Roma – Riforma, ma non abolizione, di Comites e Cgie. Chiusura, ma solo parziale, dei consolati che dovranno essere dotati di uffici di commercio estero per il made in Italy. Ha le idee chiare Mario Borghese, deputato 31enne eletto alla Camera in Sud America con il Movimento Associativo Italiani all’Estero. Tuttavia Borghese, residente in Argentina, sulla reale possibilità di ottenere risultati mette le mani avanti: “Vorremmo essere maggiormente attivi, ma siamo stati due mesi senza governo”.
Venerdì scorso ha partecipato, in veste di parlamentare, al secondo convegno del MAIE Europa. Lei è stato eletto in Sud America, dove il movimento ha registrato un notevole successo elettorale: quali differenze vede nell’organizzazione del MAIE nei due continenti?
“Il congresso nasce proprio con l’obiettivo di rafforzare l’Europa, dove siamo ancora deboli. In questo continente le liste civiche sono svantaggiate rispetto al Sud America perché gli Stati europei sono più vicini all’Italia e, quindi, i connazionali sono influenzati anche dalle televisioni che danno maggiore spazio alle formazioni classiche e ai partiti tradizionali”.
E con i colleghi eletti nelle circoscrizioni estere?
“I rapporti personali con gli altri eletti sono ottimi, però loro devono seguire le decisioni del partito, non sono liberi come noi”.
A quali “decisioni” si riferisce?
“Ricordo solamente il triste episodio che ha visto alcuni colleghi votare per l’abolizione del voto estero, nella scorsa legislatura”.
E in questa legislatura? Per quale motivo parla di “colleghi non liberi”?
“Ora è tutto nuovo e non si può ancora dare un giudizio, dobbiamo aspettare almeno la fine dell’anno per valutare come si può collaborare e in quale misura”.
Nonostante si fosse già candidato nel 2008, risultando il primo dei non eletti, lei è ora alla sua prima esperienza parlamentare. È riuscito a instaurare rapporti costruttivi con i suoi colleghi eletti in Italia?
“Sì, esistono buone relazioni con gli altri parlamentari, ma vorremmo essere maggiormente attivi, siamo stati due mesi senza governo, ora c’è un governo di emergenza, come lo definisce il premier Letta. Tutto questo rallenta il nostro lavoro, è un momento particolare”.
In un “momento particolare” gli italiani all’estero rischiano di rimanere nell’ombra?
“Le priorità ora sono la rimessa in moto del lavoro e dell’economia e il sostegno a tutte le persone disagiate. In questa situazione gli italiani nel mondo finiscono in fondo alla lista delle priorità. Il fatto che il premier non abbia ancora conferito a nessuno una delega per il settore conferma proprio questo, purtroppo”.
Come pensate di cambiare questa situazione, se nemmeno un premier europeista e con un curriculum internazionale sembra considerare gli italiani nel mondo?
“Ribalteremo la situazione attuale parlando in aula, intervenendo e alzando la voce, organizzando altri convegni come questo per far capire ai colleghi in Italia che siamo una risorsa. In poche parole, saremo dei ‘rompiscatole’”.
Nel corso del convegno è stata criticata la proposta del senatore Micheloni relativa alle misure per riformare il Cgie. Lei è favorevole o contrario a un’eventuale abolizione di Cgie e Comites?
“Cgie e Comites devono essere riformati e non aboliti, indicendo, inoltre, le elezioni entro il prossimo anno. Il presidente del Cgie ricopre questo incarico da dieci anni”.
Nel corso del dibattito sono stati richiamati anche gli 8 punti programmatici del Maie. Quale di questi è più urgente?
“Sono tutti urgenti, a cominciare dalla sanità per poi passare dalla riforma consolare. Sono d’accordo con l’idea di ridurre il numero dei consolati quando sono inutili e coprono distanze minime, ma questo discorso non può valere per quei territori come l’Australia o l’Argentina dove ci sono distanze di 3mila chilometri”.
Quali sono, invece, i problemi più urgenti del suo elettorato sudamericano?
“In America Latina si avverte l’esigenza di far ripartire i corsi di lingua e cultura e quelli professionalizzanti”.
Ha già presentato delle proposte di legge?
“Sì, ne ho presentate tre. La prima è per il riconoscimento della cittadinanza ai figli di madre italiana nati prima del ’48; poi, proprio perché tengo molto a questo tema, ho presentato una proposta per il ‘Progetto Marco Polo’ per la formazione degli italiani all’estero. Infine, sono stato cofirmatario della proposte per la riforma della rete consolare. Vogliamo dotare i consolati di appositi uffici di commercio estero. Se non sviluppano il made in Italy, i consolati non avranno mai un ruolo produttivo”.
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