diritto negato. Invito, invece, a ragionare ed aiutarci a trovare una soluzione estesa che noi stiamo cercando, ma si tratta di un lavoro complesso. Lo faremo in commissione bilancio, seguendo l’iter di tutti gli emendamenti, ma rimanendo con i piedi per terra.
Più volte ci avete detto che viene prima l’interesse per l’Italia come sistema paese, e poi quello delle singole rappresentanze. Eppure, se vi trovate in parlamento è per dare voce a chi vi ha votato all’estero. Come si sente ad approvare una manovra che sembra andare contro alcuni degli interessi degli italiani residenti all’estero non solo per l’Imu ma anche per i servizi a loro offerti?
Vivendo in realtà diverse a volte la percezione è diversa. Nella mia circoscrizione nessuno si è lamentato dell’aumento del costo delle pratiche consolari, piuttosto si lamentano della mancanza di efficienza e delle liste di attesa. Quello che stiamo cercando di fare, con una serie di emendamenti, è di cambiare l’orientamento della gestione della spesa. Vorremmo che le tariffe consolari che vengono dall’estero andassero tutte a rafforzare la rete dei servizi all’estero. Lo stesso ministero degli Esteri potrebbe beneficiare di questa situazione. L’aumento delle tariffe consolari segue la logica dell’aumento dei costi per erogare i servizi. Questa legge di stabilità non va contro gli italiani all’estero. È una legge che, accanto alle misure dagli aspetti positivi come l’abolizione dell’Imu per fare tornare le famiglie a spendere, ha anche dei tagli e degli aumenti di costi per poter aumentare le entrate. Il mio giudizio complessivo sulla manovra del governo rimane positivo, ma non dobbiamo sottovalutare gli aspetti che stiamo comunque cercando di migliorare.
Recentemente Matteo Renzi ha detto che, per combattere il terrorismo attraverso la cultura, darà ai diciottenni €500 da spendere in teatri, libri ed in generale per sviluppare le proprie conoscenze. Come mai, invece, quando si tratta della promozione della cultura italiana all’estero, risulta sempre difficile trovare dei fondi?
Noi abbiamo un progetto molto simile che riguarda gli ambasciatori del sistema Italia che, attraverso dei tirocini alla Farnesina e poi verso le nostre ambasciate, diventano esponenti che affiancano le nostre ambasciate. Si tratta di giovani laureati ed abbiamo riproposto questo emendamento anche per la Commissione affari Esteri. Anche per l’estero, quindi, si fanno investimenti in cultura. Non è vero che questa legge di stabilità penalizza la cultura italiana all’estero. Naturalmente dovremo attendere l’esito finale per dirlo definitivamente, ma per il momento questa è la situazione.
Dobbiamo renderci conto che gli italiani all’estero vivono in paesi in cui sono parti integranti di quella realtà. Credo che nessuno possa permettersi il lusso di chiedere che oggi l’Italia investa per i giovani italiani residenti all’estero, analogamente a come fa per quelli residenti in Italia. Questa è una competenza dei paesi in cui gli emigrati vanno a stabilirsi. Noi chiediamo all’Australia come agli Stati Uniti, al Canada di rispondere alle esigenze delle comunità che vivono in quei paesi. In Australia noi abbiamo fatto battaglie per evitare che venissero negati diritti ai residenti che non fossero cittadini di quei paesi. Battaglie importanti per la parità di trattamento ma l’Italia non può essere responsabile di tutto nel mondo e noi stiamo lavorando con equilibrio e senso di responsabilità.
Alcuni suoi colleghi eletti all’estero del Pd danno con amarezza la fiducia a questo governo, altri, stanchi delle politiche disparitarie nei confronti degli italiani all’estero, decidono di dimettersi. Qual è il suo rapporto con il Pd? Riesce ancora, il partito, a far valere i diritti degli italiani residenti all’estero davanti ad un governo che, in vista delle prossime elezioni comunali, sembra essere principalmente interessato a comprare il voto dei cittadini residenti in Italia?
I governi e in generale i partiti e tutte le forze politiche sono interessati a governare prima di tutto, mi sembra sia legittimo. Il Partito Democratico è un grande partito con diversità interne; abbiamo attraversato un periodo di crisi che non ha precedenti e ne stiamo uscendo lentamente anche con il nostro impegno. Stiamo proponendo un emendamento anche per quanto riguarda le risorse per le camere di commercio e le risorse ai patronati.
Naturalmente, tutto oggi deve essere letto in un’ottica di ristrettezze economiche e di superamento della situazione attuale, superata la quale, possiamo anche tornare ad investire. Chi ci dice che siamo solo occupati a porre dei tagli ma non facciamo investimenti, deve ricordare che per fare investimenti occorre avere risorse che in questo momento mancano. Noi siamo impegnati a uscire da questa situazione per poi tornare ad investire. Nel frattempo, con il Parlamento dobbiamo impegnarci per proporre riforme senza le quali non si esce da questa situazione di stallo.
Il mio rapporto con il Partito Democratico è di piena adesione ad un partito in cui mi riconosco. Nel momento in cui non mi riconoscessi più nel partito ne uscirei, l’ho sempre detto. Prima di votare contro, lascerei perché credo sia giusto in quanto sono stato eletto con il Pd, altri facciano come ritengono più opportuno ma lamentarsi delle scelte che il Pd fa, rimanendoci dentro, è poco serio. Dobbiamo tutti lavorare per cambiare le cose ma accettando la responsabilità che abbiamo, continuando questa strada importante per uscire dal tunnel della crisi e per uscirne con serietà, impegno e dignità, tornando poi ad investire sul nostro mondo. Occorre, però, prima uscire dalla recessione più dura e più complessa che abbiamo mai vissuto.
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