Roma – “È stata una giornata da ricordare per diversi motivi. Innanzitutto dal punto di vista umano, che ha visto nell’elevata adesione alla commemorazione la testimonianza dell’amore seminato da Tremaglia. L’evento sarà ricordato, inoltre, anche per il suo profilo politico, conseguenza dell’impegno profuso da Mirko”. Con queste parole il deputato Fli Roberto Menia, coordinatore nazionale del partito, commenta a colloquio con ItaliaChiamaItalia l’addio al ministro degli italiani nel mondo, a margine della commemorazione svolta ieri nella Sala della Regina presso la Camera dei Deputati.
Questa giornata sarà il punto di inizio per la rinascita di Futuro e Libertà nel mondo? “Quella di Tremaglia è stata una vita data all’Italia e all’italianità e tutto questo, oggi, non si traduce solamente in nostalgia, ma in un vero e proprio seme fertile che è stato seminato e potrà svilupparsi. Sono un esponente di Fli – conclude Menia – ed è logico che noi, come partito, vogliamo rivendicarne l’eredità pur rimarcando, contemporaneamente, l’universalità del suo messaggio. Basti pensare agli interventi di oggi, era presente il pantheon delle istituzioni e degli esponenti politici”.
Proprio Menia aveva introdotto il dibattito ripercorrendo la vita di Tremaglia con parole commosse. “Mirko era burbero, ma generoso, diceva sempre di essere stato un distributore di democrazia. Lo ricorderemo sempre attraverso la rete dei Ctim che aveva creato”.
Commosso e sentito, Gianfranco Fini ha collegato il ricordo di Tremaglia al dibattito per la nuova cittadinanza. “Non mi è facile parlare di Mirko sapendo che non c’è più – ha dichiarato il presidente della Camera -. Tremaglia era capace di farsi rispettare e poi comprendere, era un uomo di destra e sfidava tutto e tutti, come avvenne nell’episodio del Cremlino. Solo chi non l’ha conosciuto potrebbe pensare che fosse un personaggio chiuso o non moderno; io, invece, ricordo le ore passate a discutere con lui su che cosa fosse la modernità. Una volta gli chiesi perché difendeva Sacco e Vanzetti e lui mi rispose che lo faceva perché erano due italiani senza scarpe”.
“Il miracolo di Tremaglia fu riuscire a fare in modo che gli italiani all’estero fossero votati da altri connazionali nel mondo – ha aggiunto il presidente della Camera -. Il capolavoro di Mirko fu convincere il parlamento della necessità di un elettorato attivo e passivo. Raccontava spesso le storie dei migranti, le conosceva una ad una e collegava tutte queste immagini a quelle dell’attualità, ai primi barconi. Ci diceva ‘andate a vedere i volti dei nostri emigrati, vedrete che sono gli stessi dei tunisini e degli albanesi’. Basava tutto sul rispetto della persona umana, veniva presentato come il fascista che non ascolta gli altri, invece si interrogava su come integrare le nuove culture”. “In questo – ha concluso Fini – sta il suo essere veramente uomo di destra, a condizione di avere una certa idea della destra, che non coincide con il mostrare i muscoli. Chi ha conosciuto Mirko lo ricorderà così”.
Si è basato sui ricordi personali anche il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata, legato a Tremaglia da un’amicizia familiare. “L’altra Italia fuori dai confini è una ricchezza ed io avverto in maniera speciale la necessità di raccogliere l’esempio di Mirko. L’ho conosciuto nella Bergamo del dopoguerra, quando essere di destra era pericoloso. Proprio nel mio ruolo di ministro mi preme sottolineare l’azione svolta da Mirko per l’internazionalizzazione della nostra economia. Alla base del suo operato c’era un impulso affettivo con l’obiettivo di attuare fatti concreti, come creare la rete dei Ctim”. “In tanti anni di vita diplomatica – ha concluso il ministro -, non ho mai trovato una comunità italiana dove lui non sia passato e, di recente, ho avuto modo di riscontrare in prima persona il successo che stanno avendo negli States le associazioni di ricercatori o di imprenditori italiani”.
Per il leader dell’Udc Pierferdinando Casini “con Tremaglia si scopriva il valore dell’essere colleghi”. “Mirko fu tra le prime persone con le quali dialogai in Parlamento – ha ricordato Casini -, insieme ad Almirante. Ha sempre amato gli italiani, sia in patria che all’estero, e lo stesso voto estero è nato solo per l’ostinatezza di Tremaglia poiché, in realtà, non era un argomento all’ordine del giorno. Oggi che pensiamo a cambiare la legge elettorale, non dobbiamo buttare anche il seme che ha consentito di avere tanti testimonial dell’italianità nel mondo”. “Sul tema della cittadinanza – ha concluso Casini -, non è da sottovalutare una riflessione non banale su quello che avrebbe detto e fatto Tremaglia. Sono sicuro che lui avrebbe apprezzato l’estensione della cittadinanza”.
Anche Luciano Violante, nonostante l’appartenenza a un’opposta fazione politica, ha ricordato il collega con parole di stima. “Con Tremaglia ho compreso l’amicizia che può nascere nello scontro con gli avversari, era capace di rispettare la gerarchia e la qualità delle persone. Era un uomo attento alle ragioni degli altri ma mai subalterno. Non ha mai rotto i suoi rapporti, li ha sempre costruiti. La sua figura si può riassumere in una frase: combattente sempre, reduce mai”.
Minori tratti personali si sono registrati nell’intervento di Maurizio Lupi che, dopo aver ricordato il figlio di Tremaglia scomparso prematuramente, ha aggiunto: “Questo bipolarismo ha fatto tanti sconfitti, ma non è vero che in questi mesi di governo tecnico la politica si è fatta da parte. Da giovane parlamentare, nel 2001, vedevo la forza con cui Tremaglia si batteva e ne ero colpito”.
“Bisogna ricordare sempre gli esempio storici come quello di Mirko – ha concluso Lupi -, lui ha avuto il grande merito di tornare a parlare di immigrazione italiana, proprio i nostri emigrati sono stati l’esempio di come una crisi possa diventare una grande opportunità. In questo momento privo del bipolarismo cattivo si può affrontare il tema della cittadinanza”.
“È stato un grande italiano, ha combattuto per gli italiani all’estero” ha commentato Italo Bocchino con ItaliaChiamaItalia a margine della commemorazione. Che cosa rimane di lui? “Rimangono le sue leggi che hanno legittimato il settore. Rimane l’insegnamento di una destra molto integralista nella difesa di valori come nazione e meritocrazia, ma anche molto aperta alle nuove realtà, contrariamente a quello che alcuni pensano”.
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