"Fra tanta gente che va via emigrante solo er romano pare ‘n condannato perché lontano da sto Cuppolone nun trova più a forza de campa’. Li ricordi che c’ha ‘n core je rinnovano er dolore, quanno pensa a Roma sua più lontano nun sa sta’à". Emigrare significa avere il coraggio di fare una scelta. Ogni scelta rappresenta una perdita. Una perdita molto spesso è dolore: ecco perché spesso chi dice emigrazione dice sofferenza, lacrime, rimpianti. E di malinconia e amore per la propria terra parla questa poesia romanesca. A scriverla è stata Lea Mina Ralli. Romana di Roma, ha più di novant’anni, da sempre scrive poesie. Ha pubblicato libri e ricevuto riconoscimenti. Queste parole le ha dedicate a una persona speciale: ad Aldo Marcozzi, un emigrante romano che vive negli Stati Uniti da oltre mezzo secolo e che è tornato a Roma, dopo quasi 40 anni, direttamente da Philadelphia. I due sono stati protagonisti di un evento: l’inaugurazione, a Roma, del "Giardino Italiani nel Mondo": in Piazza Gentile da Fabriano infatti c’è una targa che è molto più di un simbolo ma un segnale di attenzione e riconoscenza verso quanti, in oltre un secolo di storia, hanno lasciato l’Italia per cercare altrove un futuro migliore. La Capitale si è impreziosita, infatti, di "un giardino di ricordi": ricordi che hanno a che fare con guerre, povertà, fame. Con partenze e sempre più rari ritorni. Ricordi che impongono però una riflessione: sono sempre di più gli italiani che emigrano all’estero. Negli anni ’50 – come è accaduto ad Aldo – si partiva con una valigia di cartone oggi, invece, "muniti" di smartphone e tablet. Sicuramente – complici le nuove tecnologie – i nuovi emigranti sapranno ben rimanere in contatto con amici o familiari ma, come è accaduto per i loro nonni, vivranno la stessa malinconia, la stessa tristezza. Spesso sentiranno la lontananza e avranno il desiderio di tornare a casa. Anche a questi emigranti coraggiosi, ambiziosi, talentuosi, determinati e troppo spesso dimenticati Roma dedica uno spazio. Un omaggio a chi ha lasciato il Paese ma non l’ha mai dimenticato.
L’idea del "Giardino Italiani nel mondo" nasce in seguito "ad una puntata di ‘Sportello Italia’ andata in onda anni fa in cui siamo stati portavoce e promotori del desiderio da parte di alcuni telespettatori di Rai Internazionale di avere un luogo dedicato ai nostri connazionali – spiega Francesca Alderisi, per anni conduttrice del programma promotore dell’intitolazione – il Comune di Roma ha esaudito questa richiesta dedicando uno spazio della città agli Italiani nel mondo, come gesto di attenzione e riconoscenza verso quanti sono partiti ed hanno lasciato il nostro paese, anni fa come adesso".
All’inaugurazione di uno spazio dedicato all’emigrazione non poteva dunque mancare un vero e proprio emigrante, Aldo Marcozzi: i suoi occhi si fanno più lucidi quando dice "io mi sento italiano al 100 per 100" e quando pensa alla sua infanzia o al suo arrivo in America: "non è stato per nulla facile. E’ stata una vita di sofferenze". "Ho un legame fortissimo con Roma, la sento ancora come la mia città – confessa – trascorro ore e ore davanti al computer: mi collego su Internet per sapere che succede qui, a volte solo per sapere se a Roma sarà oppure no una bella giornata di sole". "Sono 60 anni che manco dall’Italia. Sono partito nel 62 e tornato una volta sola, nel ’75. Non ho mai però dimenticato l’italiano, Roma è molto cambiata. Invidio i miei cugini, zii, nipoti, figli e figli dei miei cugini che hanno goduto ciò che io non ho potuto".
Peccato che, come ha scritto nel suo ultimo editoriale il direttore di ItaliaChiamaItalia, Ricky Filosa, anche in occasione di questo bell’evento, ci siano stati comportamenti che forse sarebbe stato meglio non vedere: all’inaugurazione del giardino dedicato agli italiani nel mondo, nessun esponente di sinistra. Come se fosse stato un giardino dedicato “agli italiani nel mondo di centrodestra…”. E l’eco prodotto dal rumore dell’assenza degli esponenti Pd e del loro silenzio sulla questione risuona nei cinque continenti.
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