Alle volte ho la sensazione che alcuni esponenti dell’italianità all’estero vivano in un mondo a parte, completamente sconnesso dalla realtà. E’ il caso ad esempio dei funzionari d’ambasciata, degli ambasciatori, di coloro che usufruiscono di stipendi d’oro e di privilegi inaccessibili a noi comuni mortali. Una casta formata dai direttori degli enti come l’Enit, l’Ice (grazie a Dio in corso di chiusura), le Camere di Commercio Estere, gli Istituti italiani di cultura. Enti d’oro che garantiscono ai fortunati dirigenti lussuose vacanze all’estero a spese del contribuente italiano. Certo, almeno ufficialmente, tutti questi enti hanno missioni importantissime da svolgere; devono promuovere e difendere la cultura italiana ed il Made in Italy, devono essere di supporto agli operatori economici, volani per la diffusione dell’italianità nel mondo. La realtà é, ahimè, ben diversa. L’attività di questi enti si riduce, al più, alla diffusione di qualche comunicato tra l’altosonante e il comico (che nessun giornale serio si sognerebbe mai pubblicare) in cui si può leggere, ad esempio, che organizzare la giornata internazionale della lingua é importante perché «l’evento ha il triplice obiettivo di sensibilizzare il pubblico al plurilinguismo in Europa, coltivare la diversità culturale, ed incoraggiare l’apprendimento delle lingue da parte di tutti, dentro e fuori il contesto scolastico». Immagino quali sforzi e quanto ingegno siano necessari per redigere concetti di una tale profondità! Oppure, tanto per far sapere che esiste, l’IIC di Berlino ci informa che il due ottobre «il Comites ed il Consolato Generale d’Italia a Monaco di Baviera hanno organizzato un incontro con il nuovo Ambasciatore d’Italia in Germania, Elio Menzione». C’é poi un ente che si chiama ARE (Assemblea delle regioni europee) che, incurante di tutti gli scandali che investono le regioni italiane (che alcuni come Cesare Romiti vorrebbero sopprimere vistone l’inutilità), ha l’ardore di scrivere che «per uscire dalla crisi non vi sono sfide maggiori che l’Unione europea possa contrastare senza l’aiuto delle Regioni»!!!!
Tutti lavorano ovviamente per «sviluppare network internazionali d’imprenditori e uomini d’affari in grado di condividere esperienze e progetti in contesti culturali prestigiosi». E ancora: «viviamo in un momento di crisi economica importante e siamo certi che la cultura sia il driver (il termine inglese é come il classico pugno allo stomaco che denota solo provincialismo) fondamentale in grado di migliorare le relazioni, le sinergie, la cooperazione e lo sviluppo» scrive in una nota il Presidente di un’associazione culturale italiana all’estero.
Tutti amano l’Italia e tutti difendono l’italianità, basta che arrivi la sovvenzione perché «sia le imprese come la cultura hanno bisogno di essere sostenute»…. In nome della cultura e dello sviluppo economico teniamo in piedi carrozzoni come l’OIV (Organismo internazionale delle vigne e dei vigneti), ente intra-governativo con sede a Parigi. La sua missione? Effettuare studi sulle viti e sui vigneti nel mondo!!!
In tempi di riqualificazione della spesa, tagliare gli sprechi é necessario sia per un problema di equità sia per un problema di decenza. Sono vent’anni che abito all’estero e che assisto inesorabilmente al festival delle pagliacciate. L’assalto ai buffet durante il tradizionale rinfresco offerto dall’Ambasciata, in occasione del due giugno, é forse lo spettacolo più racappricciante a cui ho asssitito. Dovreste vederli quei cummenda panciuti, accompagnati dalle signore ultra-truccate e ingioiellate, gettarsi, tra la calca, sui buffet per ingozzarsi e sbrodolarsi le camicie, con la foga e l’impeto dei naufraghi nei centri di accoglienza, a digiuno da giorni… La rimessa dei titoli onorifici é di solito il momento più tragi-comico della cerimonia, quando il console o l’ambasciatore, non senza imbarazzo, rimette gli ambiti titoli a persone segnalate dal politico di turno…
Ci sono grandi sprechi e piccoli sprechi; i patronati, come ha dimostrato il caso «Giacchetta», rappresentano fonti enormi di sprechi e di malaffare. Costano tanto, servono sempre di meno e sono centri di clientele grazie a gestioni opache, poco trasparenti. Ci sono poi i Comites e i Cgie, che rappresentano fonti di spreco inferiori ma che restano pur sempre enti di cui é stata provata l’assoluta inutilità. In fin dei conti li capisco pure i consiglieri del Cgie; quest’anno hanno speso solo… 870 mila euro, visto che la Farnesina ha chiuso i rubinetti: ma che saranno mai davanti agli sprechi degli altri enti? Intanto il governo ha deciso saggiamente di spostare ulteriormente la data delle elezioni per il rinnovo di questi baracconi, in attesa che si trovi il coraggio politico di sopprimere tutti gli enti inutili sull’esempio dell’Ice e di fare un bel po’ di economie e di pulizia.
Noi italiani all’estero non abbiamo bisogno di enti che non servono a nulla, che non ci danno alcun servizio, che non supportano le nostre attività economiche, che non ci danno alcun sostegno in caso di bisogno e necessità, ma che servono solo a pagare super-stipendi al raccomandato di turno o ad appagare la vanità di qualche trombone. Destra e sinistra sono egualmente responsabili di questo stato delle cose. Questa immensa mangiatoia ha permesso ai partiti di sistemare amici e conoscenti e, attraverso i patronati, di raccogliere il consenso. L’on. Garavini, prima di andare a pontificare sulla lotta alla mafia, dovrebbe fare autocritica, insieme a tutto il Pd, per il caso «Giacchetta» dove la sinistra ha fatto una pessima figura e il centro-destra dovrebbe spiegare perché, nonostante avesse i numeri in Parlamento, non ha smantellato le strutture inutili.
Questi partiti non ci rappresentano; gli italiani nel mondo non hannno bisogno né delle pagliacciate, né dei buffet, né di essere rappresentati da tromboni sfiatati!
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