"Non ci sono rivendicazioni attendibili e a oggi appare più probabile che si tratti di organizzazioni che agiscono per ragioni estorsive piuttosto che politiche. Ma stiamo lavorando con la collaborazione di tutti, a livello di intelligence". Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in una intervista al Quotidiano Nazionale, sui quattro italiani rapiti in Libia.
Gentiloni continua: “Noi abbiamo chiuso l’ambasciata a febbraio, da ultimi e dopo essere stati per lungo tempo soli tra i Paesi occidentali. L’abbiamo chiusa per oggettive ragioni di sicurezza. Ma non abbandoniamo la Libia al suo destino".
Per il capo della diplomazia italiana “il destino della Libia dipende dai libici. Se non c’è un’intesa negoziale la prospettiva di stabilità non può essere imposta dall’esterno. Il nostro obiettivo è favorire in ogni modo un accordo, siamo pronti a dare una mano a tutti i livelli, dall’economia alla sicurezza, e siamo pronti anche a isolare con sanzioni individuali chi cercasse di sabotare raccordo, ma sono i libici a dover decidere il loro destino".
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