C’e’ una svolta nelle indagini per l’omicidio di Enzo Albanese, l’intermediario immobiliare di 42 anni ucciso il 3 maggio a Natal, in Brasile. Dopo l’arresto da parte dei carabinieri del presunto mandante dell’omicidio, il romano Pietro Ladogana, 43 anni, il 29 maggio all’aeroporto di Roma-Fiumicino, la Polizia brasiliana che ha lavorato a stretto contatto con le autorita’ italiane ha arrestato nella notte due brasiliani: l’ex moglie del presunto mandante, Tamara Ladogana, e un appartenente alla Policia Militar, sospettato di essere uno degli esecutori materiali del delitto.
Nell’operazione denominata "Pedra de Fogo", la Polizia brasiliana ha inoltre sequestrato 145mila euro in contanti e cinque auto, fra cui una Toyota Corolla con cui i sicari si sono allontanati dopo aver freddato Albanese.
Si stringe cosi’ il cerchio sui presunti responsabili del delitto del 42enne, nato a Milano ma originario della Puglia, dal 2008 residente a Natal.
La svolta e’ arrivata grazie al lavoro dei Carabinieri del comando provinciale di Nuoro, della Compagnia di Siniscola e della Procura della Repubblica nuorese. Le indagini erano state avviate dalla stazione dei Carabinieri di Budoni, localita’ di mare sulla costa nord orientale dell’isola, dove i parenti di Albanese risiedono 10 mesi all’anno, e dove il 6 maggio scorso hanno denunciato il delitto del loro congiunto. L’attivita’ in Italia e’ stata coordinata dal sostituto procuratore di Nuoro, Andrea Vacca. All’origine dell’omicidio dell’imprenditore italiano ci sarebbe un giro di affari legato alla criminalita’ organizzata.
Il mandante del delitto, infatti, come ha rivelato la Polizia brasiliana, era a capo di un’organizzazione che amministrava almeno 10 imprese di facciata, dislocate in varie citta’, e utilizzate per l’attivita’ di riciclaggio di denaro sporco.
Secondo gli inquirenti, Albanese, un mese prima della sua morte, aveva scoperto l’attivita’ illegale di una di queste imprese e aveva denunciato il fatto alle autorita’ brasiliane.
L’intermediario italiano sapeva di essere nel mirino, specialmente dopo che nel marzo scorso Ladogana lo aveva minacciato con una pistola. In quell’occasione, ci sarebbe stato anche l’uomo della Policia Militar arrestato. La vittima, dopo quell’episodio, aveva avvisato gli amici italiani: "se mi dovesse succedere qualcosa – aveva detto – il responsabile sara’ Ladogana".
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