Roma – C’è solo una cosa più triste dell’inneggiamento alla mafia, il silenzio di chi non la condanna. È questo il senso delle parole di Ernesto Magorno, il deputato democratico che, insieme ai colleghi Michele Anzaldi e Laura Cantini, ha fatto propria la causa di alcuni italiani residenti in Austria, indignati per la macabra iniziativa del ristorante Don Panino a Vienna, dove il menù presentava pietanze intitolate alle vittime di Cosa Nostra definendo Peppino Impastato e Giovanni Falcone rispettivamente come "un siciliano dalla bocca larga” e "il più grande rivale della mafia grigliato come un salsicciotto". Eroi nazionali che hanno sacrificato la loro vita fin da quando erano ancora vivi, trasformati in un’oscena operazione di marketing.
“Imbarazzante il silenzio del governo sulla vicenda dei menù diffamatori della catena ‘Don Panino’. Un locale di Vienna offende la memoria di Falcone ed Impastato ed offre dell’Italia un’immagine avvilente, senza incorrere in alcuna sanzione. Torniamo a chiedere al ministro Bonino di intervenire convocando l’ambasciatore, quei menù vanno rimossi. In rete cresce la protesta degli italiani residenti a Vienna e non capiamo davvero che cosa stia aspettando il ministro a farsi sentire”, avevano scritto l’onorevole Magorno segnalando il caso al governo ed al presidente del Senato Pietro Grasso.
In seguito alle richieste sempre più pressanti, la Farnesina si era attivata attraverso l’incaricato dell’ambasciata italiana a Vienna che ha definito "inaccettabile e offensivo l’utilizzo in maniera distorta di nomi di persone che si sono distinte nella lotta a Cosa nostra”.
Onorevole Magorno, quanto danno creano episodi come questo all’immagine del nostro Paese?
"Pubblicizzare un locale sfruttando eventi così drammatici – spiega Magorno a Italiachiamaitalia.it – non significa solamente promuovere un’idea sbagliata, ma significa puntare alla peggiore immagine che si possa dare dell’Italia e che, inoltre, non è quella reale. Noi non siamo così, l’Italia non è così e da questo episodio non può che scaturire una riflessione amara e triste. La cosa più amara, però, è rendersi conto che non c’è stata una reazione abbastanza forte da parte degli ambasciatori e delle autorità italiane. È ora di alzare la voce contro l’abitudine, diffusa in molti paesi d’Europa, di legare la pubblicizzazione dei locali pubblici a fenomeni come mafia, camorra e ‘ndrangheta".
La reazione del ministro Bonino non è stata sufficiente?
"Non ritengo assolutamente sufficiente la reazione del ministro. Abbiamo sollevato questo problema perché è parte di una realtà più grande, presente e trasversale in diversi continenti come, ad esempio, alcuni paesi dell’America Latina, gli Stati Uniti e, soprattutto, la Germania e l’Austria. Il governo deve intervenire in modo più forte su questa tematica".
Che cosa intende quando parla di “intervenire in modo più forte”?
"Come prima azione, i nostri ambasciatori devono prendere contatto con i governi e le autorità locali promuovendo azioni che reprimano episodi così gravi".
Si riferisce anche a un lavoro di prevenzione o solamente repressivo?
"Certamente è necessario un lavoro di promozione della cultura della legalità però, al momento, urge una collaborazione con le autorità locali affinché si arrivi ad adottare delle norme che impediscano sul nascere determinate iniziative".
La vicenda di Don Panino rappresenta una triste distorsione del concetto di ‘made in Italy’. Quando si accorgerà il Parlamento della necessità di sostenere i prodotti italiani all’estero?
"Come sindaco di Diamante, uno splendido comune in provincia di Cosenza, posso portare l’esempio positivo del peperoncino, grazie al quale abbiamo sviluppato una forte azione di promozione del made in Italy legato alla gastronomia. Troviamo, però, numerose difficoltà perché non c’è una politica seria e una programmazione efficace, negli ultimi venti anni abbiamo perso molti primati, basti pensare a quanto sta crescendo il vino cileno nelle esportazioni in Usa, a discapito del nostro".
Come pensate di contrastare questo declino a livello parlamentare?
"Bisogna investire in quelle parti del Paese che donano prodotti da esportare, penso ad esempio al cedro calabrese, all’uva passa di Verdicaro, ai fichi, a tutti i vini della filiera italiana e ai prodotti caseari. L’intero Paese è ricco di realtà imprenditoriali che devono essere sostenute con un finanziamento economico".
In un momento di difficile congiuntura economica anche il settore del made in Italy, come tutti quelli legati all’italianità nel mondo, rischia di essere dimenticato o sottovalutato.
"Al contrario, sono convinto che proprio in un momento di crisi sia un delitto non investire in questi segmenti. Sono gli investimenti a produrre lavoro e ricchezza".
Nel 2006 è stato avvocato di parte civile nel processo Esma contro sei militari argentini accusati del sequestro e dell’uccisione di tre italo-argentini nel periodo della dittatura. In Italia si parla troppo poco di episodi come questo e delle storie degli italiani nel mondo?
"È stata una straordinaria esperienza, collaborando con la comunità italiana di Buenos Aires ho scoperto tanti connazionali e molti calabresi che hanno perso la vita nelle dittature sudamericane, non solo in Argentina ma anche in Cile, in Uruguay e nella guerra di Spagna. Abbiamo versato il nostro sangue per difendere il valore della libertà in giro per il mondo, dovremmo valorizzare queste grandi esperienze e contribuire a mantenerne vivo il ricordo, insieme al legame con le comunità dei nostri connazionali".
Passando a temi di politica nazionale, lei ha dichiarato che nel Pd Calabria “urge una rivoluzione”. Proprio ieri ha avuto due incontri, a Villapiana e a Cassano, sul tema ‘Il Pd verso il congresso’, quali sono i problemi locali che impediscono ai democratici della sua regione di crescere come pare che, invece, stia accadendo a livello nazionale?
"Il Pd calabrese è commissariato da quattro anni, ha bisogno di una classe dirigente che lo traghetti al congresso e mandi a casa quel ceto politico che lo porta a perdere in Calabria mentre vince nel resto d’Italia".
Lei ha definito “ingiuste” le parole di Bersani su Renzi. Chi sarà il prossimo segretario? E chi il prossimo candidato premier?
"Sarà Renzi il nuovo segretario e ancora Renzi il nuovo premier".
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